La conferma arriva dall'Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano che ha coordinato, insieme all’Humanitas, allo Spallanzani di Roma e all’Irccs di Reggio Emilia
La terza dose di vaccino anti-Covid “è necessaria ed essenziale per potenziare la risposta immunologica in pazienti oncologici e fragili”. La conferma arriva dall’Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano che ha coordinato, insieme all’Humanitas, allo Spallanzani di Roma e all’Irccs di Reggio Emilia una ricerca finanziata dal ministero della Salute a 13 Istituti di ricerca.
“Dopo cinque mesi di lavoro comune e l’osservazione di oltre 600 pazienti – spiega il direttore scientifico dell’Int Giovanni Apolone – abbiamo confermato che è necessaria. In questo modo si riduce il rischio infezioni e le complicanze del Covid 19″. I risultati di due articoli prodotti dal gruppo di ricercatori, in particolare Chiara Agrati, Paolo Corradini, Nicola Silvestris e Maria Rescigno, suggeriscono infatti che questo è particolarmente vero in alcune malattie, tra le quali quelle onco-ematologiche, cioè i tumori del sangue e per i pazienti che hanno ricevuto trattamenti antitumorali con grande impatto sul sistema immunitario.
Diverse tipologie di pazienti fragili
Lo studio Vax4Frail ha incluso 4 tipologie diverse di pazienti fragili e ha documentato come il livello di risposta immunologica, anticorpale e cellulare, sia influenzato dal numero di dosi vaccinali, dal tipo di patologia e dal trattamento farmacologico. Dopo sole due dosi, il livello di risposta dei pazienti fragili è del 62%, una percentuale più bassa in modo particolare nei pazienti onco-ematologici e in quelli con patologie immuno-degenerative e comunque inferiore a quanto osservato nella popolazione sana (100%). La terza dose booster aumenta la risposta immunologica in tutti i gruppi di pazienti, ma purtroppo in modo minore in quelli con tumori ematologici.
I punti di forza dello studio
I punti di forza dello studio Vax4Frail – sottolinea l’Istituto nazionale dei tumori – sono stati l’inclusione di patologie diverse, l’utilizzo di un protocollo comune condiviso tra i partecipanti che prevedeva criteri standardizzati e una centralizzazione delle valutazioni immunologiche, condotte presso l’Irccs Spallanzani di Roma. Inoltre, le prime due vaccinazioni sono state tollerate bene e soprattutto non hanno registrato un impatto negativo nel trattamento dei pazienti fragili.
“Per i pazienti fragili non responsivi – spiega Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas – questa ricerca pone il problema di una quarta dose, da valutare in un contesto di ricerca rigorosa e in relazione al trattamento poiché alcune terapie interferiscono con una corretta immunizzazione. La quarta dose è una prassi già in uso per altri vaccini, per esempio, per l’epatite B”.
“Vax4Frail è la prova – sottolinea Massimo Costantini, direttore della struttura complessa di Ematologia dell’Istituto nazionale dei tumori e coordinatore dello studio – di come una rete di istituti di ricerca può organizzare in tempi brevi uno studio che produce risultati scientificamente validi e utili per prendere decisioni in ambito sanitario”.
Numerosa casistica sotto analisi
“La forza di questo studio – commenta Gennaro Ciliberto, direttore scientifico Istituto nazionale Regina Elena di Roma – è rappresentata dalla numerosa casistica sotto analisi (più di 600 pazienti complessivamente) e dal grande spirito collaborativo e sinergico tra istituzioni prestigiose sparse su tutto il territorio nazionale. I soggetti fragili – sottolinea – meritano particolare attenzione perché molto vulnerabili al coronavirus sia per le caratteristiche intrinseche della patologia di cui soffrono sia spesso per le terapie cui si sottopongono. Il nostro Istituto è orgoglioso di contribuire alla conduzione di uno studio nazionale che coinvolge 13 Irccs rivolto a studiare la risposta al vaccino contro il coronavirus dei soggetti fragili tra cui una quota significativa è rappresentata da paziento oncologici ed onco-ematologici. Ringraziamo ancora gli altri centri partecipanti e il ministero della Salute che ha supportato questo studio”.
“Lo studio – afferma Aldo Morrone, direttore scientifico Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma – ha prodotto ottime evidenze scientifiche. I nostri Irccs Regina Elena e San Gallicano (Ifo) hanno contribuito all’arruolamento di un numero significativo di pazienti fragili. Questi studi confermano diverse esperienze internazionali e le ricerche condotte nei nostri due istituti nei confronti di oltre 1000 pazienti con patologie onco-ematologiche e dermo-infettive sottoposti a terapie immunosoppressive, in cui l’efficacia del vaccino è stata ampiamente dimostrata e documentata. Ci rende particolarmente orgogliosi aver preso parte ad uno studio nazionale di così ampia portata, che sta producendo risultati scientificamente evidenti e fondamentali nell’orientare le scelte cliniche dei sanitari nella gestione complessa del paziente fragile in un contesto di pandemia di estrema gravità proprio per questi pazienti”.
“Uno dei punti di forza” dello studio “si è rivelato proprio il fare rete attraverso l’utilizzo di un protocollo comune tra i 13 centri partecipanti, con criteri standardizzati e una centralizzazione delle valutazioni immunologiche presso l’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani Irccs di Roma”.