Consiglio europeo, osservare Regolamenti - QdS

Consiglio europeo, osservare Regolamenti

Carlo Alberto Tregua

Consiglio europeo, osservare Regolamenti

mercoledì 22 Luglio 2020

Il Consiglio europeo dei ventisette Stati membri è presieduto per sei mesi dalla cancelliera Angela Merkel ed è presente il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in carica per due anni e mezzo. Ha discusso l’applicazione delle erogazioni a fondo perduto e per finanziamenti, in modo da ripristinare le condizioni di sviluppo dei Paesi duramente colpiti dal virus Corona.
Si sono fronteggiate due tesi: quella dei Paesi rigoristi che rappresentano il Centro e il Nord Europa e l’altra dei Paesi meridionali, segnatamente mediterranei. Qual è il nocciolo della controversia? I primi intendono applicare i Regolamenti, cioé le leggi europee in vigore, per tutti i partners; i secondi, invece, vorrebbero ampie deroghe rispetto agli stessi Regolamenti, in modo da poter utilizzare finanziamenti ed erogazioni a fondo perduto come più gli conviene.
All’osservatore la posizione dei secondi sembra arbitraria perché: “Dura lex, sed lex”.

Ciò significa che le leggi europee vanno rispettate in toto fino a quando non vengono cambiate. Ma per cambiarle occorrono maggioranze spesso qualificate, per formare le quali si contano le popolazioni (almeno il sessantacinque per cento) e il numero dei votanti. Chi voglia modificare i Regolamenti, deve riuscire ad avere il consenso della maggioranza qualificata, mentre in qualche caso addirittura occorre l’unanimità.
Tutto il resto è un inutile blaterare che serve alla propaganda interna, ma non certo a far cambiare i fatti in Europa.
Dobbiamo osservare che i mezzi di stampa, radio, televisioni e media sociali su questo punto non fanno alcuna informazione, mentre continuano a sostenere le inutili tesi di questo e di quello che, prescindendo dal contenuto dei documenti, valgono zero.
È inutile prendersela con l’Olanda o con la Germania o con la Finlandia perché le modifiche devono essere concordate, appunto, da una maggioranza. Se questa non c’è, i Regolamenti restano in vigore come sono. È inutile per conseguenza lamentarsi di un dato di fatto inoppugnabile.
Ci sono le maggioranze per modificare i Regolamenti come vuole il Governo italiano? Si vedrà nei prossimi mesi.

La questione che proponiamo è seria perché l’Italia ha urgente bisogno di finanziamenti, per rimettere in moto la ruota economica e quindi fronteggiare la forte crisi sociale in arrivo, come uno tsunami, nel prossimo autunno. L’accordo raggiunto sul quantum ha lasciato inalterate le condizioni, simili a quelle dei fondi europei, che dovranno essere osservate. Per cui, l’Italia dovrà presentare progetti in linea con i Regolamenti, per investimenti green, digitali e sanitari.
Ovviamente, non basta quanto precede. Occorre anche che la Pubblica amministrazione sia profondamente riformata, con l’inserimento di valori oggi inesistenti, quali merito, responsabilità, produttività e controlli.
Occorre finalmente che le procedure corrano veloci e i burocrati non siano di ostacolo alla ripresa dell’Italia. Occorre abolire sussidi a pioggia e ripristinare l’età legale della pensione a 67 anni.


Ricordiamo, ai fini del tempo occorrente all’erogazione dei fondi, che la modifica dei Regolamenti europei deve passare dall’approvazione del Consiglio dell’Unione europea, che è il potere legislativo, cioé una seconda Camera e, per l’approvazione definitiva, dal Parlamento europeo. Esse abbisognano di tempo, quel tempo che noi non abbiamo.
Ecco perché è necessario contemperare l’esigenza di avere presto i finanziamenti cui bisogna subordinare la rinunzia velleitaria di modificare i Regolamenti, perché questo comporta un tempo interminabile.
Non sappiamo se il nostro Governo abbia il buonsenso di capire quello che stiamo scrivendo, che è banalmente semplice; sappiamo però che l’economia italiana non può attendere tre/quattro mesi per la cura ricostituente.

Restiamo in attesa di constatare se il Governo è dotato di tale buonsenso o continuerà a perseguire obiettivi velleitari.
Ovviamente ci auguriamo, nell’interesse generale, che esso cominci a lavorare con concretezza.

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