Comiso, le imprese invocano aiuti per il nuovo lockdown - QdS

Comiso, le imprese invocano aiuti per il nuovo lockdown

Stefania Zaccaria

Comiso, le imprese invocano aiuti per il nuovo lockdown

giovedì 03 Dicembre 2020

La Cna territoriale chiede di rivedere le sovvenzioni legate al codice Ateco

La zona rossa, a Comiso, ha dato senz’altro i primi ‘risultati’ con la diminuzione dei contagi ma dal punto di vista economico sono numerose le aziende già provate per il protrarsi di questo nuovo ‘lockdown’.

Nell’attesa di capire l’andamento dell’emergenza sanitaria, anche l’avvio delle rotte di continuità territoriale che, all’aeroporto, collegheranno Comiso a Roma e Milano, è stato posticipato al 18 dicembre. Se queste decisioni possono comunque attendere, le imprese chiedono invece risposte concrete. Ecco perché in questi giorni la Cna comunale di Comiso ha incontrato il sindaco, Maria Rita Schembari.

“La necessità – ha precisato Giuseppe Santocono, presidente della Cna territoriale di Ragusa – è quella di fare emergere i numeri veri della pandemia dal punto di vista economico, ponendo sotto la lente di ingrandimento il calo del fatturato delle imprese dei comuni in zona rossa”.

Gli aiuti dati fino ad ora prendono come riferimento i soli codici Ateco, ma la realtà è molto più complessa e l’ondata di crisi coinvolge anche le imprese non direttamente soggette a chiusura.

“La maggioranza dei codici Ateco, seppur nel totale rispetto delle norme di autotutela – ha precisato dal canto suo il vicepresidente territoriale Giovanni Calogero – possono continuare ad operare e a svolgere il loro lavoro ma, studiando entrate e bilanci, è evidente l’enorme perdita registratasi negli ultimi periodi. E siccome tali attività solo sulla carta possono continuare a lavorare, la realtà è che non riceveranno alcuna forma di ristoro”.

Andrea Distefano, responsabile organizzativo della Cna di Comiso, ha aggiunto che è paradossale “quello che ha vissuto la città di Vittoria e quello che ora sta vivendo la città di Comiso, dove la gran parte delle attività commerciali e artigianali non hanno avuto alcun obbligo di chiusura ma, considerando il fatto che la circolazione delle persone è fortemente o totalmente limitata, non stanno fatturando nulla o quasi nulla”.

Oltre al danno, la beffa, insomma, ed è per questo che l’associazione ha richiesto un incontro con il primo cittadino, in modo da capire cosa si può fare per aiutare tutte le imprese cittadine. “Queste attività – ha detto ancora Santocono – subiscono un doppio danno, determinato dai costi di mantenimento dell’attività senza alcuna entrata (dipendenti, imposte, tributi, utenze, etc.) e poi dal fatto che non appartenendo ad un codice Ateco soggetto a chiusura non riceveranno alcun indennizzo causa Covid. Per questo motivo, come Cna chiediamo di prendere come riferimento i cali dei fatturati delle imprese e non i soli codici Ateco di riferimento”.

Il primo cittadino si è detto disponibile a farsi disponibile con la deputazione nazionale e regionale dell’area iblea, per dare delle risposte celeri alle migliaia di persone coinvolte.

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