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L’Ue in crisi e il filo che collega Trump e Putin. Claudio Gatti al QdS: “Una seria minaccia”

L’Ue in crisi e il filo che collega Trump e Putin. Claudio Gatti al QdS: “Una seria minaccia”
Bandiera dell’Unione Europea. Credits: Manzonetto, da Imagoeconomica

Il giornalista Claudio Gatti spiega al QdS i potenziali comuni interessi di USA e Russia nell’indebolire l’Ue.

La crisi economica, poi la pandemia, il trionfo delle ultradestre e le sconvolgenti guerre in Ucraina e a Gaza. Il nuovo millennio, in particolare l’ultimo quinquennio, ha visto l’Ue – tra i principali e più determinanti attori della scena globale – attraversare una crisi di legittimità e potere senza precedenti. Valori fondanti come democrazia, pluralismo e non discriminazione – seppur non del tutto scomparsi – hanno subìto un importante attacco, a vantaggio di princìpi ben diversi fondati su sovranismo e ricerca di iper-sicurezza. In questo contesto, l’asse che lega l’amministrazione Trump negli USA e la Russia di Putin – disseminato da una serie di meno note ma fondamentali “quinte colonne” sovraniste – rappresenta una minaccia costante per la sopravvivenza dell’Europa come l’abbiamo storicamente conosciuta e si prepara a consolidare un nuovo ordine globale.

Di un “asse occulto” tra Usa e Russia hanno parlato, in un recente articolo per Dataroom (Corriere della Sera), Milena Gabanelli e Claudio Gatti, ricostruendo la recente evoluzione dello scenario internazionale e il potenziale comune interesse del fronte trumpiano e di quello putiniano nello smantellare – o quantomeno delegittimare – l’Unione Europea. Su QdS.it interviene – per affrontare l’argomento e presentare la propria tesi – uno dei due autori dell’approfondimento, il giornalista d’inchiesta Claudio Gatti.

Crisi dell’Ue e gli interessi dell’asse USA-Russia

Russia e USA – due Paesi con una storia e sfere d’influenza storiche assai diverse – potrebbero avere molti più interessi comuni di quanto sembri. A cambiare visibilmente le carte in tavola in un’Europa alle prese con il caos Ucraina – spiega Claudio Gatti – è stato il ritorno di Trump alla Casa Bianca, che ha avviato “un cambiamento dell’ordine mondiale”. Il tycoon, il suo slogan MAGA (“Make America Great Again”) e la sua ideologia nazional-conservatrice hanno generato un unicum nella storia statunitense recente, cambiando anche i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Analizzando la svolta rappresentata da Trump, Gatti afferma: “L’ideologia MAGA di Donald Trump ha molto poco in comune con quella dello storico ‘fronte conservatore statunitense‘, che in epoca moderna è stato rappresentato da figure quali Richard Nixon, Ronald Reagan, George Bush Senior, George Bush Junior e Dick Cheney. A mio parere, ha molto più in comune con George Wallace, il governatore dichiaratamente razzista dell’Alabama; con Joe McCarthy, mente e artefice del maccartismo; Charles Lindbergh, l’aviatore filo-nazista famoso per aver compiuto la prima trasvolata solitaria e senza scalo dell’Oceano Atlantico; e, ancora più indietro nel tempo, con Jefferson Davis e gli altri secessionisti sudisti”.

“Seppur in un’ottica di supremazia economica, militare e politica, il fronte conservatore tradizionale americano non vedeva nell’Europa unita un avversario, o addirittura un nemico. Tant’è che la riunificazione della Germania fu fortemente sostenuta dall’amministrazione di George H.W. Bush. Wallace, McCarthy, Lindbergh e Davis non riuscirono mai a prendere il potere. Trump ci è riuscito, e la svolta da lui impressa è, a mio giudizio, unica ed epocale“.

Trump e Putin – per Gatti “hanno il comune interesse ideologico (oltre che economico) a indebolire l’Unione Europea e costituiscono una seria minaccia perché si servono delle stesse quinte colonne nazional-sovraniste e post-fasciste per indebolirla o addirittura smembrarla (a soffiare sulla crisi di legittimità dell’Unione Europa sono proprio quelle quinte colonne)”. Si tratta di una minaccia che il giornalista definisce “esistenziale” e che non corrisponderebbe a quella di altri attori che, a fasi alterne, sono presentati come potenze economiche e militari antagoniste dell’Ue come Cina e Iran.

L’impatto della guerra in Ucraina

Se parliamo di asse USA-Russia e crisi dell’Ue, è impossibile non menzionare un “campo di battaglia” fondamentale: la guerra in Ucraina. Dalle sorti del conflitto e dalle complesse trattative di pace deriverà, a prescindere da tempistiche ed esito, un nuovo ordine globale. E un nuovo ordine europeo.

Claudio Gatti sottolinea come la rielezione di Trump abbia rappresentato uno spartiacque nella storia della nuova fase del conflitto russo-ucraino iniziata nel 2022. “Quando Putin ha scatenato sull’Ucraina la forza distruttiva delle sue truppe neo-zariste, alla Casa Bianca c’era un’amministrazione che aveva fatto di tutto per impedire che ciò avvenisse (fino a mettere a rischio le proprie capacità di intelligence avvertendo Putin che le sue intenzioni erano conosciute). E la prima reazione di Biden all’invasione russa è stata di offrire asilo politico, non armi, a Volodymyr Zelensky. Solo con grande cautela, Biden ha poi sostenuto la resistenza militare ucraina. Chi dice che l’Ucraina stia combattendo ‘una guerra per procura americana’ ignora o manipola i fatti – spiega -. Se gli ucraini ancora resistono non è perché sono armati da americani o europei, bensì perché non vogliono rinunciare all’indipendenza e alla sovranità territoriale che Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna si erano impegnati a rispettare con il Memorandum di Budapest del 1994 (quando, in cambio, cedettero le proprie armi nucleari a Mosca)”.

Le sorti dell’Ucraina, adesso, dipendono anche dal delicato e articolato piano di pace progettato da Trump. Tra le questioni più spinose, al centro del dibattito che ha visto protagonista – oltre agli Stati direttamente coinvolti e agli USA – anche l’Ue, c’è la gestione dei territori. “Se ora si premiasse l’aggressore costringendo l’aggredito ad accettare l’amputazione del proprio territorio e le limitazioni alle sue capacità di difendersi da futuri attacchi, significherebbe tornare definitivamente ad antiche logiche di potere – e potenza – che nel XX secolo hanno portato alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale”, è l’opinione di Gatti.

Le prospettive future

Dalla vicenda russo-ucraina, l’Ue uscirà inevitabilmente cambiata. Lo è già. Si prepara un nuovo equilibrio mondiale e cosa accadrebbe se l’ipotizzato “asse occulto” Russia-USA prima menzionato riuscisse nel suo intento di indebolire l’Europa è difficile da prevedere. A tal proposito, Gatti commenta al QdS: “Può l’Unione Europea opporre resistenza all’ideologia e alle logiche di potere trumpian-putiniane, o addirittura offrire un’alternativa? È difficile. Anche perché molti cittadini europei continuano a rispondere all’ansia creata da globalizzazione, de-industrializzazione, Covid, e sfide tecnologiche chiudendosi nei rispettivi gusci tribal-nazionalisti – quegli stessi gusci che piacciono tanto a Trump e a Putin”.

Chi è Claudio Gatti

Il QdS ringrazia Claudio Gatti (qui il profilo) per l’intervista. Il giornalista investigativo vive da 47 anni a New York, collaborando con prestigiosi quotidiani italiani e internazionali. Il 7 novembre Fuoriscena ha pubblicato il suo ultimo libro (Noi, il popolo. Terre dei nativi. Lavoro dei neri. Libertà dei bianchi).

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