Covid, Tusa zona rossa da venerdì ma scoppia la polemica - QdS

Covid, Tusa zona rossa da venerdì ma scoppia la polemica

Covid, Tusa zona rossa da venerdì ma scoppia la polemica

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mercoledì 28 Aprile 2021

"Ancora una volta la politica fa un passo indietro, affidandosi esclusivamente a stupidi indici di carattere numerico", dice il sindaco Miceli

Da venerdì 30 aprile a mercoledì 12 maggio – è stata disposta la “zona rossa” per Tortorici nel Messinese e Serradifalco, in provincia di Caltanissetta, e anche a Tusa, sempre nel Messinese, ed è proprio in quest’ultimo paese che è scoppiata la polemica per una scelta della Regione, a dire loro, sbagliata.

“Apprendo con stupore, dagli organi di stampa, ovviamente prima, e dall’Ufficio di Presidenza della Regione, poco dopo, che il comune di Tusa è stato posto in zona rossa, poiché, come si evince da una nota dell’Asp di Messina, risulta superato l’indice di contagi previsto di 250 casi ogni 100.000 abitanti, essendo il nostro 6,7 casi settimanali.

Ancora una volta la politica fa un passo indietro, affidandosi esclusivamente a stupidi indici di carattere numerico, assolutamente privi di senso nei piccoli centri, laddove è agevole individuare e tracciare i contatti”, dice il sindaco di Tusa Luigi Miceli.

“Ormai da tempo, anche la politica finisce col piegarsi alle ragioni dell’auto difesa, in termini drammaticamente pilateschi, omettendo di assumersi le responsabilità connesse al ruolo che i cittadini le hanno affidato. – prosegue – Si preferiscono i freddi numeri, da sventolare davanti all’eventuale inquisitore di turno, piuttosto che la concretezza delle realtà territoriali. Un mondo da cui mi sento estraneo, che non appartiene al mio modo d’essere e al mio stile di vita. Rimarrò in prima linea solo fino a quando sarà necessario”.

“Con una nota inviata al presidente della Regione e, per conoscenza, al commissario ad acta per l’emergenza Covid per l’Area Metropolitana di Messina, avevo manifestato l’idoneità delle prescrizioni in vigore in Sicilia per la zona arancione. – conclude – Ciò in ragione del fatto che il plesso scolastico frequentato da tre ragazzi positivi non svolge attività in presenza e che, inoltre, la metà dei soggetti contagiati (8 su 16, secondo l’Asp i positivi sarebbero 13) appartiene a due nuclei familiari, tra loro legati da un diretto vincolo di parentela”

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