Comuni non incassano metà delle entrate - QdS

Comuni non incassano metà delle entrate

Carlo Alberto Tregua

Comuni non incassano metà delle entrate

giovedì 10 Giugno 2021

Servizi inefficienti ed incompleti

La crisi degli ottomila Comuni italiani è palpabile. Non riescono a chiudere i Bilanci consuntivi e meno che mai quelli Preventivi. Il Testo unico degli Enti locali (Tuel) è infarcito di norme caotiche, complicate, che si sono sommate, anno per anno, decennio per decennio, creando un caos che non è più governabile.

A questo marasma legislativo vanno aggiunte tutte le norme di livello comunale e, per le semi-abrogate Province (tuttavia sempre vive), i Bilanci delle stesse.

Il caos legislativo deriva dall’incapacità di chi scrive le norme di agire in un quadro razionale, efficiente, professionale. C’è poi l’abitudine di approvare leggi senza coordinarle con le precedenti. Invece, quando si approvano leggi in qualunque settore, esse dovrebbero assorbire e comprendere tutte le precedenti dello stesso settore, senza ricorrere al marchingegno volutamente complicato dei richiami di commi, di articoli, di frasi o addrittura di parole.

L’altro guaio dei Comuni italiani è che non riescono più ad incassare quasi il cinquanta per cento delle loro entrate. In una recente nostra inchiesta abbiamo sottolineato questa gravissima situazione, conseguente all’incapacità delle amministrazioni comunali di essere efficienti e di portare a casa le entrate previste nei Bilanci.

Riguardo a questi ultimi, va sottolineata una delle due possibilità: la prima riguarda la verità relativa alla entrate, cioè a dire se esse sono registrate come sicure per andare a coprire le uscite che sicure lo sono certamente; oppure, la seconda, che vengano indicate cifre destituite di fondamento e quindi false, con la conseguenza che anche il Bilancio è falso, ovvero non lo è solo formalmente.

Quanto descritto ovviamente non è esteso a tutti gli ottomila Comuni perché ve ne sono virtuosi, riuniti in un’apposita associazione. Però sono qualche decina, cioé mosche bianche in un mare di mosche nere o morte.
La situazione diventa sempre più insostenibile perché alla fine si bloccano le attività dei Comuni e lo Stato, già molto indebitato, deve intervenire per ripianare i debiti comunali.

Un’altra questione che va rilevata riguarda le competenze dei sindaci. Il primo cittadino è una figura mista politico-amministrativa. Dovrebbe cioè possedere quelle competenze per gestire un’azienda, grande o piccola tale qual è il Comune.

Se non ha studiato l’organizzazione, se non ha partecipato a un Mba (Master in business administration), se non è abituato a gestire risorse umane e finanziarie in modo efficiente, è ovvio che la sua azienda, alias il Comune, non può funzionare adeguatamente, proprio per queste carenze.
Purtroppo non c’è alcuna scuola in Italia per diventare sindaci, né occorre esibire un curriculum con adeguate attestazioni di preparazione nel senso indicato. Qualunque cittadino può diventare sindaco secondo l’idiota regola che uno vale uno. La conseguenza è quella che abbiamo sotto gli occhi e cioè del disastro che via via sta colpendo gli ottomila Comuni.
Per esempio, Napoli, gestita dall’ex magistrato Luigi De Magistris, registra quasi un miliardo di debiti nel momento in cui egli esce definitivamente da quella stanza. Di essi non avrebbe responsabilità il sindaco, salvo che successivamente la accerterà la Corte dei Conti.

Ma, a prescindere dalla responsabilità personale, vi è una responsabilità deontologica nei confronti dei propri cittadini, perché i dissesti economici si riflettono sulla vita degli stessi, sotto il profilo sociale, dei rapporti e della qualità o meno dei relativi servizi erogati.

È ovvio che un Comune in dissesto eroghi servizi di scarsa qualità e in misura sempre minore, perché senza le risorse finanziarie tutta la macchina si inceppa.

Si salvano sempre gli stipendi di dirigenti e dipendenti comunali che sono sacri, a prescindere dalla qualità della loro attività professionale. Tutti gli emolumenti vengono corrisposti puntualmente, ci siano o non ci siano risorse finanziarie disponibili, indipendentemente dai risultati che dirigenti e dipendenti hanno raggiunto.

Il mal funzionamento dei Comuni è un grave ostacolo allo sviluppo. I sindaci dovrebbero metterci testa per incassare tutto e far funzionare i servizi. Se l’avessero.

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