alla luce di quanto detto da Musumeci, si rischia di arrivare a Palermo zona rossa per quasi un mese, con città come Partinico e Borgetto che rischiano il "lockdown" per più di 30 giorni
Un déjà vu, come tanti ce ne sono stati, e tanti altri ce ne saranno, nel corso di questa pandemia, che sta iniziando a diventare tanto, troppo lunga. La celebre e abusatissima “luce in fondo al tunnel”? Se si vede, diciamo che è ancora tenue.
Quando ieri il presidente della Regione Nello Musumeci, in una drammatica conferenza stampa a Catania, ha annunciato che sì, la Sicilia rischia (un’altra volta) la zona rossa, a qualcuno deve essere partita in testa “Ancora tu” di Lucio Battisti (“Ma non dovevamo vederci più?”).
«Quello che mi preoccupa è la Sicilia perché il dato che abbiamo registrato in provincia di Palermo ci fa preoccupare anche per il resto dell’Isola. Abbiamo un Rt di oltre 1,22 e il tetto massimo è 1,25. E’ facile pensare che se la situazione nel Palermitano dovesse ritrovarsi in almeno due, tre province della Sicilia, noi saremo costretti a chiudere», ha detto Musumeci.
IL CASO PALERMO
Ecco, Palermo. Martedì si è partiti da “zona rossa, sì, ma solo per una settimana”. Si è arrivati a venerdì a “zona rossa tutta la provincia, Palermo compresa, fino al 22”.
Adesso, alla luce di quanto detto da Musumeci ieri, si rischia di arrivare a Palermo zona rossa per quasi un mese, con città come Partinico e Borgetto (in provincia) che rischiano il “lockdown” per più di un mese. Perchè?
Perchè in pochi dubitano che la Sicilia in zona rossa ci tornerà, e anche presto. I dati non sono ancora come quelli di inizio gennaio, quando ci fu la “chiusura” dell’Isola, ma hanno lo stesso trend di crescita.
Il 10 gennaio nella Regione c’erano 1733 contagi, 1473 in ospedale (208 in intensiva), ieri i nuovi casi sono stati 1229 (ma venerdì erano più di 1500), con 1316 in ospedale (164 in intensiva).
E’ chiaro pero’ che ancora il “peso” di quanto avvenuto a Pasqua e Pasquetta deve arrivare sui contagi, come non ha nascosto Musumeci ieri. In una sorta di remake natalizio. Tale e quale. Per la serie: la lezione non era stata assimilata bene, diciamo.
Dunque, se tutto questo dovesse avvenire, con un Rt già a 1,22 (al limite), non è difficile immaginare una Sicilia “in rosso” già il 19 aprile. Il che significa: almeno due settimane in “lockdown” (così dicono le regole), dunque di riaperture se ne riparlerebbe il 3 maggio.
Plausibile? La possibilità c’è. E questo scenario, ad oggi, è tutto fuorchè fantascienza. Anche perchè in un’altra provincia, Caltanissetta, la zona rossa non sta funzionando molto.
E quando più di 40 comuni in Regione sono già “in lockdown”, capoluogo compreso, le prospettive non sono proprio incoraggianti.
In più, e non è poca cosa, l’assessorato alla Sanità per ora è senza padrone. Musumeci è “ad interim” e non vuole sentire parlare di un sostituto a Razza. Anche perchè spera, sotto sotto (nemmeno troppo a dire il vero) che l’inchiesta dei falsi dati Covid si risolva in una bolla di sapone e che il suo braccio destro possa tornare in sella.
Il Governatore, ieri, in conferenza stampa, ha difeso con le unghia e con i denti l’operato fin qui della sua squadra. Le opposizioni pero’ parlano ormai di “dati forniti a casaccio”, soprattutto dopo i 258 morti e 6000 guariti aggiunti venerdì.
L’IRA DEI COMMERCIANTI
Palermo in zona rossa per quasi un mese significherebbe molti negozi chiusi per un lungo periodo.
Già nei giorni scorsi la Confcommercio Palermo aveva attaccato a testa bassa il provvedimento restrittivo, arrivando persino a dire che “non credevano ai dati forniti”. Anche perchè dall’altra parte, dal Comune, ne arrivavano di altri. Il caos nel caos.
La presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio convocherà la prossima settimana la giunta provinciale della categoria che delibererà in merito a tutte le iniziative da intraprendere a tutela dei propri associati, che stanno subendo danni catastrofici, e per “riaprire”.
“Riaprire deve essere la parola d’ordine – dice la Di Dio -, il primo nostro obiettivo ma con misure davvero utili al contenimento del contagio. Chiediamo un cambio radicale di passo per le misure di contenimento del virus che, così come sono, non solo sono inique perché colpiscono immotivatamente solamente alcune categorie, ma anche illogiche e inutili. Subiamo danni senza motivo, dopo un anno siamo messi addirittura peggio”.
Vedremo adesso dopo le parole di Musumeci, che comunque ha già detto di non guardare niente e nessuno, non subendo il peso delle richieste e delle categorie.
Il Governatore sa, però, che con le nuove regole lui puo’ fare ben poco, in un senso o nell’altro: se l’rt della Sicilia sarà certificato sopra l’1,25, così come i 250 attuali positivi ogni 100 mila abitanti per Palermo, la zona rossa scatterà. Che lui voglia o no, con i numeri comanda Roma.