Cybercrimini, spaccio di droga e grandi eventi: ecco come la criminalità rilancia i propri affari - QdS

Cybercrimini, spaccio di droga e grandi eventi: ecco come la criminalità rilancia i propri affari

redazione

Cybercrimini, spaccio di droga e grandi eventi: ecco come la criminalità rilancia i propri affari

Giulia Biazzo  |
mercoledì 10 Luglio 2024

Direzione investigativa antimafia nazionale: gli interessi delle mafie dal web al Pnrr, passando per Olimpiadi e Giubileo

ROMA – Empatia e mafia, due parole che insieme sono stonate. Eppure: le mafie dimostrano empatia verso le comunità di cui fanno parte. Questo emerge dalla relazione Dia (Direzione investigativa antimafia) del primo semestre 2023, pubblicata qualche settimana fa. La premessa del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolinea un approccio di prossimità tra le mafie e i territori. Piattaforme crittografate, investimenti Pnrr e grandi eventi sono materia di studio – e quindi di strategia – dei mafiosi nelle città in cui investono. Così i criminali si evolvono con l’evolversi dell’economia e delle tecnologie. E, così, nuove opportunità e strumenti all’avanguardia ingrossano i loro affari.

Prossimità, quindi, anche nello spazio digitale. Dark web e piattaforme crittografate sono, infatti, i nuovi strumenti rapidamente diffusi tra narcotrafficanti e pusher per i traffici di droga. E su questo, pare, che la cattura di Matteo Messina Denaro sia stata determinante: il vecchio che muore e il nuovo che si fa spazio. Secondo il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, infatti: “La cattura di Matteo Messina Denaro e il dissolvimento di una rete di protezione affidata ai pizzini, chiude simbolicamente un’epoca. Sono ancora sistemi raffinati e profondi che, peraltro accanto ai pizzini, hanno imparato a governare i mercati che si reggono sulle reti digitali”.

Le tecnologie digitali “il cardine organizzativo delle reti criminali, non solo quelle mafiose”

Sono infatti le tecnologie digitali, precisa ancora il procuratore, “il cardine organizzativo delle reti criminali, non solo quelle mafiose. Rappresentano un moltiplicatore della capacità operativa criminale. In generale le organizzazioni criminali mafiose vivono nel cyberspace e lo piegano a fini più diversi”.

Un esempio esplicativo di questo meccanismo, menzionato nella relazione semestrale della Dia, è l’operazione “Hello bross” della Procura distrettuale antimafia del capoluogo abruzzese, sviluppata in 14 province italiane. Un sodalizio di tipo mafioso di cittadini nigeriani, aderenti al culto Black axe si era specializzato – tra le altre cose – in frodi informatiche. Tra i numerosi reati rientranti nel cybercrime, una particolare forma di truffa informatica: l’acquisto di bitcoin con i quali venivano poi reperiti, nel mercato del darknet, i numeri delle carte di credito clonate che venivano a loro volta utilizzate per comprare sui siti e-commerce numerosi beni e servizi, quali cellulari, televisori, computer, abbigliamento e scarpe di marca, biglietti aerei ecc. Il denaro ricavato dai vari reati veniva, quindi, reinvestito in un vero e proprio reticolo di transazioni finanziarie che rendevano più difficile la tracciabilità del denaro, nel tentativo di dissimulare l’origine illecita dei fondi.

Cybercrimini, piattaforme crittografate per nascondere illeciti e il dark web come spazio di organizzazione, sono stati quindi oggetto di numerose riunioni al livello transnazionale. Nel corso della Conferenza operativa di alto livello, che si è svolta il 23 e 24 maggio 2023 presso il quartier generale di Europol – l’Agenzia europea che si occupa di lotta al crimine nei territori degli Stati membri Ue – all’Aia, è emersa la volontà diffusa di procedere a incrementare ogni attività in materia di cooperazione internazionale, di Polizia e anche giudiziaria. Si tratta di un’esigenza che scaturisce proprio dalla marcata dimensione transnazionale dei gruppi di criminalità organizzata che sempre più operano in network criminali “cross border”. Inoltre, dalla relazione della Dia, emerge che i sodalizi “mafia style” si mostrano particolarmente attratti dagli ambienti cyber e rivolti verso la “finanza hi-tech” cogliendo le opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico e digitale, ma anche approfittando delle difficoltà di aggiornare tempestivamente le disposizioni normative dei Paesi in materia.

Il narcotraffico, che risulta ancora uno dei settori più redditizi, potrebbe essere molto agevolato da questi strumenti: “Con il progredire delle conoscenze tecnologiche e informatiche, la rete telematica potrebbe rappresentare – si legge nella relazione – una possibile piattaforma per facilitare i contatti gli scambi finanziari tra broker e fornitori”.

Anche l’ambito del gioco d’azzardo, “gaming e betting”, ha mostrato come le organizzazioni criminali abbiano saputo sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia, ad esempio mediante la costituzione di società fittizie (cosidette“cartiere”) con sede legale in ‘paradisi fiscali’, funzionali ad incrementare i proventi, ma anche a facilitare il riciclaggio di altri capitali illeciti.

La Dia ha instaurato una fitta collaborazione con Europol

Intanto la Dia ha instaurato una fitta collaborazione con Europol che nel suo approccio programmatico ha predisposto il “Progetto del documento di programmazione di Europol 2024-2026”. Al riguardo vengono prese in considerazione le iniziative programmatiche e normative a livello di Unione, tra le quali figura il pacchetto “sullo scambio di informazioni tra polizie, i piani di azione su droghe e traffico di armi”, le proposte in materia di cybercrime e le politiche in materia di crimine finanziario. Anche il Centro europeo contro il cybercrime ha programmato nel 2024 miglioramenti nel supporto operativo e tecnico nel settore delle indagini sulle criptovalute.

Ma l’evoluzione tecnologica non è la sola a mettere in allarme le Autorità

Un approfondimento doveroso si riscontra, infatti, nel capitolo che descrive l’azione di monitoraggio degli appalti pubblici svolta dalla Dia nell’ambito di un complesso sistema di prevenzione che di recente è stato oggetto di un potenziamento adottato proprio in vista dell’immissione di risorse pubbliche connesse al Pnrr. Una grande somma di denaro “iniettata” nel nostro Paese, specie su parecchi lavori pubblici, infatti è un’occasione ghiottissima per le mafie. Nel periodo preso in considerazione dalla relazione semestrale, le richieste di avvio istruttoria antimafia su lavori provenienti dal Pnrr sono state 11.890 a livello nazionale e – sempre stando ai primi sei mesi del 2023 – otto si sono concluse con esito positivo, cioè con l’adozione di provvedimenti interdittivi antimafia.

La composizione geografica di queste istruttorie può rivelarci qualcosa. Ai primi due posti per numero di richieste il Lazio con 3.427 – in Centro Italia sono state in tutto 5.089 – e la Lombardia con 1.158 (al Nord se ne contano 3.435). La Sicilia invece non è state tra le “peggiori”: 835 richieste e secondo posto nel Sud dopo la Campania e prima della Calabria. Non è una caso il dato della Lombardia e del Lazio: la ‘ndrangheta è tra le prime sotto il mirino della Dia. Ha dimostrato di saper intercettare queste tipologie di opportunità e di saperne approfittare. “Nell’attuale fase di ripresa economica, la soglia di attenzione delle Istituzioni tutte – dice la Dia nella relazione – è particolarmente concentrata sul rischio di accaparramento da parte della ‘ndrangheta (e non solo) di fondi pubblici stanziati per il perfezionamento del Pnrr. Particolare attenzione meritano anche i prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano-Cortina del 2026 che, se da un lato costituiscono un’ulteriore occasione di rilancio economico per il territorio, dall’altro rappresentano sicuramente un’attrattiva per le organizzazioni criminali, in particolare sul territorio lombardo, dove è più estesa e preoccupante la presenza delle mafie italiane tradizionali e dove la ‘ndrangheta è presente da anni, tramite numerosi ‘locali’, con accentuato carattere imprenditoriale e con spiccate capacità di intercettare gli ingenti stanziamenti”.

Quindi il grande sacco di contributi dall’Unione europea, non è la sola preoccupazione nell’ambito dei grossi giri economici. Lo sono anche i Giochi olimpici invernali che vedono protagonisti i territori di Milano, Cortina e Belluno per il 2026 – su cui è già alta l’attenzione in fatto di ricezione, turismo e appalti – e il Giubileo del 2025, evento religioso di portata mondiale. Entrambi piatti ricchi nei territori in cui la presenza della ‘ndrangheta è molto forte. “Ulteriore attrattiva per la ‘ndrangheta è costituita dai fondi destinati al Giubileo 2025 – riporta, infatti, all’attenzione la Dia -. Gli ingenti stanziamenti di denaro pubblico previsti per l’Anno Santo rendono concreto il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese, la cui presenza nell’area della Capitale e zone limitrofe è stata confermata anche da recenti operazioni di Polizia che hanno disvelato l’operatività nel Lazio delle cosche Gallico, Molè, Piromalli, Morabito, Alvaro e Nirta-Romeo originarie della provincia di Reggio Calabria e di Mancuso e Bonavita della provincia di Vibo Valentia”.

Lazio e Lombardia sono quindi dei “sorvegliati speciali” al momento ma non gli unici: “Non può escludersi che Cosa nostra e le altre organizzazioni mafiose siciliane possano manifestare interesse per gli investimenti relativi allo stanziamento economico previsto dal Pnrr. In ragione di tale minaccia, va tenuta alta la guardia per scongiurare ogni tentativo di infiltrazione negli appalti pubblici siciliani” ha scritto la Dia nella sua relazione.

Mani mafiose sulle Pa: al meridione (e in Sicilia) l’incubo continua

CATANIA – La relazione semestrale della Dia fa emergere un altro elemento, che tocca direttamente il Sud e, in particolare la Sicilia. “Significativi i segnali dell’inserimento delle consorterie nella gestione degli enti pubblici che altera il buon andamento della Pubblica amministrazione. Al riguardo, non sono mancati, sebbene limitati a precise aree del meridione, anche nel semestre in rassegna i provvedimenti di scioglimento e di proroga per infiltrazione mafiosa di tre Amministrazioni comunali in Sicilia, due in Calabria e in Campania e uno in Puglia, a dimostrazione di come sia ancora il contesto territoriale del Meridione a essere maggiormente permeabile”.

Quindi affari in economia ma anche strategie di “entrismo” e corruzione. Dalla relazione della Dia emerge che il fenomeno di collusioni mafiose negli apparati politico-amministrativi è ancora vivido. E con questo, si spiega anche il perchè dell’aumento registrato di intimidazioni ad alcuni amministratori locali. Palagonia, Castiglione di Sicilia e Mojo Alcantara sono i Comuni che hanno vissuto da vicino il fenomeno: in Sicilia orientale le mani mafiose, spesso, avvolgono le Pa.

Dalla relazione emerge che: “Fenomeno spesso rilevato nel territorio catanese è quello della corruzione che mostra il simbiotico coinvolgimento di amministratori locali, funzionari pubblici e di soggetti contigui alle storiche organizzazioni criminali” riferendosi in particolare a due indagini dei Carabinieri di Catania. La prima è quella del 16 gennaio 2023 che ha fatto emergere le interferenze illecite che un ex politico locale avrebbe esercitato sull’allora amministratore unico di un’azienda a totale partecipazione pubblica; l’altra citata – e conclusasi il 29 aprile 2023 – è quella che ha consentito di scoprire gli illeciti di funzionari pubblici, esponenti della politica regionale, che manipolavano e predefinivano il contenuto di bandi pubblici relativi ad alcuni progetti finanziati dallo Stato, anche in materia di borse di studio: queste ultime frequentemente assegnate a soggetti legati da vincoli di parentela, affinità e amicizia ai promotori di attività illecita.

“Non va sottaciuta, inoltre – continua la Dia – la capacità mafiosa di condizionare gli apparati amministrativi degli Enti locali. Resta infatti alta l’attenzione verso episodi che possano far ipotizzare un’infiltrazione mafiosa negli apparati della Pubblica amministrazione spesso perpetrata attraverso la corruzione di pubblici funzionari che all’uopo fungono da trait d’union tra le compagini criminali e gli Enti pubblici”.

In questo senso, risultano ancora “attivi” nel periodo esaminato parecchi allarmi: il commissariamento di Calatabiano; le indagini su Castiglione di Sicilia dove “la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”; i sospetti su Randazzo, per “verificare l’eventuale sussistenza di collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”; il commissariamento di Palagonia.

Anche sul fronte amministrativo, sono stati disposti dei potenziamenti dalla Prefettura in materia di prevenzione visto che, nel semestre preso in considerazione, il Prefetto di Catania ha emesso nove provvedimenti interdittivi nei confronti di “società per le quali sono stati rilevati elementi sintomatici di un condizionamento mafioso” si legge ancora dalla Dia.

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