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Covid, ecco perché le varianti possono essere molto pericolose

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Covid, ecco perché le varianti possono essere molto pericolose

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domenica 14 Febbraio 2021

La variante inglese sembra essere più letate e più contagiosa. Quella brasiliana determina un circolo vizioso di continue reinfezioni e quella sudafricana non sarebbe coperta dal vaccino di AstraZeneca

L’Italia, come il resto d’Europa, sotto schiaffo a causa della crescente minaccia legata alle varianti del virus SarsCov2. L’allarme cresce di giorno in giorno e “non si può perdere altro tempo: è necessario adottare misure più stringenti“.

Variante inglese, maggiormente letale e contagiosa

Non ha dubbi Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, che avverte: “Tutte le varianti sono temibili e non vanno sottovalutate ma quella inglese, la più diffusa in Italia, è risultata essere anche lievemente più letale“. La cosiddetta variante Gb, spiega Ricciardi, che è anche direttore del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in un’intervista all’ANSA, “sta facendo oltre mille morti al giorno in Gran Bretagna.

A fronte di questa situazione di pericolo alcuni Paesi hanno già optato per la chiusura drastica. L’Italia è in ritardo, e penso avremmo dovuto prendere misure di chiusura già 2 o 3 settimane fa”.

Per questo, l’unica soluzione per fermare la pandemia è, secondo Ricciardi, adottare un lockdown totale ma limitato nel tempo, che preveda pure la chiusura delle scuole ed escludendo solo le attività essenziali. Una richiesta della quale parlerà in settimana al ministro Speranza.

Misure drastiche che si rendono tanto più necessarie proprio a causa del dilagare delle varianti: “L’indagine rapida appena svolta dall’Istituto superiore di sanità – spiega – ha rilevato che circa il 18% dei casi di Covid a livello nazionale è dovuto alle varianti. Questa è però una media, e dunque ciò vuol dire che che in alcune aree tale percentuale è anche sensibilmente maggiore”.

Varianti brasiliana e sudafricana, i dubbi sui vaccini

A fare paura, oltre a quella inglese, che è più contagiosa e anche lievemente più letale tranne che per i bambini per i quali risulta solo più contagiosa, sono pure le altre varianti: “Quella brasiliana può dare luogo a reinfezioni poichè non determina immunità, e questo crea quindi un circolo vizioso, mentre quella sudafricana è temibile anche perchè non sarebbe coperta da uno dei vaccini disponibili, quello AstraZeneca. Al contrario, gli altri vaccini, Pfizer e Moderna, sembrano coprire tutte le varianti, quindi è necessario accelerare la campagna di vaccinazione”.

Al momento, alcune situazioni di allerta sono già presenti anche in Italia: “In Umbria ci sono stati dei casi di reinfezione da variante brasiliana e va detto – afferma Ricciardi – che anche una volta vaccinati, vanno comunque mantenute tutte le precauzioni, dalle mascherine al distanziamento fisico, almeno fino al raggiungimento dell’immunità di gregge”.

L’unica strada possibile: lockdown, tracciamento e vaccinazione di massa

L’unica via per uscirne, ribadisce, passa da tre priorità: “lockdown, tracciamento dei casi, che bisogna ripristinare in modo massiccio, e vaccinazione“. Con il nuovo governo Draghi, l’obiettivo è proprio accelerare ulteriormente la campagna di immunizzazione: “Si parla di un salto di qualità. Io penso – rileva – che potremmo arrivare a fare 300 mila vaccinazioni al giorno“.

Quanto alle ipotesi di acquisto dei vaccini da parte delle singole Regioni, “sarà mantenuto il sistema di acquisto a livello europeo e l’ipotesi di acquisti regionali non ha presupposti nè sul fronte della disponibilità di vaccini nè sul fronte legale”. La prospettiva appare però incoraggiante, anche se si pone la questione di una rimodulazione dei vaccini nel caso in cui altre varianti dovessero apparire e mostrarsi resistenti: “Da marzo-aprile la disponibilità delle dosi andrà a regime e avremo vaccini per tutta la popolazione”. Si punta poi, anche se non nell’immediato, a immunizzare pure i bambini: “Dopo che avremo i risultati degli studi avviati per l’ambito pediatrico dalle aziende che stanno producendo i vaccini, l’auspicio – conclude Ricciardi – è arrivare all’avvio dell’immunizzazione dei più piccoli magari a partire dall’avvio del prossimo anno scolastico”.

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