Comuni siciliani, debiti per sei miliardi. Su ogni cittadino fardello da 1.190 euro - QdS

Comuni siciliani, debiti per sei miliardi. Su ogni cittadino fardello da 1.190 euro

Serena Giovanna Grasso

Comuni siciliani, debiti per sei miliardi. Su ogni cittadino fardello da 1.190 euro

martedì 14 Gennaio 2020

Report Sr-M, incidenza sul Pil regionale al 7,2%. Sicilia, Isola dai due volti, c’è anche quello sano delle realtà virtuose. Alvano (AnciSicilia): “No all’autoreferenzialità, imitare le buone pratiche amministrative è possibile”.

PALERMO – La Sicilia torna a svettare tra i primati negativi, nostro malgrado: infatti, la ritroviamo nella top five delle regioni con il maggior debito delle amministrazioni locali.
Secondo i dati contenuti all’interno del dossier “La finanza territoriale – Rapporto 2019”, recentemente diffuso da Sr-M (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), nella nostra regione nel 2018 il debito delle amministrazioni locali ha sfiorato i sei miliardi di euro (pari al 7% degli 85 miliardi di debito delle amministrazioni locali delle venti regioni italiane) e pesa su ogni cittadino per 1.190 euro.

Le quattro regioni gravate da un peso superiore sono in ordine il Lazio (14,6 miliardi di euro), Piemonte (11,4 miliardi), Lombardia (10,5 miliardi) e Campania (9,6 miliardi).

In termini procapite, il Piemonte mostra la più alta quota di indebitamento (2.604 euro), seguito dal Lazio (2.486 euro). A livello macroterritoriale, la più alta concentrazione del debito si osserva nel Settentrione (35,2 miliardi di euro), a seguire troviamo il Mezzogiorno (27,1 miliardi di euro, pari al 31,7% del totale) ed infine il Centro (23,3 miliardi di euro).

La Sicilia è altresì la quinta regione per maggiore incidenza del debito delle amministrazioni locali in rapporto al Prodotto interno lordo: infatti, secondo le elaborazioni condotte su dati Istat, Banca d’Italia e Prometeia, tale incidenza si attesta al 7,2%. La Calabria è, invece, la regione italiana con il maggior peso del debito delle amministrazioni locali sul Pil regionale (pari al 12,5%). A seguire troviamo la Campania con un’incidenza del 9,7%, il Piemonte (9,1%), il Lazio (8%) e la nostra regione.

Mentre il valore più basso spetta al Trentino, dove l’incidenza del debito delle amministrazioni locali sul Pil regionale è di appena l’1,1%. Al di sotto del 3% troviamo la Lombardia (2,9%) e l’Emilia Romagna (2,6%). L’84% dell’ammontare complessivo del debito riguarda i prestiti, per la maggior parte da istituti finanziari residenti e Cassa depositi prestiti.

Per quel che invece riguarda i mutui concessi agli Enti locali, la Sicilia si posiziona a metà classifica, con un ammontare complessivamente pari a 16 milioni di euro (corrispondenti a circa 3,20 euro per abitante). In particolare, la nostra regione si colloca al dodicesimo posto per ammontare di mutui concessi. La Lombardia è, invece, la regione che nel corso del 2018 ha fatto registrare il maggior ricorso allo strumento del mutuo: infatti, si concentrano in questo territorio ben il 29,3% delle emissioni complessivamente rilevate (230 milioni di euro sui 790 milioni di euro complessivi). A seguire troviamo la Liguria con l’11,1% del totale (88 milioni di euro) e la Toscana con il 10,4% (82 milioni di euro).

Ammontare estremamente più esigui hanno contraddistinto le regioni di più piccole dimensioni: infatti, agli ultimi posti ritroviamo la Valle d’Aosta (200 mila euro), il Trentino Alto Adige (3 milioni di euro), il Molise (4 milioni di euro), la Basilicata (6 milioni di euro) e il Friuli Venezia Giulia (7 milioni di euro).

L’intervista esclusiva del Quotidiano di Sicilia a Mario Alvano, segretario generale di AnciSicilia: “Sono i fornitori ad essere i più penalizzati”

ancisicilia alvano

La situazione in Sicilia non è delle migliori.
Abbiamo chiesto a Mario Emanuele Alvano, segretario generale di Anci Sicilia, di fare per il Quotidiano di Sicilia un punto sullo stato di salute degli enti locali dell’Isola.
Di cosa si compongono i debiti accumulati dalle amministrazioni locali?
“Alcune voci di spesa, più di altre, risultano onerose per l’Ente. In genere, la spesa per il personale rappresenta la prima voce di costo. Ma, a parte situazioni transitorie, si riesce a far fronte a questo tipo di pagamenti. Ritengo, invece, che il grosso dei debiti sia contratto nei confronti dei fornitori. In particolare, ci sono alcune categorie di fornitori maggiormente penalizzate. A mio avviso, pesano di più i debiti contratti nei confronti dei soggetti deputati alla gestione dei rifiuti, dal momento che in Sicilia i costi sono maggiori a causa della carenza di impianti e alle conseguenti lunghe trasferte che camion e autocompattatori devono fare. Un altro aspetto è legato alla fornitura di energia elettrica. Quando si paga regolarmente, si acquista energia sulla base di una convenzione Consip ad un prezzo equo. Ma a questo mercato possono accedere solo i Comuni in regola con i pagamenti. Quando si entra in una posizione debitoria, al costo normale si deve aggiungere un 30% in più circa, legato alla necessità di accedere ad un mercato di salvaguardia. Una terza categoria maggiormente coinvolta è rappresentata dai servizi sociali: infatti, sono totalmente a carico del Comune i costi legati alla gestione delle comunità in cui vengono ospitati i disabili psichici o i minori in difficoltà. Si tratta di cifre ingenti che determinano difficoltà e sempre più spesso ritardi”.

Quale prospettiva futura può attendere Enti in maggior difficoltà debitoria?
“Se non si interviene attivamente, la situazione attuale potrebbe solo peggiorare. Un modo per risparmiare, e quindi per ridurre anche i debiti, può essere quello di dotarsi di impianti più territorializzati per la gestione dei rifiuti. Sul versante dell’energia elettrica si dovrebbe intervenire con un meccanismo finanziario che consenta ai Comuni di recuperare quel ritardo di pagamento. Mentre per quel che riguarda la spesa sociale, ci sono tavoli di confronto con la Regione in cui si discute la possibilità di compartecipare la spesa con le Asp, per snellire i pagamenti a carico dei Comuni”.

Esistono anche degli esempi virtuosi. Quali insegnamenti possiamo cogliere da questi Comuni?
“Alcune risposte possono arrivare dai Comuni stessi, dalle realtà che hanno realizzato meccanismi di gestione virtuosa (in Sicilia i Comuni virtuosi sono nove, ndr). Ad esempio, ci sono Enti che sono intervenuti sul versante della riscossione dei tributi, migliorando la gestione dell’ufficio tributi. Altri Comuni hanno fatto ricorso alle compostiere; altri ancora hanno realizzato un meccanismo di incentivazione sulla tariffa della Tari nel caso in cui il cittadino adotta un cane del canile comunale (al fine di alleggerire i costi del canile a carico dell’Ente locale). Tanti Comuni hanno realizzato progetti di efficientamento energetico e altri usano il Led per la pubblica illuminazione”.

Quali sono, invece, i comportamenti da evitare?
“Sicuramente bisogna evitare di essere troppo autoreferenziali. Al contrario, occorre confrontarsi con l’esterno, guardando l’esempio costituito dalle buone pratiche amministrative”.

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