Covid, vaccinandoci tutti diventerà come l'influenza - QdS

Covid, vaccinandoci tutti diventerà come l’influenza

redazione web

Covid, vaccinandoci tutti diventerà come l’influenza

domenica 18 Luglio 2021

Lo sostiene Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico. Secondo il quale il Green pass è un buon compromesso e l' impostazione del premier francese Macron è condivisibile

Non bisogna pensare che tutto sia finito, ma “correre a vaccinarsi se non lo abbiamo ancora fatto: essere accorti nei comportamenti e nel programmare le nostre vacanze per non esporci al rischio di ritrovarsi in situazioni difficili da gestire”.

Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico.

“L’esperienza di Paesi dove la variante Delta ha preso a diffondersi un mese prima dell’Italia – ha spiegato – ci indica che il Covid potrebbe essere declassato a un’influenza con un semplice gesto se tutta la popolazione si sbrigasse a vaccinarsi. Il rischio di piangere altri morti diventerebbe insignificante”.

Abbiamo sempre “2,4 milioni di over 60 scoperti, il 15%. Sono un grande problema in effetti. Il 98% dei decessi riguardano queste fasce d’età” ha spiegato.

Abrignani è per l’obbligo vaccinale “ma ci vorrebbe una legge ad hoc che porterebbe con sé polemiche infinite. Invece serve compattezza”.

“Ecco allora – ha affermato – che una forma di obbligo indiretto come lo strumento della certificazione verde appare un buon compromesso. Non c’è coercizione però se vuoi partecipare a eventi e occasioni pubbliche devi munirti del biglietto”.

L’immunologo condivide “l’impostazione del presidente francese Macron. Da noi bisognerà ispirarsi a quel modello”.

Comunque nelle terapie intensive e nei reparti di medicina “la situazione è sotto controllo. Ci aspettiamo un tasso di letalità 10 volte inferiore rispetto a quando i vaccini non erano disponibili. Il 55% degli italiani ha ricevuto almeno una dose e il 38% ambedue. L’età media dei contagiati si è abbassata sotto i 30 anni. Nei giovani i casi di malattia grave e complicanze sono estremamente rari”.

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