L’identikit: giovani under 30, spesso ancora studenti, che svolgono attività senza tutele né diritti. Lavoratori invisibili, sfruttati soprattutto nel settore della ristorazione e nelle strutture ricettive
TRAPANI – È allarme, in provincia di Trapani, per il lavoro nero e grigio. Le vittime sono soprattutto i lavoratori della ristorazione, delle strutture ricettive e dei settori dell’agricoltura e dell’edilizia. La denuncia arriva dalla Cgil di Trapani.
“Nel territorio trapanese – dice il segretario generale Filippo Cutrona – l’occupazione non cresce, un giovane su due non trova lavoro e la disoccupazione giovanile è salita, secondo i dati Istat, al 45,2 per cento. Le donne, di età compresa tra i 15 e i 74 anni, senza lavoro sono il 24,3 per cento, mentre le disoccupate tra i 18 e i 29 anni di età sono il 47,9 per cento. Una situazione drammatica che non fa altro che alimentare un’offerta che punta, in parte, a proporre forme di lavoro irregolare”.
L’identikit dei lavoratori sfruttati che, secondo la Cgil in provincia di Trapani sono diverse migliaia, è quello dei giovani under 30, spesso ancora studenti che, terminata la scuola, si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro e trovano impiego nei bar, nei pub, nei ristoranti e nelle strutture ricettive.
“Si tratta – continua il segretario Cutrona – di lavoratori invisibili, privi di contratto, che tra i tavoli, dietro a un bancone o all’interno di un bed and breakfast svolgono attività senza tutele e senza diritti. Coloro che, invece, un contratto lo hanno firmato subiscono frequentemente la violazione delle norme”.
Secondo l’analisi della Cgil, il lavoro nero subisce un’impennata nella stagione estiva, favorita dalle fasce orarie di lavoro che si estendono fino a notte fonda e dai controlli pressoché inesistenti. Situazione analoga anche in agricoltura, durante le campagne di raccolta, sono migliaia i lavoratori sfruttati. A subire la violazione dei diritti contrattuali sono anche i lavoratori edili: a causa della crisi, le attività puntano al risparmio e non garantiscono adeguati salari e livelli di sicurezza previsti dalla legge.
“Il lavoro nero o privo del rispetto dei diritti sanciti da un regolare contratto – conclude Filippo Cutrona – sta assumendo un carattere allarmante, dando linfa alla criminalità organizzata. La scusa che l’assenza di personale, all’interno degli uffici competenti, impedisce i controlli non è più sostenibile perché è necessario affermare la legalità”.