“Noi nasciamo da una costola di Carletto Campanella. Eravamo la stessa cosa, la famiglia tutta uguale, sia quella di Picanello sia quella di Aci Catena. Poi c’è stata una spartizione”. Tra le rivelazioni fatte l’anno scorso dal figlio del capomafia Sebastiano Sciuto, anche conosciuto come Nuccio Coscia, ce n’è una che rivisita la geografia interna ai Santapaola-Ercolano. Stefano Sciuto, oggi 42 anni, due estati fa ha deciso di collaborare con la giustizia. Dichiarazioni che, come previsto dalla legge, sono state raccolte nell’arco di sei mesi.
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Il mese scorso, all’indomani del blitz Cubisia Connection che ha portato a numerosi arresti legati a un giro di droga gestito all’ombra di Cosa Nostra, il Quotidiano di Sicilia ha raccontato in esclusiva alcune delle vicende descritte da Sciuto ai magistrati. Tra cui quella che ha visto Santo La Causa – ex reggente provinciale dei Santapaola-Ercolano, poi divenuto collaboratore di giustizia – latitante per lungo tempo ad Aci Catena.
Era la fine degli anni Duemila e La Causa sfruttò la permanenza nella città del limone verdello per incontrare l’allora sindaco Pippo Nicotra, processato e infine assolto – dopo due condanne in primo e secondo grado – dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Di storie interessanti, Stefano Sciuto ne conosce diverse. Una lo avrebbe visto protagonista di un’amicizia con la famiglia Nizza – gruppo di Librino – che avrebbe fatto vacillare la storica alleanza dei catenoti con il clan di Picanello.
Sciuto, i Santapaola, il gruppo dei Nizza: stima in carcere
Stefano Sciuto ha indicato nella comune detenzione con uno dei fratelli Nizza il cambio di riferimento per il gruppo di Aci Catena. “C’è stata una spartizione dopo che mi incontrai nel carcere di piazza Lanza con Fabrizio Nizza. Mi avvicinai a lui e ho trascinato tutto il nostro gruppo dai Nizza”.
La mossa di Sciuto, la cui carriera criminale si è mossa seguendo le orme del padre, non attirò particolari simpatie. “Non erano al corrente di questa cosa, erano contrari perché non doveva succedere vista l’alleanza tra mio padre e Carletto Campanella”. Quest’ultimo è stato uno dei più fedeli capodecina del padrino Nitto Santapaola.
Per sottolineare la solidità del legame tra Campanella e Coscia, Sciuto ha detto ai magistrati che il gruppo Picanello ha sempre riservato uno “stipendio” mensile al proprio nucleo familiare, anche nei decenni in cui il padre – deceduto nel 2018 – è stato dietro le sbarre.
“Mi sentivo molto più protetto e amico dei fratelli Nizza che del gruppo di Picanello”, ha tuttavia ammesso Sciuto, spiegando che si sarebbe trattato di una stima ricambiata. Anche in questo caso non manca l’aneddoto: in occasione di un trasferimento di Fabrizio Nizza – oggi collaboratore di giustizia – dal carcere di piazza Lanza a quello di Siracusa, sarebbe stato proprio Stefano Sciuto a diventare referente all’interno del penitenziario catanese degli affiliati al gruppo di Librino. “Le persone mi guardavano con un occhio più grosso”, ha detto il 42enne agli inquirenti.
Il via libera dal padre
Per quanto allontanamento dal gruppo di Picanello abbia fatto storcere il naso a più di un mafioso – “ho avuto contrasti con Giovanni Comis, perché sono cresciuto dentro Picanello; con loro facevamo rapine” – la decisione di Sciuto non sarebbe stata vissuta come un vero e proprio tradimento. Ciò anche per il benestare dato dal padre dall’interno del carcere: “Si diceva: ‘Ma perché Stefano sta cambiando questo riferimento che ha lasciato il padre?’ – ha ricostruito il figlio di Nuccio Coscia, nel corso di uno degli interrogatori – Ma io già avevo fatto questa discussione con mio padre, era d’accordo”.
A ulteriore suffragio ci sarebbe stato un incontro nel carcere di Torino tra Nuccio Coscia e Rosario Lombardo, anche lui esponente del gruppo Nizza. “Se mio figlio ha preso questa decisione vuol dire che sa quello che sta facendo”, sarebbe stato il commento del boss.
I soldi rifiutati
La vicinanza e la disponibilità di Stefano Sciuto nei confronti dei Nizza avrebbe portato questi ultimi a volere regalare al catenoto una grossa somma di denaro. “Mi ha invitato numerose volte a prendermi questi 50mila euro, ma io non li ho presi mai. Ci volevamo bene io e lui, non era una cosa detta per soldi”, ha detto Sciuto.
A suggerire invece di accettare l’offerta sarebbe stato Ciccio Napoli, condannato in primo grado a 14 anni nel processo Sangue Blu, con l’accusa di avere retto la famiglia Santapaola-Ercolano, e in attesa della sentenza d’appello.
Tra Stefano Sciuto e Ciccio Napoli il rapporto sarebbe stato molto stretto, ma non come quello con Nizza. “Mi diceva: ‘Prenditi questi soldi, perché lui la prende a male’”. Sciuto, però, non si sarebbe lasciato convincere. A eccezione di una piccola somma – circa un migliaio di euro – consegnata ai familiari a sorpresa.
Foto di Max Fleischmann su Unsplash

