Coronavirus, il Nord vuole riaprire tutto, ma sul lavoro ci sono trecento contagiati al giorno - QdS

Coronavirus, il Nord vuole riaprire tutto, ma sul lavoro ci sono trecento contagiati al giorno

redazione web

Coronavirus, il Nord vuole riaprire tutto, ma sul lavoro ci sono trecento contagiati al giorno

sabato 09 Maggio 2020

Lo confermano i dati nell'Inail. Il ministro Boccia, "serve prudenza, dal 18 maggio valuteremo gli spostamenti tra regioni". Alto Adige esempio in negativo. L'incoscienza della Lombardia, che ha il 50% dei nuovi contagiati. La destra spinge a riaprire. Il governatore campano De Luca, "ansia da riapertura? Demagogia". La possibilità che il Sud si chiuda al Nord. Iss, il virus non è cambiato, rispettare regole. La settimana prossima i dati e le decisioni sulla Fase 2. Il calcio e gli "stadi pieni". La depressione collettiva dell'Italia

“Gli ultimi dati dell’Inail dicono che trecento persone al giorno in Italia si contagiano sul posto di lavoro e dieci muoiono”.

Non è certo risolto il problema del coronavirus in Italia e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha sottolineato la necessità di agire ancora con prudenza, perché “la cosa peggiore per l’economia italiana sarebbe dover tornare indietro”.

Alto Adige esempio in negativo

E un esempio – in negativo – è quello dell’Alto Adige, “nell’ultimo mese l’Inail ci ha comunicato che ci sono stati 702 lavoratori contagiati a Bolzano: immaginiamo cosa potrebbe accadere in assenza del rispetto delle misure e questo discorso vale per tutte le Regioni”.

Boccia ha ribadito il no del Governo alle aperture anticipate dei negozi l’11 maggio, sottolineando che prima “bisogna condividere le linee guida e faremo tutto la prossima settimana”.

“Nel frattempo – ha ribadito – i negozianti possono riorganizzare i loro locali: non è meglio attendere una settimana per garantire una sicurezza maggiore?”.

Ma a giudicare dall’esito di un sondaggio commissionato a Pagnoncelli dal Corsera soltanto il 24% degli italiani sarebbe convinto della necessità di prolungare la chiusura per evitare il rischio di un aumento dei contagi da Covid.

L’incoscienza della Lombardia, che ha il 50% dei nuovi contagiati

E ancora una volta è il Nord a voler riaprire tutto. Con in testa la Lombardia del disastro sanitario guidata – con una certa dose di incoscienza? – dal leghista Attilio Fontana.

Nella sola giornata di ieri, infatti, la Lombardia ha fatto registrare 634 casi totali di coronavirus in più rispetto al giorno precedente.

Ossia poco meno della metà dell’incremento giornaliero in tutta Italia, che oggi ha fatto segnare 1.327 casi.

E con la bufera scatenata dalle immagini della Movida milanese sui Navigli.

Il centrodestra spinge a riaprire

Pagnoncelli, commentando gli esiti del sondaggio afferma che il 58% degli italiani vorrebbe riaprire ma che questa aspettativa “è decisamente più elevata nelle regioni del Nord-Est (70%), tra i lavoratori autonomi (artigiani e commercianti, 65%), particolarmente toccati dalle misure restrittive, e tra gli elettori dell’opposizione (75%)”.

E’ infatti soprattutto il centrodestra a premere per la riapertura, costi quel che costi.

Un cinismo che precedentemente avrebbe toccato – proprio in Lombardia – gli anziani delle Residenze sanitarie assistite.

La destra cerca di sfruttare, secondo il sondaggio, “l’inquietudine per gli aspetti economici e sociali sia a livello generale sia personale”.

De Luca, “ansia da riapertura? Demagogia”

“Mi capita di ascoltare colleghi di altre regioni invocare l’apertura universale. Fanno demagogia, cercano di strumentalizzare la domanda di lavoro che c’è ed è drammatica senza decidere niente”.

E’ stato durissimo il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che, in un post su Fb, ha aggiunto: “Chi vuole aprire, apra domani mattina, lo faccia e se ne assuma la responsabilità ma facciamola finita con il chiacchiericcio”.

“Il modello Campania – ha spiegato – significa che dobbiamo aprire tutto ma avendo l’obiettivo di non richiudere tutto la settimana dopo – spiega – Chi dice apriamo domani sta creando le condizioni per richiudere dopodomani, siamo per aprire per sempre e non a singhiozzo”.

La possibilità che il Sud si chiuda al Nord

Insomma, torna il rischio che i governatori del Sud – che vogliono evitare altri contagi dal Nord – chiudano i confini a chi viene dai territori più colpiti.

Un’ipotesi che viene esclusa dal ministro Boccia: “non c’è se non andiamo in ordine sparso e se i governatori si affidano alle linee guida del governo”, rimarca.

Iss, il virus non è cambiato, rispettare regole

Il momento, dunque, è davvero delicato: ieri il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, ha ribadito che la Fase 2 è molto delicata: è importante che il Paese riparta, ma il virus non ha cambiato né identità né caratteristiche, perciò violare le regole di comportamento per la prevenzione del contagio potrebbe facilitare la circolazione.

E commentando (a proposito di incoscienza) le immagini della Movida a Milano, nella zona dei Navigli, l’epidemiologo Giovanni Rezza – che proprio ieri è stato nominato direttore generale del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute – ha ribadito l’assoluta necessità di rispettare la distanza fisica, evitare le aggregazioni, lavarsi frequentemente le mani, usare le mascherine in luoghi chiusi e all’aperto se si parla con qualcuno.

Il virus è un nemico invisibile e subdolo.

La settimana prossima i dati e le decisioni sulla Fase 2

Gli scienziati hanno reso noto che soltanto nella prossima settimana sarà possibile avere i dati relativi all’andamento dei casi nei primi giorni dalla riapertura che dal quattro maggio hanno segnato l’inizio della Fase 2. E soltanto dall’analisi settimanale della cabina di regia tra ministero e Regioni si potranno fare ragionamenti per decidere misure successive.

Riaperture bar e ristoranti, in definizione le linee nazionali

Sulle riaperture di bar e ristoranti, ha detto il ministro Boccia, “stiamo definendo le linee nazionali di sicurezza: se l’epidemia continuerà a calare il governo conferma che le Regioni dal 18 maggio potranno aprire le attività economiche sulla base della situazione dei loro territori. Poi si valuterà anche la riapertura tra regioni, che va monitorata con attenzione, perché abbiamo situazioni di contagio diverse”.

Regioni, posticipare i saldi estivi al primo agosto

Intanto la Conferenza delle Regioni, presieduta da Stefano Bonaccini, ha stabilito di posticipare i saldi estivi al primo agosto 2020 per “le necessità derivanti dalla gestione dell’emergenza epidemiologica”. Bonaccini ha poi scritto ai presidenti di Regioni e Province autonome invitandoli a “dar seguito alla decisione per una omogenea applicazione della stessa su tutto il territorio nazionale”.

Iss, si valutano forme di partecipazione in luoghi confinati

Per la Fase 2 si stanno inoltre valutando forme di partecipazione con numeri limitati di persone in luoghi confinati come per le messe. Si parla, oltre che di celebrazioni di altre confessioni religiose, della riapertura, a certe condizioni, di cinema e teatri.

Sempre con le mascherine che, per l’uso destinato alla popolazione, potranno essere confezionate in proprio, come indicano video diffusi dai Centers for desease controll. I modelli piu sofisticati Ffp2 e Ffp3 sono per uso diverso.

Il calcio e gli “stadi pieni”

Nello stato epidemiologico attuale, però, è difficile immaginare di poter riempire gli stadi, ha detto Brusaferro, sottolineando che a decidere sulla possibilità di riaprire il campionato di calcio sarà il Comitato tecnico Scientifico.

“Se dopo il 18 maggio i dati epidemiologici saranno positivi, si potrà eventualmente valutare una riapertura del campionato di calcio” ha anticipato la sottosegretario alla Salute Sandra Zampa, ricordando che per gli allenamenti, “si lavora a una soluzione che preveda test iniziali per tutti i giocatori e l’entourage e un ritiro per due settimane”.

“Una volta verificato che tutti i giocatori e gli accompagnatori sono negativi e sani, la squadra può andare in ritiro per gli allenamenti per due settimane”.

La depressione collettiva dell’Italia

Secondo il sondaggio di Pagnoncelli, il nostro Paese vive una sorta di depressione collettiva: “solo il 14% ritiene che l’economia italiana si riprenderà già dal prossimo anno, mentre il 28% prevede la ripresa tra un paio d’anni, il 26% entro cinque anni e l’11% tra dieci. anni”.

Escludendo il 21% che non esprime previsioni, in media gli italiani prevedono quattro anni di situazione difficile.

Governo e premier, peraltro, “continuano a mantenere un consenso elevato e gli italiani non appaiono per il momento dare ascolto alle polemiche politiche che, anzi, sembrano infastidire i più perché sono vissute come mere speculazioni in una fase drammatica per il Paese”.

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