Gli azzurri Constantini e Mosaner a Pechino si giocano la medaglia d'oro nel doppio misto di curling. Ecco regole e origini dello sport chiamato "scacchi sul ghiaccio"
Stefania Constantini e Amos Mosaner volano in finale nel torneo di doppio misto di curling alle Olimpiadi invernali di Pechino. I due azzurri sconfiggono la coppia svedese con il netto punteggio di 8-1. Domani nella finale per la medaglia d’oro affronteranno la Norvegia e lo faranno da favoriti.
“Sono stati strepitosi, arrivare in finale da imbattuti è una grande impresa. Ora manca l’ultimo passo ma comunque vada hanno compiuto un’impresa storica. Ora dita incrociate per domani, la Norvegia è un osso duro ma i nostri ragazzi non sono da meno”. Il presidente della Fisg (Federazione italiana sport del ghiaccio), Andrea Gios, commenta così l’impresa di Stefania Constantini e Amos Mosaner. “Abbiamo investito tanto in questi anni nel curling e siamo arrivati qui con una squadra molto competitiva -sottolinea Gios – oltre a Stefania e Amos nel misto abbiamo qualificato la squadra maschile mentre quella femminile non ce l’ha fatta per pochissimo”. Uno sport, quello del curling, che in Italia si è sviluppato e diffuso negli ultimi anni ma che per tanti resta ancora un’incognita.
Le regole
Il gioco assomiglia alle bocce tradizionali ed è stato introdotto ufficialmente nel 1998 nelle Olimpiadi di Nagano, in Giappone. Diffuso soprattutto nel nord America, il curling è un gioco che si pratica su un campo ghiacciato, dove due squadre di quattro giocatori lanciano a turno dei blocchi di pietra dotati di manico (stone) del peso di circa 20 chili in modo che si arrestino il più vicino possibile al centro di un bersaglio disegnato sul ghiaccio (house). L’effetto che si può imprimere sulla pietra è detto “curl” (“roteare” in inglese) e la traiettoria può essere ulteriormente ampliata grazie all’azione delle scope. Ogni squadra ha a disposizione otto lanci per ogni intervallo di gioco, detto end.
Dopo il lancio della stone, entrano in azione altri due giocatori, i quali correndo-scivolando sul campo di gara (chiamato sheet), con delle scope di crine o panno, chiamate broom, ne assecondano la traiettoria e prolungano il movimento rotatorio, pulendo il tratto di ghiaccio antistante. L’azione di sweeping deve svolgersi in una parte di campo compresa fra le due linee, dette tee-line. Come nelle bocce, una stone può urtare una avversaria e “sbocciarla” dalla sua posizione. Lo skip può quindi chiedere ai compagni un tiro di precisione (draw) per realizzare punti o un tiro di potenza (take out) per spazzar via una stone avversaria.
Per quanto riguarda il punteggio, il calcolo è fatto in base al numero di stone piazzate più vicino al centro della house prima della più vicina stone degli avversari. A ogni squadra sono concessi 73 minuti di gioco per 10 end. Se la partita è in parità, si giocano gli extra end per determinare il vincitore.
Le origini
Il curling nasce nel sedicesimo secolo in Scozia. Inizialmente i giocatori si servivano di una pietra da lanciare il più lontano possibile, poi si passò a cercare di lanciarla fino ad un punto prestabilito, puntando quindi sulla precisione. Il primo curling club fu fondato nel 1716 nello Stirlingshire e nel 1838 venne redatto il primo regolamento dal Caledonian Curling Club. In Italia il curling venne riconosciuto come attività sportiva dalla Fisg (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio) nel 1953, mentre la nazionale italiana ha esordito ufficialmente nelle Olimpiadi invernali con l’edizione di Torino 2006.