Al centro dell'udienza c'erano i rapporti corruttivi tra l'imprenditore Giuseppe Capizzi, da un anno sindaco di Maletto, e Maurizio Croce.
Cinque proposte di patteggiamento, tre delle quali avanzate dai principali imputati. È il dato più eloquente venuto fuori dall’udienza preliminare del processo per la corruzione all’interno della struttura commissariale per il contrasto al rischio idrogeologico. Al centro dell’udienza, tenutasi oggi al tribunale di Messina, c’erano i rapporti corruttivi tra l’imprenditore Giuseppe Capizzi, da un anno sindaco di Maletto, e Maurizio Croce, il burocrate che in passato è stato assessore regionale nell’era di Rosario Crocetta e poi ha ricevuto la fiducia dei successori, Nello Musumeci e Renato Schifani, per guidare quella che è considerata la stazione appaltante più importante dell’isola. Si tratta, infatti, degli uffici in cui passano centinaia di milioni di finanziamenti per mettere in sicurezza un territorio che più volte si è mostrato fragile.
Un compito fondamentale che però, in occasione dei lavori per rafforzare gli argini del torrente Cataratti-Bisconte, a Messina, sarebbe passato in secondo piano, con Croce e Capizzi che avrebbero abdicato ai rispettivi doveri, fino al punto di usare le risorse pubbliche stanziate per finanziare lavori privati, come nel caso degli interventi nel negozio di abbigliamento riconducibile all’ex direttore di Arpa Francesco Vazzana o il forno per le pizze realizzato a casa della funzionaria Rossella Venuti. Nell’inchiesta sono finiti alcuni lavori realizzati dalla ditta di Capizzi all’interno di un resort in provincia di Agrigento, il cui titolare sarebbe stato vicino a Croce.
Le richieste al vaglio del giudice
In apertura dell’udienza preliminare, le parti hanno reso note le proposte patteggiamento. Si tratta di richieste che, per loro natura, nascono dall’accordo tra accusa e difesa, ma che dovranno essere accolte dal giudice. A esprimersi sul punto sarà un nuovo gup, con l’udienza che è stata fissata per il 16 luglio.
Questo, nel dettaglio, le pene che potrebbero essere comminate: Maurizio Croce, tre anni e sei mesi; Francesco Vazzana, tre anni; Giuseppe Capizzi, due anni; Rossella Venuti, due anni; Emanuele Capizzi, otto mesi. Per tutti gli altri imputati, invece, il gup ha disposto il rinvio a giudizio. Il processo aprirà i battenti il 22 ottobre.
Le ammissioni di Capizzi
L’indagine, coordinata dai magistrati messinesi, è stata condotta dalla guardia di finanza e ha avuto un’accelerazione nel momento in cui Capizzi ha deciso di collaborare con gli investigatori, ammettendo il rapporto corruttivo che lo legava a Croce. Secondo la ricostruzione dell’imprenditore – in passato è stato indagato in Calabria nella maxi-inchiesta antimafia Rinascita, da cui poi ne è uscito ottenendo l’affidamento in prova ai servizi sociali –, la decisione di venire incontro ai desiderata del commissario per il rischio idrogeologico sarebbe stata presa con l’obiettivo di ingraziarsi i favori di quest’ultimo nell’ottica di ottenere in futuro nuovi affidamenti. Un piano che però è saltato nel momento in cui le Fiamme Gialle hanno appurato ciò che stava accadendo nel cantiere aperto per rifare gli argini e mettere in sicurezza il torrente.
Il caos a Maletto
Mentre Croce è finito ai domiciliari, in seguito alla collaborazione con gli inquirenti Capizzi ha ottenuto una misura cautelare più leggera, ovvero il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. Ciò gli ha consentito di rimanere alla guida della giunta di Maletto, nonostante le richieste di dimissioni avanzate dall’opposizione. Capizzi, dal canto suo, ha ribadito la volontà di continuare a guidare l’amministrazione, sulla base del fatto che la vicenda giudiziaria lo riguarda da imprenditore e non come politico.
Lo scontro si è presto trasferito in Consiglio comunale dove la maggioranza, con una serie di decisioni che sono attualmente all’attenzione dell’assessorato regionale agli Enti locali e della prefettura, ha dichiarato decaduti tutti i componenti della minoranza, accusata di avere boicottato i lavori d’aula senza un valido motivo. Tensioni che, alla luce della proposta di Capizzi di concordare una pena, molto probabilmente torneranno ad accendersi.