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Il Covid in ritirata, a Catania ridotti i posti letto per la pandemia

Antonino Lo Re

Il Covid in ritirata, a Catania ridotti i posti letto per la pandemia

Giuseppe Bonaccorsi  |
mercoledì 08 Giugno 2022

Intervista al commissario Covid di Catania, Pino Liberti: “Oggi la situazione è migliore, ma è necessario non abbassare la guardia”. E sul suo futuro...

L’ufficio per l’emergenza Covid del commissario Pino Liberti ha dato indicazioni alle aziende ospedaliere per procedere alla diminuzione dei posti letto riservati alla pandemia, per riconvertirli all’assistenza dei malati ordinari. Si tratta di una notizia importante che segna anche il calo della pressione negli ospedali causata dalla lotta al virus. Ne abbiamo parlato col commissario Liberti.

Pino Liberti
Pino Liberti, commissario Covid per la provincia di Catania

Commissario, alcuni giorni fa avete costituito un ufficio per fare oltre 200mila telefonate in provincia a chi non ha fatto la quarta dose oppure volutamente non si è sottoposto alla conclusione del ciclo vaccinale con la terza dose. Può dirci qual è la situazione attuale?

“Le telefonate che abbiamo cominciato saranno all’incirca 230mila ma c’è un regime di priorità. In primo luogo abbiamo rivolto a nostra attenzione ai 42mila over80 che non hanno ancora fatto la quarta dose e devo dire che alla nostra sollecitazione stanno rispondendo bene e molti anno deciso di farsi vaccinare. Poi ci sono altre 190mila persone che comprendono gli over 60 con patologie che dovrebbero fare la quarta dose più coloro che non hanno completato il ciclo”.

Qual è la situazione della pandemia sul territorio?

“In questo momento abbiamo poco meno di cinquemila positivi sotto monitoraggio, ma oggi non essendoci più l’obbligo del green pass suppongo che i contagi siano molti di più”.

Si tratta nella maggior parte di soggetti asintomatici?

“Quasi tutti asintomatici non direi, ma certo la situazione è nettamente migliorata rispetto al passato tanto che abbiamo ridotto a partire da lunedì i posti letto Covid lasciandone 160 di degenza ordinaria più 13 di rianimazione, più l’area materno infantile. La nuova programmazione ha comportato la riduzione di 20 letti Covid – da 90 a 70 – al Cannizzaro, al Garibaldi di 31 letti, da 86 a 55, mentre al San Marco siamo passati da 67 letti degenza Covid a 35, con un taglio di 32 postazioni letto. Abbiamo anche ridotto le terapie intensive lasciandone a disposizione per la pandemia di 7 a San Marco e 6 al Cannizzaro”.

Avete individuato una soluzione per impedire che chi va in ospedale per altre patologie e risulta positivo al tampone finisca in Malattie infettive?

“Non ci sono attualmente disposizioni per superare questo problema. L’unica soluzione sarebbe il buon senso, ma anche l’organizzazione. Attualmente se un paziente finisce in ospedale per una frattura al femore e risulta positivo finisce in Malattie infettive, ma viene seguito da una equipe dell’ortopedia. Insomma in Malattie infettive si limitano solo alla somministrazione della terapia e al controllo del malato, niente di più. I reparti di pertinenza sono i diretti responsabili del paziente. Se questo è affetto da infarto dipenderà dalla Cardiologia, se è un malato ortopedico dalla Ortopedia e così via… L’assessore Razza ha istituito un tavolo tecnico per seguire le direttive governative necessarie a riportare i malati nei reparti di appartenenza”.

I suoi colleghi esperti sostengono che ad ottobre potrebbe verificarsi una impennata dai casi…

“Non saprei e non vorrei sbilanciarmi perché non dimentico quante volte in passato abbiamo fatto previsioni che poi puntualmente sono state smentite dai fatti. Statisticamente ogni estate si è registrato un vistoso calo dei casi, ma all’arrivo dell’autunno c’è stata una ripresa della curva. Succederà la stessa cosa anche stavolta? Chissà, perché questo virus ci ha sorpreso sempre”.

Il nuovo vaccino adeguato alle varianti quando arriverà?

“Si parla di una nuova dose mirata che arriverà a ottobre, novembre…”.

Il suo ufficio scadrà a fine giugno. Nell’aria c’è una nuova proroga?

“La domanda non va fatta a me, ma al governo regionale. Certo se resto io rimarranno anche i ragazzi del mio ufficio. Credo che ci sia un emendamento nella finanziaria regionale. Si tratta di una decisione che devono prendere gli uffici preposti. Co se rimango sarò felice, ma forse un tantino più felice se me torno in ospedale…”.

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