Citazione inammissibile per l'ex presidente siculo, Rosario Crocetta. A dirlo sezione giurisdizionale per la Regione della Corte dei conti.
Citazione inammissibile per l’ex presidente siculo, Rosario Crocetta, arrivata per il danno erariale causato dalla mancata approvazione da parte della sua giunta regionale del parere sul Regolamento Irsap, relativamente al pagamento dei servizi indivisibili. Lo ha stabilito la sezione giurisdizionale per la Regione Siciliana della Corte dei conti tramite una sentenza. È stata, infatti, verificata la responsabilità contabile dell’ex governatore e dell’assessore regionale Mimmo Turano, in qualità di ex assessore alle attività produttive. Nello specifico a Crocetta era contestato di non avere fatto approvare la delibera di giunta con un addebito di 264mila euro. La contestazione per Turano, assolto, riguardava gli anni 2018 e 2019 per le sue competenze nell’assessorato che vigila sull’Irsap.
Cos’è venuto alla luce
I difensori avevano contestato gli elementi formali e quelli sostanziali degli addebiti dei pm. Il collegio – formato da Anna Luisa Carra (presidente), Sergio Vaccarino (giudice relatore) e Gioacchino Alessandro (giudice) – ha ritenuto di dover dichiarare inammissibile l’atto di citazione nei confronti di Crocetta in quanto la notifica del presupposto invito a dedurre, indispensabile per l’esercizio del diritto di difesa, era nulla poiché senza la cartolina di avvenuto deposito e contraria alla procedura fissata dalla convenzione relativa all’assistenza giudiziaria in materia civile, commerciale e penale, al riconoscimento e all’esecuzione delle sentenze, stipulata il 15 novembre 1967 tra la Repubblica italiana e La Repubblica tunisina.
La soddisfazione dell’ex presidente isolano
Crocetta esprime soddisfazione dopo la notizia. “Sono soddisfatto di questa nuova decisione dei magistrati contabili. Sebbene il ricorso sia risultato favorevole per ragioni formali i miei difensori, gli avvocati Dagnino e Panzarella – che ringrazio per il lavoro svolto – hanno ampiamente argomentato come esistessero anche ragioni sostanziali per affermare la correttezza della mia condotta”.
