Secondo il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio servono urgentemente "misure shock" per salvare i negozi e il made in Italy
“Una scelta che rischia di affondare l’intera filiera, in un momento cruciale per il settore”. Così Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, commenta le notizie di un ritorno in fascia rossa per la Lombardia, la Sicilia e la Provincia autonoma di Bolzano scuotono la capitale della moda, nel primo giorno di una Milano Fashion Week in edizione virtuale.
“I saldi – aggiunge – sono partiti con il freno tirato per le forti apprensioni degli operatori alle prese con uno slalom di paletti e aperture a geometria variabile e la dilagante confusione generata dai decreti anche nei consumatori. Il 91% delle imprese intervistate evidenzia un preoccupante decremento delle vendite, con sei imprese su dieci che dichiarano un calo tra il 50 e il 90%”.
Borghi (Federmoda): “Ripercussioni anche sul made in Italy”
“Dopo aver perso quella marginalità di sussistenza nel pieno della stagione – prosegue Borghi – per cause dovute certamente al minor reddito disponibile dei consumatori; all’eccessivo utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato; alla totale assenza dello shopping tourism; al venir meno delle occasioni d`incontro di lavoro e nel privato (pranzi, cene, feste, cerimonie, cinema, teatri, musei, “Prima della Scala”, piscine, palestre, ecc), perdiamo ora anche la liquidità dei saldi che permette ai negozi di effettuare gli ordini alla produzione per le collezioni autunno/inverno 2021/2022, con ovvie ripercussioni sulla manifattura e sul made in Italy“.
“Per evitare l’apocalisse del retail della moda – conclude Borghi – servono misure shock per sostenere in modo concreto la continuità dei negozi attraverso un contributo sull’effettiva perdita di fatturato e per la rottamazione dei magazzini con un credito di imposta pari al 60% del valore di acquisto delle merci invendute”.