Home » La morte di Simona Cinà, l’amica che era con lei: “Non può essere morta annegata”. Cosa sappiamo

La morte di Simona Cinà, l’amica che era con lei: “Non può essere morta annegata”. Cosa sappiamo

La morte di Simona Cinà, l’amica che era con lei: “Non può essere morta annegata”. Cosa sappiamo

La ventenne: “Nessuno ha ecceduto con l’alcol. Era una serata di divertimento sano. Ci siamo divertite, come facevamo sempre con tutti i nostri compagni atleti”

“La serata era tranquilla, già molti ragazzi erano andati via. Quindi mi sono detta, vado anche io. La mattina dopo, mia mamma mi ha svegliata chiedendomi cosa fosse successo perché Simona non c’era più. Non potevo crederci. Ancora oggi penso sia un incubo”. A parlare è Francesca Evola, 20 anni, studentessa in Scienze motorie, un’amica di Simona Cinà, la ragazza morta tra venerdì e sabato a Bagheria, dopo una festa in piscina.

La testimonianza

La ventenne parla a Repubblica della sera in cui è morta Simona. Erano insieme, a quella festa. “Ci siamo divertite come matte, ci siamo fatte tante risate. Lei mi ha detto anche di tuffarci in piscina coi vestiti. Abbiamo giocato a palla in acqua. Scherzavamo coi nostri amici, molti si buttavano in piscina col cocktail in mano – ricorda Francesca -. Nessuno ha ecceduto con l’alcol. Era una serata di divertimento sano. Ci siamo divertite, come facevamo sempre con tutti i nostri compagni atleti”.

“Non può essere annegata”

Simona non può essere annegata. La piscina era bassa, toccavamo. E poi Simona era bravissima a nuotare. Eccelleva in tutti gli sport. Malore? No, stava benissimo”, racconta ancora la ragazza. “L’ultima immagine che ho di lei è io che le dico che sarei andata. Lei che mi risponde: ‘Va bene, tranquilla. Domani scendiamo a giocare al campo’”.

Quello che sappiamo fino ad ora

Perché e come è morta Simona Cinà? Può una ragazza di 21 anni, sportiva, perdere la vita mentre fa un bagno in piscina a una festa? Alle tante domande sul decesso dovranno trovare risposta gli inquirenti. Al momento nessuna ipotesi – dal malore all’incidente – è esclusa e la Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. Determinante sarà l’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni.

50 minuti tra l’ultimo messaggio e la morte

Pochi i punti fermi che per ora si hanno sulla vicenda: alle 3.20 del mattino Simona era ancora viva. A dircelo è l’ultimo messaggio che la ragazza invia ad un’amica in chat. Sono le 4.10, cinquanta minuti dopo, quando scatta l’allarme. Cinquanta minuti tutti da chiarire.

L’ambulanza arriva nella villetta di Bagheria alle 4.20 insieme con una pattuglia dei carabinieri. Simona è già stata tirata fuori dalla piscina, è in bikini. Qualcuno ha provato a rianimarla senza successo. Per lei non c’è più nulla da fare.

Sarà l’autopsia ora a fare chiarezza sulle cause del decesso. Il corpo di Simona è stato trasferito al Policlinico di Palermo e oggi la Procura di Termini Imerese conferirà l’incarico per l’esecuzione dell’esame autoptico. Tanti i dubbi della famiglia: “Cos’è successo a mia figlia? Era un pesce in acqua. Faceva surf, faceva sport dalla mattina alla sera. Curava il corpo”, le parole del papà Luciano Cinà.

Notizie infondate sulla morte di Simona Cinà, parla la Procura

Martedì 4 luglio, la Procura ha smentito molte delle ricostruzione. A lanciare l’allarme, secondo quanto detto dagli investigatori, intorno alle 4 della notte tra venerdì e sabato scorsi, sono stati alcuni partecipanti alla festa. Il corpo della ragazza sarebbe stato trovato esanime sul fondo della piscina, “in un angolo distante e dotato di scarsa illuminazione, rispetto alla zona dove erano collocati bar, consolle musicale e servizi igienici”.

Secondo quanto appreso dalla Procura, poi, almeno due ragazzi si sarebbero gettati in piscina per recuperare Simona Cinà e provare a rianimarla in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Il personale del 118, giunto sul posto, non ha potuto fare altro che constatare il decesso intorno alle 5. Sul posto, nel frattempo, sono giunti i carabinieri della compagnia di Bagheria e i colleghi del Nucleo Investigativo di Monreale; poi il magistrato di turno e infine il medico legale per l’ispezione cadaverica che ha preceduto la richiesta dell’autopsia.

Il mistero dei vestiti

Uno dei principali misteri della morte di Simona Cinà è legato ai vestiti indossati dalla 20enne al momento della tragedia. Gli abiti non sono stati trovati dai familiari in quanto sottoposti a sequestro dalle autorità competenti per gli accertamenti volti a ricostruire la dinamica della tragedia, secondo quanto detto dalla Procura.

“Nessuna scena alterata”

La Procura di Termini Imerese ha anche specificato che risulta assolutamente falsa la notizia del mancato ritrovamento – ai bordi della piscina e nell’area circostanza – di oggetti (bottiglie, bicchieri, piatti, ecc…) che lasciassero intendere che in quel luogo si era svolta una festa. “In detti luoghi – si legge nella nota -, e in particolare nei pressi del bancone adibito a bar – sono stati rinvenuti, tra l’altro bicchieri e bottiglie di alcolici, come debitamente documentato”.

In più, tutte le persone presenti avrebbero tenuto “un comportamento collaborativo” con le forze dell’ordine e al momento “non vi sono elementi in ragione dei quali ipotizzare che taluno abbia alterato la zona dove sono accaduti i fatti”. Tale circostanza, ovviamente, sarà comunque oggetto di indagini.