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Razzi e aerei militari in azione, è tensione tra Cina e Taiwan: cosa succede – VIDEO

Un fine anno carico di tensione sul fronte internazionale. Da una parte del mondo la fragile tregua di Gaza e i progetti di ricostruzione, dall’altra le accuse della Russia all’Ucraina e i negoziati in fase di stallo. E si riaccende, a due giorni dall’inizio del 2026, il “focolaio” tra Cina e Taiwan: il Ministero della Difesa della nazione insulare ha denunciato la presenza di 130 aerei militari e 22 navi da guerra cinesi intorno all’isola, presumibilmente impegnati in un’esercitazione militare. “Missione giustizia 2025“, si chiama così l’operazione lanciata dalla Cina che rischia di alterare i già delicati equilibri dell’Asia orientale.

“Missione giustizia 2025” e gli aerei militari: cosa succede tra Cina e Taiwan

In una nota ufficiale dalle autorità di Taiwan si legge che sarebbero stati rilevati 130 aerei militari e 22 navi da guerra impegnati in un’esercitazione militare che porta la firma della Cina. Nelle scorse ore i militari avrebbero svolto esercitazioni di tiro a fuoco vivo e 90 aerei cinesi avrebbero oltrepassato lo spazio aereo di Taiwan, mettendo a serio rischio l’equilibrio tra i due Paesi e dando il via a una nuova escalation destinata a tenere il mondo – ancora una volta – con il fiato sospeso. Dal canto suo, l’esercito cinese afferma che “i risultati attesi sono stati raggiunti”.

L’esercitazione cinese porta un nome molto particolare, “Missione giustizia 2025“, e ha come obiettivo primario quello di circondare e simulare un blocco navale e infrastrutturale dell’isola di Taiwan. Una dimostrazione di forza, un altro avvertimento a chiunque intenda ostacolare le mire cinesi? Probabile.

La vendita di armi e il ruolo degli USA

L’esercitazione della Cina nelle acque di Taiwan con l’uso di aerei, razzi e mezzi militari non è certo la prima di questo tipo. L’ultima risale ad aprile. Ѐ la tempistica a non lasciare indifferenti: l’operazione cinese, infatti, arriva pochi giorni dopo l’approvazione del pacchetto da record di aiuti militari a Taiwan da 11,1 miliardi di dollari da parte degli Stati Uniti. Si tratta del secondo pacchetto di questo tipo dell’amministrazione Trump e – con la Cina, che su Taiwan ha interessi tanto territoriali quanto economici – è destinato a destare preoccupazioni internazionali.

Le reazioni, Taiwan: “Non provocheremo”

A temere la nuova escalation Cina-Taiwan sono soprattutto i Paesi vicini. Dalla Corea del Sud arriva un appello a mantenere “pace e stabilità”, invitando al dialogo per garantire il benessere e la sicurezza di tutta l’area. Altrettanto alta è l’attenzione del Giappone, che circa un mese fa sottolineava come il mantenimento dello status quo di Taiwan sia presupposto fondamentale per la sicurezza nipponica e per la libertà commerciale via terra e – soprattutto – via mare. Una posizione che non ha mancato di scatenare l’immediata reazione della Cina, di natura mediatica e diplomatica ma anche strettamente commerciale.

La comunità internazionale rimane attenta e spera che questa nuova fonte di tensione non si trasformi in qualcosa di più, avendo già gli occhi puntati sulla difficile situazione di Gaza e sui risvolti del conflitto tra Russia e Ucraina. Il Paese direttamente interessato, Taiwan, pur condannando l’operato cinese, sembra non voler alimentare l’escalation. Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha promesso che Taiwan non “provocherà” Pechino, né “aggraverà le tensioni”, agendo “in maniera responsabile”. Al tempo stesso, però, la condanna delle azioni cinesi è palese e forte: “La Cina ignora le aspettative di pace della comunità internazionale e insiste nel compromettere la stabilità nella regione con le intimidazioni militari. La sua è una provocazione palese contro la sicurezza della regione e l’ordine internazionale”, aggiunge in un post sui social il presidente Lai Ching-te, esprimendo la “più ferma condanna” verso la Cina, accusata di tenere un comportamento “irresponsabile” e anti-pacifico.

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