Con Covid meno ricoveri per infarto e interventi tumore al seno - QdS

Con Covid meno ricoveri per infarto e interventi tumore al seno

Con Covid meno ricoveri per infarto e interventi tumore al seno

mercoledì 15 Dicembre 2021

Il dato emerge dal Programma Nazionale Esiti (PNE) 2021, relativo ai dati 2020, sviluppato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas)

Forte calo dei ricoveri per infarto e degli interventi chirurgici per tumore al seno durante il 2020 per effetto della pandemia di Covid-19. Il dato emerge dal Programma Nazionale Esiti (PNE) 2021, relativo ai dati 2020, sviluppato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

I ricoveri urgenti

Per quanto riguarda i ricoveri urgenti, evidenzia il rapporto, si registra una ulteriore riduzione rispetto al trend in atto per l’infarto miocardico acuto, “con un decremento direttamente attribuibile alla congiuntura pandemica stimabile intorno al 12% (valore corrispondente a circa 15 mila ricoveri in meno rispetto all’atteso)”. Tra le ipotesi in grado di spiegare tale riduzione di ricoveri per infarto, spiega Agenas, vi è una “possibile diminuzione dell’incidenza di eventi cardiovascolari, in conseguenza della diminuita esposizione durante il lockdown a fattori scatenanti quali l’inquinamento atmosferico e lo stress fisico. Inoltre, potrebbe aver pesato anche un minore ricorso all’assistenza ospedaliera da parte dei pazienti con quadri clinici più lievi, come dimostrerebbe il leggero aumento della mortalità a 30 giorni dall’evento acuto (+1%)”.

Interventi di chirurgia oncologica

Nel 2020, riduzione anche degli interventi di chirurgia oncologica. E’ il caso del tumore maligno della mammella che lo scorso anno ha subìto una riduzione dell’ospedalizzazione pari al 10% rispetto all’anno precedente. Se si tiene conto del trend in aumento prima della pandemia, tale riduzione corrisponde a circa 7 mila ricoveri in meno rispetto all’atteso. Analoga riduzione si è registrata a carico della frattura del collo del femore (-8%), pari a circa 7.200 ricoveri chirurgici in meno, da addebitare con ogni probabilità a una minore incidenza di traumatismi a seguito della bassa mobilità della popolazione durante il lockdown. A fronte di ciò, rileva il rapporto, non si è registrato un peggioramento significativo dell’assistenza garantita ai pazienti ricoverati in urgenza. Ad esempio, la proporzione di angioplastica effettuata in pazienti con infarto entro 2 giorni è rimasta pressoché invariata nel periodo 2019-2020. Analogamente, la proporzione di anziani ultrasessantacinquenni con frattura del collo del femore trattati chirurgicamente entro 2 giorni non presenta nel biennio riduzioni significative.

Interventi non urgenti

Diversamente, durante la pandemica tutta la chirurgia elettiva – ovvero non di urgenza – ha subito una marcata riduzione. Ad esempio, gli interventi di protesi d’anca, in continuo aumento per tutto il periodo pre-pandemico, ha fatto registrare nel 2020 una forte contrazione dei volumi intorno al 18% (valore corrispondente a circa 21 mila ricoveri in meno rispetto all’atteso). L’impatto non è stato uniforme sul territorio nazionale: in particolare, la riduzione degli interventi è stata più accentuata al Nord (-21%), dove la prima ondata si è abbattuta con maggiore virulenza, e meno nel Centro-Sud (-10%).

Inoltre, la riduzione è stata maggiore nelle strutture pubbliche (-21%) rispetto a quelle private (-11%), segno, rileva il rapporto PNE, “di una ripresa avviata proprio nel settore privato, in una prospettiva di cooperazione con il pubblico (ad esempio attraverso forme di delocalizzazione), per il recupero delle prestazioni elettive non effettuate durante il lockdown”.

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