Croazia in UEM, ma dopo 22 anni - QdS

Croazia in UEM, ma dopo 22 anni

Carlo Alberto Tregua

Croazia in UEM, ma dopo 22 anni

venerdì 06 Gennaio 2023

Per Serbia e Ucraina 15 anni

E così la Croazia è stata ammessa al club dell’Unione Economica e Monetaria, per cui dallo scorso primo gennaio, in quel Paese di quasi quattro milioni di abitanti, le transazioni si effettueranno con l’euro e non con la vecchia moneta nazionale.
Sono così diventati venti su ventisette i Paesi che aderiscono alla Moneta unica; gli altri sette non vengono ammessi perché non hanno ancora raggiunto i parametri economici utili per la loro promozione.

Per la stessa Croazia, l’iter ha avuto bisogno di un percorso non breve, anzi lungo ventidue anni. C’è da augurarsi che gli altri sette Paesi corrano per mettersi in linea con quanto richiesto dall’UEM, così da potere diventare membri dell’Euro.
Ma questo non sarà facile in quanto dovranno mettere in ordine i propri conti e, per conseguenza, essere in linea con il tasso di sviluppo, da un canto, e con il Pareggio di bilancio prescritto dall’Accordo, dall’altro, in base al quale non è consentito l’indebitamento oltre il sessanta per cento del rapporto fra Debito e Pil.

Alla luce di questi fatti e di questi tempi, sorprendono le dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von ver Leyen, che ha detto che l’ammissione dell’Ucraina nell’Unione Europea può avvenire in tempi ragionevoli. Si è scordata che la Serbia non riesce a entrarvi nonostante abbia chiesto di essere accettata quasi quindici anni fa.
Quindi perché raccontare panzane all’opinione pubblica quando i fatti dicono cose opposte? La ragione è probabilmente che gli Stati Uniti e alcuni potentati europei hanno dichiarato guerra economica alla Russia perché si sono spaventati della sua crescita e della sua azione combinata con la stessa Unione Europea.

Quei soggetti hanno pensato bene (per loro) di far nascere una guerra nel cuore dell’Europa così da depauperare fortemente l’economia russa e creare una zona distrutta come quella ucraina, in modo da cominciare a inviare risorse di ogni genere (soprattutto armi) per aumentare fortemente il loro business.
Si tratta della solita vecchia storia, che abbiamo sentito numerose volte, secondo cui il più forte cerca di prevaricare il più debole.

Che si tratti di una panzana la discussione portata sui media dell’ingresso dell’Ucraina nell’Europa, è nei fatti.
Come è noto, la richiesta di adesione comporta l’obbligo per il Paese richiedente di raggiungere determinati livelli economici (produzione di ricchezza, occupazione, tasso infrastrutturale), nonché di essere in linea con i sistemi della Cosa Pubblica fra cui quello giudiziario, fiscale, concorrenza e Pubblica amministrazione, per non parlare del tasso dell’istruzione e del buon funzionamento delle Università.

Se tutti i parametri indicati non sono in linea con quelli medi europei, una nazione non può entrare nell’Unione, solo dopo questo passaggio si può entrare nell’area Euro. In questo caso, il Paese richiedente deve soggiacere a ulteriori esami, cioé avere i parametri finanziari allineati a quelli europei.
Da quanto precede, si deduce la falsità della comunicazione al riguardo e, per conseguenza, le cattive intenzioni che l’hanno generata. Molto male, perché l’informazione dovrebbe essere completa e obiettiva, non parziale e falsa, come quella di cui parliamo.

È risolvibile in questo nuovo anno la guerra russo-ucraina? Impossibile rispondere, perché gli interlocutori sono diversi al di fuori dei due contendenti. In primo luogo, gli Stati Uniti, che l’hanno provocata, e in secondo luogo alcuni soggetti collettivi europei, servi degli Stati Uniti, che l’hanno assecondata.

Vittima di tutto questo è il Popolo ucraino, che sta soffrendo le pene dell’inferno perché in buona parte vive nelle stazioni metropolitane, non può andare a lavorare, non può mandare i figli a scuola, non può lavarsi come si deve, subisce il freddo e tante altre privazioni di cui deve ringraziare il suo presidente, il “bravo” Volodymyr Zelensky, ottimo attore che sta recitando bene la sua parte (pro domo sua).
“Finché c’è guerra c’è speranza”, recita un vecchio proverbio. Finché c’è guerra i soldi arrivano. Ebbene, sono più quelli che hanno interesse ad alimentare la guerra che altri ad eliminarla. Evviva la Pace!

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017