L'uomo è accusato di essere stato uno dei principali fiancheggiatori del boss durante la fase finale della latitanza.
Il giudice per l’udienza preliminare di Palermo ha condannato a 9 anni Giovanni Luppino, imprenditore diventato noto alle forze dell’ordine per aver fatto da “autista” al boss Matteo Messina Denaro negli ultimi anni di latitanza.
L’uomo, di Campobello di Mazara (Trapani), avrebbe portato il boss alla clinica “La Maddalena” nel giorno del suo arresto, nel gennaio del 2023. Commerciante di olive, agricoltore di mestiere e incensurato, sarebbe stato – per gli inquirenti – tra i principali fiancheggiatori dell’ex superlatitante, deceduto a settembre per un tumore.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Condannato Giovanni Luppino, l’autista di Messina Denaro
Il giudice ha condannato l’imprenditore a 9 anni: è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati. Tuttavia, il gup non avrebbe riconosciuto l’accusa di associazione mafiosa, contestata lo scorso novembre all’imprenditore, in quanto non sufficientemente provata.
Luppino era stato accusato – oltre che di occuparsi degli spostamenti del boss, sotto copertura con il nome falso di “Andrea Bonafede” – di essersi presentato ad alcuni imprenditori del Trapanese come “emissario” di Messina Denaro, chiedendo presumibilmente del denaro per conto dell’allora latitante. I pm avevano chiesto per l’uomo una condanna a 14 anni e 4 mesi.
Le “ragioni umanitarie” di Luppino
Secondo una prima ricostruzione, Luppino avrebbe conosciuto Messina Denaro con il nome di Francesco Salsi. Durante uno dei viaggi verso Palermo, però, il boss si sarebbe sentito male e avrebbe confessato la sua vera identità all’autista, chiedendogli di portarlo a casa e non in ospedale: “Sono Messina Denaro, non posso andare in ospedale”, gli avrebbe detto. Da allora Luppino avrebbe continuato ad accompagnare il latitante alle terapie “per ragioni umanitarie”.
Tuttavia, sono ancora in corso le indagini sul racconto dell’autista del boss, così come sul coinvolgimento nella “rete” di copertura dell’ex superlatitante dei figli dell’imprenditore.
Le accuse ai figli
Lo scorso febbraio, le forze dell’ordine – nell’ambito delle indagini su Messina Denaro – hanno arrestato i fratelli Antonio e Vincenzo Luppino, figli di Giovanni Luppino. I due sarebbero accusati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare Cosa Nostra.
I figli dell’autista di Matteo Messina Denaro, per l’accusa, avrebbero fatto parte a tutti gli effetti della “rete” di fiancheggiatori del boss durante la latitanza. Pare che il boss fosse solito fare loro dei regali e che la famiglia Luppino si prestasse più volte per aiutare il boss con gli spostamenti e le strategie per “passare inosservato” in città.