Chigi val ben una Mes - QdS

Chigi val ben una Mes

Chigi val ben una Mes

Giovanni Pizzo  |
sabato 29 Aprile 2023

"Se Giorgia Meloni vuol rimanere a Chigi deve cantare il MES, anche a costo di terremotare la sua maggioranza e tutte le promesse elettorali".

Tra gli addetti ai lavori, economisti, consulenti dei fondi, promotori finanziari, la preoccupazione è nota. L’Italia ha un rating Baa3 con Outlook negativo: questo significa dismissione di BTP, preferendo altri debiti di Paesi più performanti sul piano del Pil e delle procedure, come i Bonos spagnoli ad esempio. Questo ci aumenta il differenziale dai Bund tedeschi e ci innalza lo spread, quella febbre che già fece cadere il governo Berlusconi, che aveva numeri di maggioranza superiori in parlamento.

L’inflazione in Italia sta mordendo molto più che nel resto del continente, decrementando la domanda interna, e la BCE è pronta ad altri aumenti dei tassi di interesse, con ulteriore aggravio del potere di acquisto delle famiglie sufficientemente indebitate, dopo due anni di pandemia.

Di fatto la Meloni si è presa un cerino che sta consumandosi rapidamente, e da Bruxelles le stanno cercando di fare bere l’olio di ricino del MES, che l’Italia non ha ratificato. Se l’Italia continuasse a opporsi, allo strumento di prestito condizionato, lo spread ineluttabilmente salirebbe, e quando parte l’incendio finanziario non si sa quando si ferma. Saremo costretti a bruciare miliardi sul servizio al debito, altro che taglio delle tasse e quota cento. Il debito italiano è un drago fiammeggiante, e noi di Draghi ce ne intendiamo, ma l’unico strumento che li doma è la crescita imponente, cosa che a Palazzo Chigi, al MEF, all’Ocse non è prevista. Pertanto se la Meloni vuol rimanere a Chigi deve cantare il MES, anche a costo di terremotare la sua maggioranza e tutte le promesse elettorali. Si chiama realpolitik.

Così è se vi pare.

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