La CO2 una risorsa da recuperare come i rifiuti - QdS

La CO2 una risorsa da recuperare come i rifiuti

La CO2 una risorsa da recuperare come i rifiuti

sabato 20 Febbraio 2021

Anche la Sicilia può e deve dire la sua parte, in campo diversi progetti tra cui quelli di Eni e Sonatrach

Quanto è aumentata la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica? Siamo passati dalle 325 parti per milione del 1970 alle 418 del 2020 e il valore è destinato a crescere. Appare utopica l’idea di diminuire drasticamente le emissioni in pochi anni anche perché il sistema produttivo attuale è dipendente dai combustibili fossili; una rapida conversione alle rinnovabili è difficile da immaginare. Solare e fotovoltaico necessitano ancora di tempo per prendere piede, nel frattempo si potrebbe continuare a usare carbone e petrolio (magari in percentuali sempre minori) catturandone però la CO2 emessa.

Per riutilizzare l’anidride carbonica esistono vari sistemi: la scissione in carbonio e ossigeno; la ricombinazione con l’idrogeno per ottenere combustibili sintetici; l’utilizzo di microalghe che fissano la CO2 e possono essere utilizzate come biocombustibili; la cattura all’interno del cemento; la CO2 può essere pompata nei pozzi di petrolio per l’estrazione; bioenergia dagli alberi; la frantumazione di alcune rocce che formano carbonato stabile dalla CO2 atmosferica; immagazzinamento nel sottosuolo; pirolisi.

Posizionare una trappola per anidride carbonica in cima al comignolo di uno stabilimento industriale, grazie ai progressi tecnologici, è facile ma non sempre economico e dunque le aziende stentano ad attivare tali iniziative. Elon Musk, il noto imprenditore sudafricano (da sempre attento alle tematiche ambientali), ha annunciato che donerà 100 milioni di dollari a un premio che farà emergere la migliore tecnologia in grado di catturare CO2.

Tra le aziende più attive nella ricerca di soluzioni green c’è certamente Eni che ha diversi progetti in corso nel mondo CCS – “Carbon Capture and Storage” e CCU – “Carbon Capture and Utilization”. I progetti sono seguiti dal Centro Ricerche di San Donato Milanese e dal Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara. Per la fase di “Capture” si stanno sviluppando sistemi che utilizzano liquidi ionici, più efficienti di quelli convenzionali basati sulle ammine. Per lo “Storage”, si impiega un approccio integrato per gli studi di cattura, trasporto, interazioni tra fluido e roccia e monitoring dello stoccaggio geologico della CO2. Sul piano operativo, si punta a creare il più grande hub per lo storage di CO2 al mondo al largo di Ravenna, approfittando dei giacimenti esauriti e degli asset dismessi presenti in questa zona. Più complesso il ventaglio di tecnologie che sono in fase di sviluppo per la “Utilization”: qui i principali progetti riguardano la biofissazione su microalghe e la conversione a metanolo. Altre linee di ricerca sono dedicate a metodi per utilizzare la CO2 nella produzione di polimeri (come policarbonati) e per fissarla chimicamente in residui dell’industria mineraria, ottenendo materiali per l’edilizia. Un progetto di più ampio respiro, inoltre, punta a catturare la CO2 direttamente a bordo dei veicoli.

L’Eni, si è detto, intende catturare e stoccare anidride carbonica nei suoi giacimenti esauriti dell’Adriatico. La cattura della CO2 viene sostenuta da molti scienziati come uno strumento per ridurre i gas serra e il riscaldamento globale ma viene però criticata da una parte del mondo ambientalista come uno metodo per salvaguardare le fonti fossili e rallentare il passaggio alle rinnovabili. Fridays For Future (l’organizzazione ambientalista ispirata a Greta Thunberg) e gli attivisti di “No Ccs” – la campagna contro il progetto dell’Eni di un impianto per lo stoccaggio di anidride carbonica a Ravenna – in una nota congiunta, infatti, esprimono soddisfazione perché nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, noto anche come Recovery Fund) non appare più uno stanziamento di 1,35 miliardi di euro per finanziare l’impianto.

La nostra Isola gioca un ruolo importante nell’ambito della cattura della CO2. Eni ha già studiato la biofissazione di CO₂ mediante microalghe con luce solare, sia in open pond presso la Raffineria Eni di Gela sia in fotobioreattori presso il sito Enimed, a Ragusa. In quest’ultimo caso, lo studio si è basato su tecnologia di BioSyntex Srl (BSX); la specifica applicazione prevedeva coltivazione di microalghe alimentate da CO2 proveniente da attività gestite da EniMed e luce solare concentrata attraverso pannelli costituiti da migliaia di lenti di Fresnel che inseguono il sole concentrando la luce in speciali fibre ottiche. L’impianto sperimentale, in fase di pieno regime, ha “capacità di cattura pari a circa 80 tonnellate/anno di CO2 e può produrre tra le 20 e le 40 tonnellate/anno di farina algale da cui viene prodotto il bio-olio”.

Un’altra interessante iniziativa dovrebbe prendere le mosse da Augusta, dove Sonatrach, azienda algerina che gestisce la locale raffineria, ha affidato al Politecnico di Torino l’incarico di studiare la fattibilità di un impianto per la cattura dell’anidride carbonica (vedi approfondimento in basso).

Notizia recente è, inoltre, l’arrivo in Sicilia di Montello Spa, eccellenza italiana nel recupero e nel riciclo degli imballaggi in plastica, che grazie alle sue tecnologie riesce a recuperare 700 mila tonnellate all’anno di rifiuti organici, che poi vengono trasformati in Biometano con recupero di CO2. Il Gruppo guidato da Roberto Sancinelli ha acquisito una partecipazione del 45% in LVS Group, società palermitana proprietaria di tre impianti per la selezione, recupero e riciclo di imballaggi in plastica post-consumo, due a Termini Imerese (Palermo) e uno a Caltagirone (Catania). Gli investimenti, pari a 22 milioni di euro, “partiranno immediatamente – ha detto lo scorso novembre Sancinelli – e doteranno la Sicilia di impiantistica che a tutt’oggi è carente. è un’iniziativa di grande interesse soprattutto in un’ottica di economia circolare del territorio”.

rosario pistorio

Un impianto cattura-CO2 ad Augusta, Politecnico Torino studia la fattibilità

Rosario Pistorio: “Sostenibilità e sviluppo possono e devono coesistere”

Sonatrach raffineria italiana e Sasol Italy hanno siglato una partnership con il Politecnico di Torino e il Dipartimento di scienza applicata e tecnologia, per la realizzazione di uno studio di fattibilità sull’uso della tecnologia “Carbon capture, storage and utilization” (Ccsu) nei processi industriali dei due siti produttivi di Augusta. Lo studio dovrà verificare la possibilità di dimensionare un impianto per la cattura e l’utilizzo della CO2 per produrre gas di sintesi (syngas) e combustibili liquidi. L’obiettivo primario sarà, quindi, quello di definire le soluzioni tecniche più adeguate sulla base delle attuali emissioni di CO2 ed i relativi costi di investimento necessari.

“Anche se non si sta parlando di un progetto già avviato, ma comunque di un’azione concreta, non possiamo che plaudire perché tale iniziativa va nella direzione da noi sempre auspicata, ovvero verso una transizione energetica con investimenti di prospettiva e non solo di mantenimento delle attuali produzioni”. A parlare è Roberto Alosi, segretario della Cgil di Siracusa, che ha sottolineato il cambio di strategia che si intravede avviato da parte delle due multinazionali.

Lo studio di fattibilità, rivela al QdS l’ufficio stampa di Sonatrach, “durerà circa sei mesi andandosi quindi a completare entro il mese di settembre 2021”. Un progetto che guarda a un futuro più “green” per la Sicilia. “La mission di Sonatrach Raffineria Italiana – spiega al nostro giornale il ceo e refinery manager, Rosario Pistorio – è, a maggior ragione oggi, quella di uno sviluppo sostenibile, ovvero di un equilibrio tra i fattori economici, che garantiscono prosperità al territorio, quelli sociali, che mirano alla convivenza armonica tra impresa e cittadini e quelli ambientali che assicurano un continuo impegno per il miglioramento del proprio impatto sul territorio”.

“Sri vuole, quindi, continuare a fare impresa in maniera trasparente e con progettualità, nonostante le enormi difficoltà degli ultimi anni – prosegue Pistorio -. Riteniamo che sostenibilità e sviluppo possano e debbano coesistere, a maggior ragione, nella transizione energetica e noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma abbiamo anche bisogno di interlocutori disposti ad ascoltare, ad approfondire i temi, a condividere un percorso e le relative scelte strategiche”.

Sonatrach spiega i miglioramenti ambientali nella raffineria

L’ufficio stampa di Sonatrach interviene per spiegare i progressi fatti negli ultimi anni in termini di impatto ambientale nella raffineria di Augusta. “Dal 2011 ad oggi, l’ammontare complessivo degli investimenti della Raffineria di Augusta per la realizzazione di progetti in campo ambientale e dell’efficienza energetica è stato di circa 200 milioni di euro (più del 50% del totale degli investimenti). L’applicazione delle Best available tecniques (Bat) è stata una scelta consapevole e autonoma dell’azienda, così come il contenimento nel consumo di energia e acqua di falda, oltre agli obblighi specifici di legge connessi al rilascio dell’Autorizzazione Integrata ambientale (Aia), la prima nel 2011 e il suo rinnovo nel 2018. In tutti i siti operativi di Sri sono, oggi, attivi stringenti protocolli di monitoraggio della qualità dell’aria attraverso sistemi di controllo e gestione automatizzati, in accordo con quanto appunto prescritto nella sezione ‘Piano di Monitoraggio e Controllo’ dell’Aia, anche rispetto ai parametri da controllare, tra i quali: ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), particolato (Pm) e i Composti Organici Volatili (Cov). Lo Sme (il Sistema di monitoraggio delle emissioni), inoltre, costituito da sofisticati analizzatori di ultima generazione, misura le emissioni dai camini della raffineria e, mediante un software dedicato, ne trasmette in continuo i valori al centro di controllo dell’Arpa di Siracusa”.

E per quanto riguarda l’inquinamento di acqua e suolo?
“Risalgono agli inizi degli Anni Novanta i primi interventi di monitoraggio del suolo e delle acque di falda realizzati dalla raffineria. Oggi il sistema adoperato (c.d. barrieramento idraulico, ovvero l’emungimento delle acque di falda dei pozzi e successivo trattamento e smaltimento, con il monitoraggio affidato a oltre 300 piezometri) è considerato tra le tecnologie di bonifica più affidabili, sperimentate e consolidate. Tutti gli interventi sono stati approvati dal ministero dell’Ambiente e verificati dal Libero consorzio di Siracusa e dell’Arpa Regionale”.

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