Corte conti Sicilia, la relazione 2019 della Procura - QdS

Corte conti Sicilia, la relazione 2019 della Procura

redazione web

Corte conti Sicilia, la relazione 2019 della Procura

giovedì 02 Aprile 2020

Per i reati amministrativi condanne per oltre quattordici milioni di euro. Recuperate somme per quasi tre milioni. Il procuratore Albo, nell'Isola anti-corruzione di facciata. Le critiche alla burocrazia della Regione siciliana

Ammonta a 14,21 milioni di euro il valore complessivo delle condanne con rito ordinario comminate in Sicilia dalla Corte dei conti nel 2019, a seguito di richieste di risarcimento, per reati amministrativi, per 64,82 milioni di euro, con un incidenza dunque del 22%. Percentuale che sale al 56% se si considerano anche le sentenze emesse con rito abbreviato.

E’ quanto emerge dalla relazione del procuratore regionale della Corte dei conti in Sicilia, Gianluca Albo, pubblicata dopo la decisione di annullare l’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile per l’emergenza coronavirus.

La Procura, recuperati 2,85 milioni nel 2019

Ammontano a 2,85 milioni di euro le somme che sono state recuperate per cassa per reati amministrativi di cui è occupata la Corte dei conti nel 2019. In particolare, 2,09 milioni sono stati recuperati in fase di esecuzione delle sentenze di condanna, e 27.931,09 euro per recuperi su ordinanze di condanna.

Le riparazioni spontanee, segnala il procuratore, hanno determinato la restituzione di 538.011,22 euro: 364.227,07 euro a seguito di attività istruttoria e 173.784,15 euro per invito a dedurre.

Dai giudizi abbreviati sono stati recuperati 190.268,05 euro.

Lo Stato ha reagito all’antimafia facciata

“La definizione, in primo grado, del cosiddetto processo Montante – scrive nella relazione Albo – ha dato un importante segnale di reazione dello Stato al sistema dell’antimafia di facciata che si era insidiosamente accreditata nelle istituzioni che spesso ingenuamente, ma non sempre ingenuamente, si erano fatte ‘coccolare’ da tensioni metagiuridiche sapientemente camuffate dalla, purtroppo diffusa, cultura dei simboli e delle solenni affermazioni di principio”.

In Sicilia anti-corruzione di facciata

“Purtroppo, in Sicilia – si legge ancora nella relazione – si è ben lontani da una presa di coscienza del ruolo primario affidato all’amministrazione nel contrasto alla corruzione; la tendenza delle amministrazioni è di rimuovere l’obbligo anti-corruzione concreto preferendo, sovente, l’anti-corruzione di facciata, quest’ultima affidata alla convegnistica di settore, dichiarazioni di intenti e sterili invettive intrise di logica gattopardesca”.

Le critiche alla burocrazia della Regione siciliana

Per il Procuratore, “risulta ancora distante dai moderni canoni di buona amministrazione e da risultati efficaci di sana gestione finanziaria, l’arcaico sistema di vigilanza della burocrazia regionale sugli enti regionali, ove la vigilanza formale della Regione finisce per legittimare il consolidamento di prassi arbitrarie e privilegi autogestiti dagli enti che compongono la galassia degli enti vigilati dalla Regione”.

Il sistema premiale delle performance violato

Altro punto critico “è costituito dalla violazione del sistema premiale e delle performance ancora oggi in Sicilia spesso incurante degli obblighi di predeterminazione e specificità degli obiettivi a cui ricondurre le indennità di risultato erogabili solo e nella misura in cui l’obiettivo sia stato realmente raggiunto”.

Anche nel 2019, segnala Albo, “sono risultati fuori controllo gli Iacp dell’isola, “oggetto di numerose indagini, contestazioni di responsabilità amministrativa per plurime ed eterogenee fattispecie espressive di una singolare intolleranza gestionale alla legge e ai vincoli da essa imposti”. “Si registra ancora la massima disattenzione delle amministrazioni nel recupero dei propri crediti con titubanze esecutive e disponibilità attendiste incompatibili con l’interesse creditorio comune – prosegue il procuratore – Emblematica, oltre che molto grave, la vicenda che ha riguardato un ex dirigente regionale il quale, proprio di recente, ha ottenuto dalla Regione il pagamento di oltre 30 mila euro per spettanze da rapporto di lavoro nonostante fosse già, e da anni, debitore della Regione medesima per oltre 650 mila euro a seguito di condanna per danno all’Erario mai onorata”.

Per il procuratore Albo “è invece, l’intervento della pubblica amministrazione al suo interno che deve essere sistematico e credibile su un piano di prevenzione reale e convinto contrasto alla mala gestio”.

Sistema collaudato in Sicilia

“Le felici indagini portate a termine nel 2019 da alcune Procure dell’isola – conclude Albo – hanno dimostrato la non episodicità delle condotte delittuose in pregiudizio della pubblica amministrazione e l’esistenza di un sistema collaudato di corruzione e infiltrazione nell’azione amministrativa da parte di portatori qualificati di interessi extrafunzionali illeciti in grado di pregiudicare in concreto la concorrenza e la corretta allocazione delle risorse pubbliche”.

“Si pensi – prosegue – alle indagini sull’Anas, sul cosiddetto sistema Siracusa, sulla gestione delle fonti energetiche alternative, sulle grandi frodi alla comunità europea. È un momento storico importante nelle scelte di politica giudiziaria in Sicilia e per la Sicilia, che va affrontato con la consapevolezza non solo della peculiarità tecnica dell’accertamento del delitto contro la P.a ma, soprattutto, della necessità di una diversa sensibilità culturale nelle indagini, prima, e, quindi, nella successiva fase della valutazione giudiziale della prova”.

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