Dall’astensionismo alla crisi della politica, dalle criticità di bilancio al rischio dissesto per molti Municipi
PALERMO – Archiviate le Amministrative 2022 con i ballottaggi di domenica scorsa, adesso si guarda all’appuntamento con le Regionali d’autunno. In realtà la corsa per la Presidenza della Regione e per l’Ars è stata ben presente nelle valutazioni che hanno guidato le scelte di liste e candidati nei vari territori, inaugurando così una lunga campagna elettorale che si concluderà probabilmente con le Politiche del 2023.
Sistema in crisi, è quello che viene fuori dopo le elezioni comunali
Al di là delle fibrillazioni dei partiti, però, lo scenario che le consultazioni hanno disegnato è quello di un sistema in crisi – lo è da tempo in realtà – in cui c’è una disaffezione crescente degli elettori verso il voto, in cui i partiti tradizionali si spaccano al loro interno, le coalizioni non riescono a trovare compattezza né candidati autorevoli, in cui anche i movimenti populisti non riescono più a essere rappresentativi, come dimostrato dai risultati della Lega e dal crollo del Movimento 5 stelle. Tengono i partiti tradizionalmente strutturati, come il Partito democratico, mentre guadagna Fratelli d’Italia.
In Sicilia sono andati al voto il 51,30%
In Sicilia sono andati al voto il 51,30% degli aventi diritto: a Palermo il 52,60% e a Messina il 55,7%, circa il 10% in meno rispetto alle ultime elezioni.
“Un certo livello di astensionismo si registra in tutte le democrazie occidentali contemporanee” afferma in un’intervista al QdS Alessandro Morelli, professore ordinario di Diritto pubblico del Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell’Università di Messina. “Il dato – aggiunge – è oggettivamente allarmante perché esprime una disaffezione diffusa alla politica complessivamente intesa e non solo nei confronti dei partiti tradizionali”.
Anche nelle due città metropolitane c’è stata una presenza massiccia di liste civiche, fenomeno un tempo presente soprattutto nei piccoli comuni. “Da un lato – spiega Morelli – sicuramente dipende dalla crisi dei partiti, ma credo sia dovuto alla specifica situazione politica nazionale che stiamo vivendo: il Governo Draghi è infatti appoggiato da quasi tutti i partiti e questo porta a dei costi sul piano elettorale e, di contro, uno speculare vantaggio dell’unico partito all’opposizione… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI