Con la fase 2 un nuovo modo d’intendere la pesca - QdS

Con la fase 2 un nuovo modo d’intendere la pesca

Roberto Pelos

Con la fase 2 un nuovo modo d’intendere la pesca

mercoledì 13 Maggio 2020

Nino Accetta, presidente di Fedagripesca Confcooperative Sicilia, fa il punto sulle difficoltà del settore per il Covid. Soddisfatti per lo stanziamento in Finanziaria di 30 milioni per il comparto ittico, dei quali almeno 10 milioni da destinare alla pesca artigianale

PALERMO – L’emergenza Covid sta creando difficoltà anche al settore ittico per il quale il governo Musumeci ha dichiarato lo stato di crisi. A tal proposito è intervenuto Nino Accetta, presidente di Fedagripesca di Confcooperative Sicilia.

Presidente Accetta, cosa si potrebbe fare per rimettere in piedi il comparto ittico nella Fase 2 dell’emergenza in corso?
“Intanto siamo soddisfatti perché la Regione ha approvato nella Finanziaria la somma da stanziare a favore del comparto ittico che ammonta a 30 milioni di euro, dei quali, almeno 10 milioni sono da destinare alla pesca artigianale e sulla rimodulazione dei fondi Feamp (Fondo europeo per la pesca), fino a 10 milioni per la trasformazione, quindi, complessivamente, 40 milioni di euro, di cui 15 milioni dovrebbero essere attinenti ai fondi Poc, nazionali, 15 milioni dovrebbero riguardare la rimodulazione delle misure nazionali ed europee. Ringraziamo tutti coloro che hanno permesso lo stanziamento dei fondi e in particolare l’assessore Bandiera.
Adesso, nella fase 2, il Dipartimento pesca deve emettere il provvedimento per capire come indennizzare sia le imprese che i marittimi. Riguardo invece al rilancio delle nostre imprese, attendiamo anche una rimodulazione dei fondi Feamp, autorizzata dalla Commissione Europea e bisogna intervenire con misure volte a fare investire i nostri pescatori nell’attività, senza vincoli di sorta da parte di nessuno.
I fondi devono servire all’ammodernamento delle imbarcazioni, delle apparecchiature di bordo, alle attrezzature di pesca più selettive, a tutto quello che serve oggi ai nostri pescatori ancora di più per potere svolgere la loro attività che sta subendo dei ritardi, in quanto, anche se non è stato mai vietato ai pescatori di andare per mare, gli stessi si sono scontrati con quelle che sono state le difficoltà dei mercati che hanno riaperto singhiozzo”.

Quali iniziative si potrebbero portare avanti, invece, quando tutto ripartirà?
“Le nostre imprese di pesca devono pensare ancora più di prima ad un modo diverso di fare pesca; dobbiamo essere pronti alla sfida e consapevoli che sarà dura e che durerà un po’ di tempo. Occorre pensare alla trasformazione e alla commercializzazione del pescato, alla diversificazione dell’attività di pesca verso altre forme di attività complementari, alla promozione, oggi più che mai, dei nostri prodotti. Dobbiamo pensare allo studio e mi riferisco all’acquacoltura, di nuove specie da allevare sia in mare aperto che nelle acque interne, cioè di nuovi prodotti, rafforzare la pesca artigianale costiera e difenderla poiché risulta essere quella più debole anche se è piena di storia, di tradizione, di cultura, oltre al fatto che risulta essere la più selettiva. Bisogna, insomma, pensare ad un modo diverso di fare impresa ed essere padroni assoluti della nostra attività, nel rispetto delle regole, delle risorse, dell’ambiente e con al centro la figura del pescatore che già da tempo è purtroppo dimenticata. Per fare questo bisogna che il governo siciliano si riappropri della sua centralità nel Mediterraneo”.

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