Secondo l’associazione ragusana l’emergenza in corso causerà la chiusura di decine di Pmi. “Dovrebbe essere fondamentale la non applicazione delle commissioni di massimo”
RAGUSA – Le notizie che si susseguono in queste ore in merito a una proroga della chiusura di tutte le attività per gli aumenti dei contagi da Coronavirus alimentano sempre di più i nefasti presagi dell’economia italiana.
In Sicilia, e in particolare nella provincia iblea, la situazione non è di certo migliore e l’impatto di questa emergenza è già più che visibile. Le saracinesche abbassate di centinaia di attività significano infatti la sospensione lavorativa per migliaia di famiglie. La preoccupazione è tanta.
“Saranno a decine, purtroppo, anche in provincia di Ragusa – hanno sottolineato i vicepresidenti provinciali di Confcommercio Ragusa, Antonio Prelati e Giorgio Moncada – le imprese che non riusciranno a superare l’impatto di questa gravissima crisi e che saranno costrette a chiudere i battenti. Non ci sono dubbi sul fatto che il sistema economico del paese corra un serio pericolo e che gli aiuti già previsti dal Governo risultino insufficienti per dare sostegno e fiato alle Pmi”.
I due rappresentanti dell’intero sistema dell’associazione di categoria, sollecitano l’applicazione di un’altra misura di salvaguardia, eccezionale e necessaria, quale “la sospensione dell’iscrizione alla centrale rischi per tutte le aziende che, già dalle prossime scadenze di fine marzo, non potranno onorare assegni, Riba oltre ai mutui di cui si prevede una moratoria. Serve – hanno aggiunto i due vicepresidenti – una reimpostazione complessiva dell’intera materia. Ad esempio, dovrebbe essere fondamentale la non applicazione delle commissioni di massimo scoperto e di istruttoria veloce, voci che si aggiungono ai costi, peggiorando i bilanci. Il danno provocato da possibili protesti e l’aggravarsi dei rating, quale strumento di valutazione, impedirà un più facile accesso al credito. A ciò si aggiunga la maggiorazione del costo del denaro, per non parlare del merito creditizio che verrà meno”.
Per Confcommercio è necessario studiare altri provvedimenti e altre soluzioni economiche, partendo dalla “misura di salvaguardia legata alla non iscrizione alla centrale rischi con riferimento al credito al consumo delle famiglie. Anche in questo caso – hanno aggiunto – un mancato pagamento o più semplicemente un ritardo nei pagamenti comporta la segnalazione inibitoria a ulteriori finanziamenti alla centrale rischi. La morosità segnalata inibisce nel futuro, a tutti gli utilizzatori di questo sistema di pagamento, la possibilità di usufruirne nuovamente. Si viene così a creare un gravoso danno per tutti i consumatori che, inevitabilmente, inciderà sui consumi, con ricadute negative per le aziende non solo del settore commerciale”.