In una recente inchiesta del Quotidiano di Sicilia abbiamo affrontato il tema della foodification, la tendenza dei luoghi di ristorazione a occupare gli spazi deputati un tempo al lavoro. Parafrasando: il cibo che inghiotte città e spazi comuni, privatizzandoli e commercializzandoli. Un fenomeno ormai sempre più diffuso in città come Milano, Roma, Venezia, Firenze e Napoli. E che sempre più sta contagiando anche la Sicilia. A coesistere con questo fenomeno, che continua a diffondersi in maniera omogenea nei centri delle principali città siciliane, c’è il tema della gentrification. Di cosa si tratta e in che modo sta cambiando il volto dell’Italia e, in parte, anche dell’Isola, lo scopriremo insieme in questo dossier del QdS. Prima, è necessario spiegarne la sua evoluzione nel corso del tempo.
Cos’è la gentrification
Il termine “gentrification” è stato introdotto in ambito accademico nel 1964 dalla sociologa inglese Ruth Glass al fine di descrivere i cambiamenti fisici e sociali in atto in un quartiere di Londra a causa dell’insediamento di un nuovo gruppo sociale di classe media. Gentrification, tradotto in italiano con il termine borghesizzazione, si basa su un concetto sociologico che indica il progressivo cambiamento socioculturale di un’area urbana che sveste i propri abiti proletari per diventare ad appannaggio esclusivo della classe borghese. Una progressione possibile grazie all’acquisto di immobili, alla loro ristrutturazione e conseguente rivalutazione sul mercato approntata da parte di soggetti abbienti. La classe operaia è dunque rimpiazzata poiché non in grado di sostenere economicamente i nuovi standard qualitativi del luogo di residenza. I cambiamenti in questione riguardano in primo luogo i centri storici e i quartieri centrali delle città. Il concetto di gentrificazione si nutre della stessa materia di quello della foodification e della turistificazione dei centri storici, anche questo concetto associato nella nostra inchiesta, statistiche alla mano, a quello della foodification. Tendenza che nelle metropoli europee ha preso sempre più piede.
Il caso dell’Italia
Partiamo dall’Italia, con un fenomeno da osservare tanto a Nord quanto a Sud del Paese. Si pensi ai quartieri Nolo e Isola di Milano. Proprio quest’ultimo sta vivendo una trasformazione caratterizzata da un mix di innovazione architettonica e una crescente gentrificazione. Originariamente area operaia, ha subito una radicale metamorfosi, passando da un’area di degrado a un centro vivace e alla moda. La gentrificazione ha portato alla demolizione di alcune strutture storiche, come la Stecca degli Artigiani, sostituita dal Bosco Verticale, un simbolo del rinnovamento verde della zona.
Come non citare poi la Bolognina a Bologna. Qui si stanno compiendo due processi tra loro interconnessi: uno per la rigenerazione urbana per la riqualificazione di isolati di edilizia sociale, la creazione di spazi pubblici aggregativi e un centro di documentazione storica. L’altro per la realizzazione di un nuovo distretto dell’innovazione, che include la riqualificazione dell’ex Manifattura Tabacchi e la creazione di un polo dell’intrattenimento e della cultura. Gli esempi da citare sono davvero infiniti: dai quartieri Trastevere, Testaccio, San Lorenzo e il Pigneto a Roma passando Borgo Rossini e San Salvario a Torino, con quest’ultimo un tempo quartiere multietnico e oggi casa di giovani professionisti e studenti, con conseguente aumento dei canoni di locazione e sostituzione della popolazione residente.
E poi ancora San Niccolò a Firenze e le zone estremamente popolari e popolose – ma oggi invase dai turisti per la loro collocazione a ridosso delle vie più centrali – del Rione Sanità e dei Quartieri Spagnoli a Napoli. La gentrificazione è in atto ovunque. Ma cosa sta avvenendo in Sicilia?
La situazione in Sicilia: Catania capofila
In Sicilia, il fenomeno della gentrificazione è meno pronunciato rispetto ad altre regioni italiane. È però Catania a trainare questa tendenza. Qui il fenomeno della gentrificazione risulta evidente in zone come Corso Sicilia e San Berillo. In questi quartieri, murales e attività artistiche contribuiscono a produrre un’immagine attraente per i visitatori, celando tuttavia problematiche strutturali più profonde.
San Berillo in particolare ha subito un drastico processo di gentrificazione già a partire dagli anni ’50, quando un piano di risanamento portò alla demolizione di gran parte del tessuto urbano e all’espulsione di circa 30.000 residenti. L’intervento che mirava a modernizzare la città ha in realtà lasciato una porzione del quartiere, ora conosciuta come Vecchio San Berillo, abitata principalmente da migranti e sex workers
Gli abitanti storici Corso Sicilia e San Berillo devono fare i conti con un incremento dei costi della vita e una riduzione dei servizi essenziali. Un processo è spesso spinto da interventi di riqualificazione urbana finanziati da investitori privati, che possono avere l’effetto collaterale di escludere le fasce sociali più vulnerabili, costrette a lasciare le loro case e comunità. Un esempio fallito di gentrificazione coinvolge ancora una volta il capoluogo etneo con il quartiere di Librino. Il progetto originale di città satellite prevedeva l’accoglienza di circa 60.000 abitanti in un sistema moderno costituito da grossi anelli delimitati da larghe strade ed isole alberate, ma anche strutture sociali, scolastiche, religiose ed amministrative tali da renderlo autonomo dalla città. Scontri politici e istituzionali a vari livelli, la presenza di un vasto numero di abitazioni abusive sorte a ridosso di quella che sarebbe dovuta diventare una new town, decenni di abbandono e degrado dei pur moderni edifici e delle strutture urbanistiche del quartiere, hanno favorito lo sviluppo della criminalità comune e organizzata e dei reati ad essa collegati. Portando al fallimento del progetto Librino. Chi sta tentando di invertire la rotta è Antonio Presti, che proprio nel quartiere ha dato vita a il “Museo a Cielo Aperto Magma”, installando opere di arte contemporanea per riqualificare l’area e promuovere una connessione più inclusiva tra il centro urbano e la periferia. E poi ancora il “Muro della Bellezza e della Poesia” e le recenti installazioni artistiche, “Sognatrice” e “Amare”.
Palermo, Trapani ed Enna
Se il centro storico di città come Messina e Siracusa borghese era e tale è rimasto, a Palermo qualcosa è cambiato. Soprattutto prendendo in considerazione le zone di Ballarò e Danisinni. Sebbene Ballarò mantenga ancora le sue caratteristiche popolari, il quartiere ha visto un aumento del turismo e l’apertura di nuovi locali commerciali a ridosso delle vie dei mercati. A Danisinni è stata restituita una seconda vita grazie a iniziative comunitarie e progetti sociali. Sebbene sia marginalizzato storicamente, sta diventando un luogo di attrazione per visitatori interessati a esperienze autentiche. Lo stesso percorso di gentrificazione si respira in modo chiaro nel centro storico di Trapani. Le opere di riqualificazione del centro storico sono un processo in corso che si è intensificato negli ultimi anni, con un approccio integrato che cerca di coniugare recupero edilizio, sostenibilità economica e sociale. Il progetto, avviato a fine anni ’90, ha vissuto un passaggio chiave nell’aprile del 2023 con l’approvazione da parte del Consiglio comunale dello “Studio di dettaglio”. Questo mira a rilanciare una politica di rigenerazione urbana, coinvolgendo attivamente il settore privato e cercando di ripopolare il centro storico, che attualmente ospita circa 6.010 abitanti, meno del 10% della popolazione totale di Trapani. Cambiando provincia, sono poi presenti iniziative volte alla riqualificazione dei centri storici, soprattutto nei piccoli borghi dell’entroterra che subiscono gli effetti di una fuga di massa in direzione delle grandi città o dell’estero. Un esempio è il progetto “Case a 1 euro” a Troina, in provincia di Enna, che punta a rivitalizzare il borgo medievale attraverso la cessione simbolica di immobili abbandonati, con l’obiettivo di attrarre nuovi residenti e investimenti.
L’aumento del costo degli immobili
Incrociando le statistiche provenienti da piattaforme specializzate nell’ambito della compravendita e degli affitti delle case come Idealista e Immobiliare, il trend intrapreso da alcune province siciliane presenta un mercato in crescita rispetto al passato. Se non necessariamente per il numero di immobili passati di mano, di certo per il costo delle transazioni. Enna risulta essere la prima provincia siciliana per maggior aumento dei prezzi. Qui l’incremento è stato dell’8,1% nel prezzo degli immobili. A seguire troviamo Trapani (+3,3%), Messina (+2,5%), Siracusa (+2%). Palermo, la provincia più costosa con un prezzo medio di 1.188 €/m², ha registrato un aumento più contenuto rispetto ad altre province: +2,7%.
Tutte le province dell’Isola sono invece vittime – consapevoli o meno – della foodification in atto. E non sembra al momento esserci modo per arginare un fenomeno che continua a diffondersi davvero ovunque. La gentrificazione – e la spesso connessa foodification – rappresenta un fenomeno complesso, con implicazioni economiche e sociali significative. Se da un lato può contribuire alla riqualificazione urbana e al rilancio economico di determinate aree, dall’altro rischia di generare esclusione sociale e perdita dell’identità culturale dei quartieri interessati. È fondamentale, pertanto, che le politiche urbane tengano conto di questi aspetti, promuovendo interventi equilibrati che favoriscano l’inclusione e la coesione sociale.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

