Coronavirus, a Enna protestano i medici di Continuità assistenziale - QdS

Coronavirus, a Enna protestano i medici di Continuità assistenziale

Antonio Leo

Coronavirus, a Enna protestano i medici di Continuità assistenziale

lunedì 16 Marzo 2020

Una cinquantina di operatori sanitari hanno scritto una lettera all'Asp 4, al Prefetto e alla Regione: "Senza Dispositivi di protezione non saliremo a bordo delle ambulanze del 118”

ENNA – Sono in trincea, come soldati al fronte, ma di fatto mandati allo sbaraglio, senza protezioni adeguate per difendersi dal coronavirus. Stiamo parlando dei medici di continuità assistenziale che in questi giorni hanno visto un incremento esponenziale delle chiamate in Sicilia e che più volte sono dovuti intervenire direttamente presso i domicili di persone con chiari segnali di contagio. Alcuni di loro (circa una cinquantina) hanno sottoscritto una lettera indirizzata all’Asp 4 di Enna, al prefetto e all’assessorato regionale della Salute per denunciare le gravi condizioni di lavoro in cui si trovano, non disponendo nemmeno dei minimi “Dispositivi di protezione individuale (Dpi) per effettuare le visite, domiciliari e non”. Una situazione esplosiva anche perché ,“in previsione di una possibile e rapida amplificazione del contagio in Sicilia”, si rischia che gli stessi medici possano diventare veicolo di diffusione dell’infezione.

Per questo in una nota, i medici di Continuità assistenziale comunicano che, di propria sponte, limiteranno “il libero accesso degli assistiti negli ambulatori attraverso prenotazione telefonica” per evitare “stazionamenti nelle sale d’attesa”; effettueranno visite domiciliari “solo per rilevanti patologie” e sempre che si possa escludere “ogni affezione che sia riconducibile ad infezione da Covid-19, secondo protocolli ministeriali”; si asterranno, inoltre, qualora non dovessero ricevere i Dispositivi di protezione che garantiscono il biocontenimento, “nel salire a bordo delle ambulanze del 118”.

Il rischio, insomma, è che un pezzo di sanità siciliana possa andare in cortocircuito in un momento delicatissimo. Si teme, infatti, che lo sciagurato controesodo dei meridionali avvenuto negli ultimi due weekend porti a una crescita esponenziale dei casi anche al di qua dello Stretto.

Uno scenario che non vuole nessuno e per questo la nota dei medici si conclude con alcune richieste precise indirizzate ai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale e alla Regione siciliana: “L’immediata fornitura di dispositivi di protezione individuale in quantitativo adeguato; lo stretto monitoraggio del possibile contagio da Sars COV 2 dei medici di Continuità Assistenziale con effettuazione seriata di tamponi a cadenza almeno quindicinale; immediata istituzione di numero Sisp Enna, da poter contattare h24 per segnalare eventuali casi sospetti che richiedano ospedalizzazione immediata”.

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