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Covid, il futuro dell’Asp Messina tra inchieste e denunce

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Covid, il futuro dell’Asp Messina tra inchieste e denunce

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sabato 20 Marzo 2021

Si tratta della triste vicenda della casa di riposo “Come d’Incanto” in cui è scoppiato un focolaio, durante il primo lockdown e che vede oggi 5 indagati

Persero la vita 34 anziani che si spensero uno dopo l’altro, in solitudine e senza alcun aiuto concreto da parte dell’Asp di Messina. Si tratta della triste vicenda della casa di riposo “Come d’Incanto” in cui è scoppiato un focolaio, durante il primo lockdown e che vede oggi 5 indagati.

Da questo momento iniziarono a sollevarsi molteplici critiche sulla gestione della pandemia da parte del direttore generale dell’Asp, Paolo La Paglia; la sua posizione si è ulteriormente aggravata quando nel novembre del 2020 la dottoressa Felicia Laquidara ha mostrato alla stampa la “rianimazione fantasma” dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, per cui l’Asp ha pagato ben 390 mila euro per il noleggio dei letti, rimasti però inutilizzati da marzo, e 43 monitor accessoriati che erano rimasti chiusi negli scatoloni in un deposito.

«Non c’era nessuna rianimazione fantasma in quanto sono state scrupolosamente seguite le direttive dell’Assessorato Regionale Sanità emanate con vari decreti, man mano succedutisi, che in ultimo non hanno più previsto alcun posto di terapia intensiva a Barcellona PG, anche per carenza di dirigenti medici anestesisti; a tal proposito è giusto precisare che il noleggio dei letti è stato proposto all’inizio della pandemia (marzo 2020) dal direttore medico dei presidi di Barcellona PG e Milazzo ed è stato autorizzato dalla direzione sanitaria aziendale pro-tempore – precisa Paolo La Paglia -. La cifra per il noleggio dei letti è un terzo di quella indicata dalla stampa, le attrezzature elettromedicali, per gran parte frutto di donazioni, erano solo temporaneamente depositate a Barcellona e poi sono state destinate».

«Dopo le denunce sindacali e della stampa sulla cattiva gestione dell’emergenza, l’assessorato regionale alla Sanità ha istituito una commissione ispettiva che ha contestato a La Paglia diverse criticità, lui ha poi presentato delle controdeduzioni. Nonostante ciò, il 18 febbraio gli è stato notificato l’avvio di una procedura di decadenza e due giorni dopo è stato sospeso per 60 giorni.

Nei primi 30 giorni La Paglia può presentare altre controdeduzione, siamo in questa fase adesso – riferisce Paolo Calabrò, vicecoordinatore provinciale Uil Fpl – Se le controdeduzioni vengono accettate dall’assessore Razza e dal presidente della Regione Musumeci, in linea teorica La Paglia potrebbe ritornare ad esercitare le sue funzioni, altrimenti decade definitivamente e al suo posto verrà nominato un commissario. In tutto ciò, la Uil ha avuto il merito di denunciare determinate cose che poi sono state appurate da chi aveva l’onere di farlo, attendiamo il termine della procedura con serenità».

Avvio della procedura di decadenza e sospensione

La commissione d’inchiesta, nominata il 17 dicembre dall’Assessorato regionale per la Salute, ha notificato i risultati al manager a fine anno, con la concessione di un primo termine per il deposito di controdeduzioni e osservazioni. Inoltre il 20 gennaio è stata disposta presso l’Assessorato un’audizione con l’acquisizione di ulteriori scritti difensivi.
Pochi giorni dopo, l’assessore Ruggero Razza ha trasmesso la proposta di avvio del procedimento di decadenza di La Paglia al governatore Musumeci, il quale l’ha poi condivisa notificando la contestazione al direttore generale dell’Asp. Infine, il 19 febbraio l’assessore Razza ha sospeso Paolo La Paglia per 60 giorni perché “dall’attualità degli addebiti costituenti l’oggetto dell’avvio del procedimento di decadenza in relazione ad alcune criticità gestionali e organizzative di diretta competenza della governance aziendale; dalla necessità che l’Azienda sia ordinariamente posta nelle condizioni di affrontare in maniera adeguata l’emergenza da Covid-19, tuttora in evoluzione; dall’attenuazione del vincolo fiduciario procedente dall’intervenuto avvio del procedimento di decadenza dalla carica”. La Paglia da parte sua ha presentato un ricorso al Tar contro la sospensione, perché non ritiene che le carenze contestategli siano attribuibili soltanto a se stesso e dichiara a Qds: «Relativamente alle procedure di decadenza e sospensione aspetto, con grande serenità e rispetto delle Istituzioni, la conclusione dell’iter amministrativo». Sulla stessa linea si trova anche il deputato del Pd Pietro Navarra, secondo cui: «la gestione dell’Asp di Messina è stata caratterizzata da una grande disorganizzazione gestionale le cui responsabilità ricadono certamente sul dottore La Paglia, essendone lui il direttore generale. Tuttavia, non può essere considerato l’unico responsabile. L’improvvisazione e i gravi errori nelle scelte gestionali, incuranti delle conseguenze deleterie in termini di risposta ai bisogni assistenziali dei cittadini e di sostenibilità organizzativa ed economico-finanziaria delle strutture sanitarie, hanno, infatti, le proprie origini nelle decisioni prese dai vertici dell’assessorato regionale alla sanità: scarsa, se non inesistente, sinergia con gli altri enti, lentezze spesso ingiustificate nell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali e nell’allestimento di posti letto per pazienti Covid durante la prima ondata; incapacità di allestire una pronta risposta all’emergere della seconda ondata; ritardi nel portare avanti i concorsi e le assunzioni di personale sanitario sia ordinario che straordinario legato all’emergenza epidemica. La scelta, poi, di trasformare in ospedale Covid l’azienda ospedaliera universitaria, il più importante presidio ospedaliero della Provincia, è stata fortemente dannosa per gli effetti prodotti sui cittadini affetti da tutte le altre patologie non-covid che hanno perso il principale punto di riferimento per le loro cure. Infine – afferma ancora Pietro Navarra – le proteste continue degli operatori sanitari, dei cittadini e dei sindaci per la carenza di risorse nei presidi ospedalieri di Lipari, Mistretta e Sant’Agata di Militello non possono essere solo il frutto di una cattiva gestione da parte del direttore dell’Asp, ma rispondono a una logica di sistematica disattenzione del Governo regionale verso il territorio della provincia di Messina. Quindi, responsabilità condivise che però si sono tradotte, come spesso accade, nella ricerca di un capro espiatorio per nascondere l’inesorabile fallimento di una catena di comando che da Palermo si allunga fino a Messina e la sua provincia».

Quale futuro per l’Asp di Messina?

A reggere le fila della situazione, secondo norma di legge, è rimasto il direttore sanitario Bernardo Alagna coadiuvato dal commissario per l’emergenza Covid, quindi Marzia Furnari prima e Alberto Firenze da poco nominato. «Da subito mi sono occupato di seguire la campagna vaccinale e tutti i processi per la costituzione dell’Hub vaccinale in Fiera. Abbiamo collaborato con il commissario per la normalizzazione della situazione epidemiologica nella città di Messina, che adesso è più tranquilla rispetto ai mesi passati. Inoltre, sto cercando di avviare una fase dei concorsi, perché per medici e dirigenti non se ne fanno da anni. Stiamo lavorando con l’ufficio del personale per sbloccare una serie di incarichi e di concorsi, anche questi bloccati da anni. Abbiamo fatto dei tavoli tecnici con le Isole Eolie per ottemperare i punti dell’accordo che l’assessore Razza aveva stipulato ad ottobre – riferisce Alagna – Stiamo anche cercando di normalizzare il lavoro degli uffici, perché la pandemia e le vicende mediatiche che si sono abbattute sull’Asp non hanno reso sereno il clima aziendale. Poi bisogna normalizzare tutte le situazioni di carenza presenti sia nell’area sanitaria sia veterinaria. La situazione gravissima è quella degli anestesisti, ne mancano circa 30, ciò paralizza l’attività chirurgica con conseguenti ricadute negative sulla produzione aziendale e sulla salute generale del cittadino. Una carenza che si è palesata maggiormente con l’emergenza pandemica, infatti, quei pochi anestesisti che avevamo sono stati assorbiti dai reparti Covid. Abbiamo grande bisogno anche di ostetrici e i ginecologi, per cui dovremo provvedere anche qui a rimpinguare l’organico. Allo stato attuale abbiamo assunto un’anestesista e un ostetrico a Milazzo, ma sono qui solo da 4 mesi, adesso sto cercando di risolvere le questioni prioritarie in concerto con l’assessorato alla Salute». Infine, i militari della Guardia di Finanza, proprio ieri sono andati nella sede dell’Asp per rilevare altra documentazione su richiesta della procura di Messina, in merito ai problemi avuti con il direttore amministrativo e la fornitura di energia elettrica. Il futuro dell’Asp appare, quindi, ancora incerto ma le risposte, ormai, arriveranno a breve.

Sonia Sabatino

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