Crisi d’impresa, un ruolo importante per la Cciaa - QdS

Crisi d’impresa, un ruolo importante per la Cciaa

Chiara Borzi

Crisi d’impresa, un ruolo importante per la Cciaa

martedì 28 Gennaio 2020

Il testo del nuovo Codice, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 14 febbraio 2019, entrerà in vigore il 15 agosto 2020. Della riforma, orientata a una maggiore collaborazione tra gli Enti, si è discusso in un convegno a Catania

CATANIA – Parlando di crisi d’impresa sembra esistano due “Italie giudiziarie”, ma l’ingresso della riforma punta ad unificare l’approccio a questa complicata fase della vita aziendale.

Il testo del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 14 febbraio 2019 ed attende l’entrata in vigore per il 15 agosto 2020. Il tempo stringe, non solo per gli imprenditori che dovranno se necessario rivedere il proprio approccio all’educazione finanziaria, ma anche per tutti i professionisti che orbitano intorno alla fattispecie: giudici, avvocati, consulenti.

Si è svolto a Catania nel week end 24-25 gennaio una due giorni d’incontri incentrati proprio sulla riforma della crisi fallimentare.

Si è parlato di compenso previsto ai professionisti, condizioni che sembrano non far “dormire sonni tranquilli” ai consulenti. “Il legislatore riconosce il 75% del compenso a risultato raggiunto, questo viola il principio dell’obbligazione dei mezzi, ci penalizza – ha evidenziato l’avvocato Lorenzo Romano del Foro di Catania – Al contrario avere la certezza del pagamento garantirebbe qualità e la professionalità di chi esercita”.

La riforma chiede un cambiamento dell’organizzazione degli uffici delle procure e maggiore collaborazione tra gli enti istituzionali coinvolti. Un gioco di primo piano lo avranno le Camere di Commercio di tutta Italia.

“Ho scritto spesso alla Camera di Commercio, ma per risposta ho avuto il silenzio”, ha dichiarato il presidente della sezione imprese e procedure concorsuali del Tribunale di Catania Mariano Sciacca, mentre uno stretto rapporto di dialogo con la Camere di Commercio sembra esserci a Milano, dove la procura può contare sulle informazioni fornite dall’ente.

“A Nord la Camera di Commercio si è posto il problema e ha individuato una soluzione – ha dichiarato da Catania Alida Paluchowsky, presidente della sezione concorsuale al Tribunale di Milano – quest’organo ha un ruolo fondamentale nella gestione della precrisi. A Milano la rete tra la Camera, il tribunale e gli ordini professionali ha portato alla segnalazione di 5 mila imprese. Grazie all’utilizzo dei software di condivisione dei dati in due anni abbiamo rintracciato 11 mila imprese che avrebbero dovuto procedere alla nomina di un componente dell’organo di controllo. Le aziende che non si svelano non rimarranno più in un limbo, serve capire che l’allerta è un aiuto prima che si finisca davanti alla sessione fallimentare.

Per questo è necessario investire sulla formazione di quest’organo e sulla formazione di chi ne fa parte, anche pensando al problema compensi”.

Il lavoro da fare è lungo perché sono è stata lasciata come “lettera morta” parte degli elementi esistenti della precedente legislazione.

“C’è tanto lavoro da recuperare – ha spiegato il sostituto Procuratore della Repubblica di Catania Fabio Regolo – perché alcuni elementi contenuti nella legge fallimentare del 1942 sono rimasti inapplicati. Serve dare impulso e uniformità all’attività degli uffici della Procura, raccogliere dati per due norme in particolare: l’articolo 236 e l’articolo 238 della legge fallimentare, cioè quelle che prevedono l’istituzione del concordato preventivo e l’esercizio dell’azione penale per reati in materia di fallimento. Se avessimo lavorato per tempo non saremmo così allarmati dalla prospettiva dell’attuale riforma”.

Twitter: @ChiaraBorzi

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