La situazione epidemiologica generale è comunque buona e, secondo l'esperto, ci sono le condizioni per cui una nuova crescita non raggiunga le dimensioni di una ondata
La curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia torna a salire dopo tre mesi ininterrotti, nei quali i casi erano scesi 30 volte, e anche a livello regionale si cominciano a vedere i segni di un aumento, anche se i numeri sono ancora piccoli: lo ha detto all’Ansa il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, coordinatore dell’Osservatorio dei dati epidemiologici in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).
La situazione epidemiologica generale è comunque buona e, secondo l’esperto, ci sono le condizioni per cui una nuova crescita non raggiunga le dimensioni di una ondata, sia grazie all’uso dei dispositivi di protezione, come le mascherine, ma, soprattutto grazie all’ottimizzazione della campagna vaccinale.
“Da circa 10 giorni l’andamento degli infetti giornalieri non soltanto ha fermato la sua discesa, ma ha iniziato a risalire a livello nazionale. Anche se molto più difficile da identificare – ha aggiunto – si comincia a vedere lo stesso andamento anche a livello di alcune regioni, ma con numeri piccoli e un livello di incertezza maggiore”.
E’ un cambiamento che” sta avvenendo in coincidenza con la crescita della variante Delta”, ha proseguito Battiston, e “in alcuni casi responsabile di più del 50% dei casi e che ben presto avrà raggiunto la dominanza” Quale scenario si sta aprendo? Per Battiston “la prima cosa da osservare è che non è facile confrontare in modo assoluto valori di Italia e Gran Bretagna in quanto in quest’ultima il tracciamento si fa in modo massiccio, con una media di un milione di test al giorno. Di conseguenza la stima degli infetti non è confrontabile in termini assoluti”.
Per Battiston non si può escludere che in Gran Bretagna un grande aumento dei casi possa portare anche a un aumento dei decessi e della pressione sanitaria, “ma è evidente sono a rischio principalmente coloro che non sono stati ancora vaccinati. Lo stesso vale per l’Italia: chi non è vaccinato è esposto a una variante del virus SarsCoV2 con una fortissima contagiosità, almeno 2,5 volte maggiore rispetto a quella del virus originario. Il vaccino protegge gli individui prima dell’insieme della società”.
In generale “attualmente la situazione dell’epidemia in Italia è buona: nell’ultima settimana i decessi sono stati 152, in media 20 al giorno; l’incidenza giornaliera dei casi era sotto mille, ma sta risalendo; la prevalenza – ha proseguito – si è ridotta di 20 volte rispetto al picco di novembre ed è stato finora vaccinato il 37% della popolazione, il 57% ha avuto almeno una dose, senza contare i guariti”.
Tutti questi elementi assieme ad un indice di contagio Rt pari a 0,75 a livello nazionale “fanno pensare che, anche grazie ad un’ininterrotta campagna di vaccinazione, la crescita che sta iniziando non dovrebbe portare a ulteriori ondate, specialmente – ha concluso Battiston – se si mantiene il rispetto delle attuali regole di protezione, come quella di indossare la mascherina nei luoghi chiusi d in presenza di assembramenti”.