Il 118 segnala in alcune regioni il fenomeno delle ambulanze in fila. Sembra di essere tornati al Natale scorso, con posti letto al dieci per cento. Ma, grazie ai vaccini, la situazione è meno grave
I pazienti Covid ricoverati nei reparti ospedalieri di medicina interna sono in aumento ma la situazione non è drammatica come nel Natale scorso.
Infatti , grazie soprattutto all’ampia percentuale di vaccinati, i casi sono meno gravi, come rilevato dai dati.
Eppure le criticità cominciano ad emergere, sia perché i numeri sono in crescita, sia perché i pazienti Covid tolgono spazio ai malati cronici.
I dati del monitoraggio quotidiano dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) dicono che al livello nazionale sale al dieci per cento la percentuale dei posti letto occupati da pazienti con Covid nei reparti ospedalieri di area medica.
Non solo, dal 118 nazionale arriva l’allarme per le ambulanze che in alcune regioni sono costrette a mettersi in fila davanti ai pronto soccorso in attesa che i pazienti vengano presi in carico.
Di fatto, con la stagione invernale i casi di febbre e difficoltà respiratorie acute sono in netto aumento e tra sintomi dell’influenza e sospetto Covid serve una valutazione ospedaliera in tempi brevi.
E i pazienti non possono certo aspettare parcheggiati in ambulanza.
Intanto, secondo i dati dell’ultimo bollettino del Ministero della Salute, i positivi al virus sono 9.503 (contro i 15.021 del giorno prima) riscontrati su 301.560 i tamponi molecolari e antigenici.
Il tasso di positività è al 3,1%, in aumento rispetto al 2,9% precedente, con 92 vittime in un giorno.
Sacrificato spazio per i pazienti cronici
Dario Manfellotto, presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi) osserva: “Nonostante l’effetto vaccini abbia portato a una riduzione dei casi più gravi, purtroppo iniziano a vedersi anche le prime criticità per i ricoveri di pazienti cronici, il cui spazio viene sacrificato”.
Il rischio di Covid grave che si osserva in queste settimane “è decisamente più basso rispetto ad altre ondate e sono in genere pazienti che possono esser dimessi rapidamente”, aggiunge Manfellotto.
Non di rado, capitano però, “pazienti ricoverati per altri motivi, che avevano un’infezione da Covid non ancora rilevabile con il tampone fatto all’ingresso in ospedale, e che si sono poi positivizzati successivamente. Questi pazienti devono restare a lungo in ospedale, richiedono isolamento in stanze singole, in alcuni casi il trasferimento in reparti Covid. Di qui la necessità di aprire, in molti reparti di medicina, ‘zone grigie’ dove collocarli”.
“Tutto questo – aggiunge Manfellotto – sta portando in alcuni casi a pesare sui ricoveri dei malati cronici, ovvero di persone che soffrono di malattie cardiovascolari, respiratorie o diabete”.
L’Ema e il tocilizumab
Per quanto riguarda le cure ai malati di Covid, ieri l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha segnato un ulteriore passo avanti raccomandando di estendere l’indicazione di tocilizumab per includere il trattamento degli adulti con forme di Covid-19 grave, che stanno ricevendo un trattamento sistemico con corticosteroidi e richiedono ossigeno supplementare o ventilazione meccanica. (ANSA).