Home » Contrabbando di gasolio, il ruolo centrale della società di Aci Catena: il bluff dei catanesi Giuffrida e Guarnaccia

Contrabbando di gasolio, il ruolo centrale della società di Aci Catena: il bluff dei catanesi Giuffrida e Guarnaccia

Contrabbando di gasolio, il ruolo centrale della società di Aci Catena: il bluff dei catanesi Giuffrida e Guarnaccia
distributore carburante

Il gasolio, infatti, finiva direttamente in altri depositi in giro per l’isola, per essere venduto ai possessori di auto e mezzi pesanti.

Sede legale in un condominio a pochi passi dal campo sportivo di Aci Catena e unità operativa in un vecchio immobile nel cuore di Picanello, a Catania. Sono le coordinate della società fantasma che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel giro di contrabbando di gasolio che la procura etnea ritiene avere intercettato e che, giovedì, ha portato all’arresto di sei persone.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

L’inchiesta ha fatto luce su un’organizzazione che, tra il 2021 e il 2023, sarebbe riuscita a garantirsi ingenti profitti illeciti ai danni dello Stato. La frode, come di consueto quando si parla di carburanti, avrebbe fatto leva sulla strumentalizzazione delle norme che regolano la commercializzazione del gasolio agricolo con l’obiettivo di evadere l’Iva e ridurre drasticamente le accise.

Contrabbando di gasolio, i due protagonisti catanesi

Per la giudice per le indagini preliminari Simona Ragazzi, quella individuata dalla guardia di finanza è a tutti gli effetti un’associazione a delinquere. La mente dell’intero sistema sarebbe stato il 41enne catanese Salvatore Giuffrida, ma l’uomo – conosciuto come Giovanni – nulla avrebbe potuto fare senza il contributo fondamentale del 40enne Marco Guarnaccia. Quest’ultimo, residente ad Aci Catena, è il titolare della Marte Petroli, impresa che di fatto non possiede un deposito autorizzato per lo stoccaggio ma che dalle carte è risultata acquistare di continuo carburanti. Per gli inquirenti si sarebbe trattato, però, soltanto di un bluff. Il gasolio, infatti, finiva direttamente in altri depositi in giro per l’isola, per essere venduto – a prezzi più che concorrenziali – non ad aziende agricole ma ai possessori di auto e mezzi pesanti.

La posta indesiderata

L’indagine delle Fiamme gialle è iniziata quasi per caso, quando a luglio del 2021 una donna si è presentata nella caserma di Riposto per segnalare un fatto strano. Da qualche tempo, nella propria abitazione venivano recapitate lettere destinate a una società denominata Ponzoil, con cui non aveva mai avuto rapporti di lavoro. Raccolta la denuncia, i militari hanno individuato il titolare della ditta che però ha affermato di non saperne molto, in quanto il vero amministratore era un’altra persona.

Passo dopo passo, gli inquirenti sono riusciti a risalire i fili di una ragnatela che avrebbe avuto nella G&G di Giuffrida il centro nevralgico. Il tutto anche se la società risultava essere guidata da un uomo con esperienza soprattutto nella vendita al dettaglio di caffè. La G&G avrebbe prelevato il gasolio dichiarando la destinazione agricola per poi formalmente venderlo alla Marte Petroli di Guarnaccia.

“Il sistema fraudolento comportava la predisposizione di documentazione falsa finalizzata a ottenere sgravi fiscali non dovuti mediante l’emissione di documenti di trasporto emessi nei confronti di soggetti diversi rispetto ai reali destinatari del prodotto”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Il risparmio non sarebbe stato da poco: se il gasolio per autotrazione prevede infatti un’aliquota Iva del 22 per cento e un’accisa di 62 centesimi al litro, quello agricolo gode dell’Iva al 10 per cento e di un’accisa di 13 centesimi al litro. “Il risparmio d’imposta al litro è notevole e si tramuta in una differenza di 60-70 centesimi”, si legge nel provvedimento.

I versamenti in contanti e i bonifici per il contrabbando di gasolio

Le misure cautelari sono scattate in seguito agli interrogatori preventivi introdotti di recente dalla riforma Nordio. Davanti al gip, gli indagati non sono riusciti a chiarire le proprie posizioni: tra chi ha cercato di ridimensionare il proprio coinvolgimento e chi si è avvalso della facoltà di non rispondere, gli indizi a loro carico non sono stati scalfiti.

A rafforzare la tesi dell’esistenza di un’associazione a delinquere è stato soprattutto ciò che è stato raccolto a carico del 40enne Guarnaccia. L’uomo, infatti, è risultato recarsi quasi quotidianamente in un ufficio postale del quartiere Picanello per versare importanti somme di denaro e, subito dopo, effettuare bonifici sul conto della G&G. A confermare i fatti sono stati alcuni dipendenti dell’ufficio. “In questi contesti Guarnaccia ha effettuato operazioni di versamento di denaro contante per importi rilevanti, precisamente 50-60mila euro per ogni occasione”, ha raccontato una delle persone sentite dagli investigatori. Alla domanda se avesse effettuato controlli sulla provenienza di quelle somme, la stessa ha detto di non aver “mai richiesto documentazione giustificativa, in quanto non rientra nelle mie competenze”.

Per la procura e per la gip, tuttavia, ci sono pochi dubbi: quei soldi sarebbero stati il pagamento delle forniture di gasolio, effettuato in contanti a Guarnaccia dai titolari degli impianti che realmente ricevevano il gasolio di G&G. Il cui titolare, Giovanni Giuffrida, in più di un’occasione si sarebbe presentato nell’ufficio postale insieme a Guarnaccia per seguire da vicino le operazioni.

Immagine di repertorio