Nella migliore delle ipotesi, fine giugno 2026. È questa l’ultima indicazione sul completamento dei lavori per la realizzazione della nuova cittadella giudiziaria a Catania. Il cantiere, affidato all’impresa Ingegneria Costruzioni Colombrita, va avanti ma non con la speditezza che ci si sarebbe aspettati quando, a settembre del 2022, venne firmato il contratto con la Regione siciliana: il cronoprogramma, all’epoca, individuava in 913 giorni la durata dei lavori, che, tenendo conto del momento in cui concretamente i macchinari sono entrati in funzione, aveva portato a considerare come data verosimile per l’ultimazione il mese di luglio di quest’anno. Così, però, non sarà.
Cittadella giudiziaria, concessi altri dodici mesi di tempo
Il Quotidiano di Sicilia ha verificato come dalla Regione siano stati concessi altri dodici mesi di tempo. All’origine della nuova proroga ci sono stati i non pochi contrattempi emersi nel corso di questi anni. In termini tecnici si può dire che sono state già due le perizie di variante disposte per consentire al cantiere di andare avanti. La prima era stata varata nel 2023 e aveva a che fare con criticità di natura geologica legate al terreno su cui si sta lavorando e che si trova a poche decine di metri dalla scogliera e dal mare. In quell’occasione era stato necessario intervenire correggendo i quantitativi di rocce su cui lavorare. Ciò aveva portato ad autorizzare una spesa di circa due milioni di euro, in aggiunta al contratto da oltre 25 milioni firmato da Ingegneria Costruzioni Colombrita, vincitrice della gara con un ribasso del 18,33 per cento.
La Regione ha approvato il nuovo quadro economico
Della necessità di redigere una seconda perizia si è invece iniziato a parlare già lo scorso anno. Il documento, che in questo caso riguarda modifiche e integrazioni dal punto di vista strutturale e delle opere edili, è stato definito nei mesi scorsi e proprio mercoledì la Regione ha approvato il nuovo quadro economico. Anche in questa circostanza, la nuova variante farà lievitare ulteriormente la spesa pubblica di oltre due milioni. L’aumento degli investimenti ha fatto sì che le somme accantonate grazie al ribasso d’asta vadano quasi verso l’esaurimento.
Nel caso specifico, a far notare l’impossibilità di andare avanti senza mettere mano a modifiche è stata la stessa azienda. Dal canto proprio, la Regione, per il tramite del Genio Civile di Catania, ha accolto le osservazioni e dato corso alle varianti. Ma se tale strada dovrebbe essere quella giusta per arrivare finalmente alla inaugrazione dell’opera – in passato al centro delle critiche di chi ha contestato la decisione di cementificare un’area in cui molti avrebbero voluto uno spiazzo pubblico con vista sul mare – è inevitabile ragionare sul contesto in cui si inseriscono le due perizie di variante.
La progettazione della nuova cittadella è stata sviluppata, infatti, affidando l’incarico tramite un concorso pubblico. Di fatto, dunque, la scelta progettuale, poi giudicata non del tutto adeguata dalla stessa Regione, era stata fatta selezionandola tra le 85 presentate. A vincere il concorso fu la proposta presentata da Studio Associato Cibinel-Laurenti-Martocchia, Studio Associato Stancanelli Russo Associati, Comma Engineering Società d’Ingegneria Cooperativa, Ing. Claudio Consoli, Ing. Melita Pennisi, Geol. Salvatore Palillo, Ing. Rosario Rosso.
“Il nuovo lotto sarà disegnato da un’infrastruttura verde contenente tutte le funzioni necessarie a far funzionare la macchina relativa alla giurisdizione, lasciando ampio spazio al pubblico, alla mobilità lenta, al verde urbano e al mare”, si legge nella relazione illustrativa.
In occasione della presentazione al pubblico del progetto – nell’estate del 2020 – l’allora presidente della Regione, Nello Musumeci, dichiarò: “Abbiamo accelerato i tempi giungendo alla presentazione di oggi, ma con l’ambizione che la Regione possa inaugurare la Cittadella giudiziaria nel 2023”. Parole pronunciate alla presenza dell’allora sindaco di Catania Salvo Pogliese e dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone e del presidente della Corte d’appello Giuseppe Meliadò.
Cinque anni dopo la conferenza stampa, nel cantiere di viale Africa, lì dove un tempo c’era il palazzo delle Poste, l’auspicio è quello di non andare incontro a ulteriori intoppi. Anche se c’è chi non esclude che una terza variante possa essere necessaria per risolvere criticità legate agli impianti previsti.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

