Cinema... da casa con lo "Zio Frank" su Amazon Prime Video - QdS

Cinema… da casa con lo “Zio Frank” su Amazon Prime Video

Francesco Torre

Cinema… da casa con lo “Zio Frank” su Amazon Prime Video

giovedì 31 Dicembre 2020

Irragionevolmente osteggiato dal padre, patriarca di una famiglia tradizionale del South Carolina, il professor Frank Bledsoe è zio e mentore della talentuosa adolescente Betty

ZIO FRANK
Regia di Alan Ball, con Paul Bettany (Frank Bledsoe), Sophia Lillis (Beth Bledsoe).
Usa 2020, 95’.
Distribuzione: Amazon Prime Video

Irragionevolmente osteggiato dal padre, patriarca di una famiglia tradizionale del South Carolina, il professor Frank Bledsoe è zio e mentore della talentuosa adolescente Betty (o Beth, come pretende di essere chiamata per rivendicare la propria libertà di scelta). Saggio e imperturbabile agli occhi della ragazzina, l’uomo in realtà fatica a nascondere segreti, fragilità e sensi di colpa, fantasmi con i quali sarà costretto a venire a patti quando l’ennesima riunione di famiglia si trasformerà in una resa dei conti.

Narrato in prima persona dalla giovane Beth, il film ritrae con sensibilità letteraria un interno familiare caratterizzato da scontri generazionali, episodi di violenza verbale e striscianti discriminazioni etniche, religiose e sessuali. Il classico paesaggio umano degli Stati Uniti del Sud, insomma, che lo sceneggiatore e regista Alan Ball (Premio Oscar per “American Beauty”, ma anche autore della serie “Six Feet Under”) conosce perfettamente per esperienza diretta, e che ha sempre messo al centro di un percorso narrativo coerente, caratterizzato da una scrittura realistica e immaginativa, oltre che da una percezione sociale acuta che mostra il profondo legame tra conflitti identitari e contesti ambientali.

La sceneggiatura, che scorre morbida seppure in equilibrio precario tra il tradizionale romanzo di formazione e il più contemporaneo ritratto di famiglia disfunzionale, si caratterizza per i dialoghi densi e autentici, diretti e discreti allo stesso tempo, che pur affondando nei gangli emotivi dell’intreccio garantisce l’emersione di uno schema universale che travalica la dolorosa esperienza sessuale del protagonista: l’autoconsapevolezza come discesa agli inferi per ottenere la purificazione sociale.

La regia è sempre funzionale alla narrazione, con la macchina da presa corta sui personaggi ma in grado di mostrare maggiore ampiezza di sguardo nei passaggi emotivamente più evoluti, lì dove i dialoghi sono assenti come nei flashback del protagonista, forse con eccesso di lirismo.

Nonostante la solidità strutturale, il film non riesce a evitare qualche fastidioso cliché o a cedere a inutili momenti melodrammatici, e del tutto inverosimile risulta il finale di riconciliazione – evidente tentativo di invertire l’approccio pessimistico dei punti di riferimento letterari di Ball (tutti gli autori della cosiddetta “generazione perduta” ma anche Truman Capote, qui direttamente citato) offrendo al Sud degli Stati Uniti un’opportunità di riscatto sempre negata – con annesso elogio dell’unità familiare.

Voto: ☺☺☺☻☻

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