Slegare la possibilità di ricevere sostegno e solidarietà dalla Regione dall’esito delle sentenze penali. È la proposta che il gruppo parlamentare del Partito Democratico fa all’Ars presentando un ddl che punta a modificare una legge del 1999, cioè la norma che tratta dei benefici in favore delle vittime della mafia e della criminalità organizzata.
Per i deputati regionali dem è necessario intervenire per far sì che tali previsioni vengano estese anche a coloro che hanno subìto gravi perdite per mano di Cosa Nostra e delle altre mafie, pur non avendo dalla propria una sentenza della giustizia che condanna i colpevoli al pagamento di risarcimenti.
Ddl per i familiari di vittime di mafia, la proposta all’Ars
Il disegno di legge, che è stato presentato il 19 luglio – il giorno della ricorrenza del 33esimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – si compone di due articoli.
La legge che si chiede di integrare con l’aggiunta dell’articolo 5-ter è la numero 20 del 13 settembre 1999. Il ddl, che è stato assegnato per l’esame dei contenuti alle commissioni Affari Istituzionali e Antimafia, è – come prevede la prassi – accompagnato da una relazione che ne illustra i contenuti.
“Con il presente disegno di legge si intendono apportare delle modifiche al fine di evitare disparità di trattamento tra le diverse categorie di familiari delle vittime innocenti della mafia. Il riferimento – si legge nella relazione – è ai familiari di quei caduti, già riconosciuti con apposito provvedimento ministeriale vittime del dovere o innocenti della mafia, in presenza dei presupposti di chiara evidenza per la concessione degli speciali benefici, ivi compresa la matrice criminosa dell’evento, sulla base di informazioni acquisite e delle indagini esperite, rispetto ai quali, tuttavia, i relativi procedimenti penali non si siano conclusi con sentenze definitive di condanna anche al risarcimento dei danni”.
Per il Partito Democratico è fondamentale modificare la legge del 1999, in quanto punta a colmare quella che viene definita una lacuna.
“Questa particolare categoria di familiari, in assenza di apposite sentenze di condanna, non ha avuto la possibilità di ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subìti a causa dell’omicidio dei loro congiunti, a differenza degli altri familiari di vittime della mafia, i cui processi penali si sono invece conclusi con una sentenza di condanna definitiva a carico degli autori dei crimini mafiosi, nonché al risarcimento dei danni causati dalla commissione di questi reati”.
La questione delle deroghe
Il disegno di legge punta, inoltre, “prevede una deroga al divieto di cumulo dei benefici regionali con identiche provvidenze previste da altre pubbliche amministrazioni per gli stessi fatti, per garantire agli stessi una ulteriore e concreta risposta solidaristica”. Un fatto questo che non sarebbe nuovo: “Detta deroga trae origine e fondamento da altre deroghe legislative, già in passato previste al divieto di cumulo dei benefici”, si legge nella relazione in cui si fa riferimento alla misura di intervento per i familiari delle vittime dell’attentato di Nassiriya e dei provvedimenti presi a favore della famiglia di Nino Agostino, il poliziotto ucciso nel 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio, in un agguato mai totalmente chiarito.
I benefici
I benefici che il Pd prevede di poter applicare anche ai parenti di vittime di mafia che non hanno ottenuto la sentenza in cui viene riconosciuto il diritto al risarcimento sono quelli descritti agli articoli 2, 3 e 4 della legge del ’99. Si va dalla concessione di un contributo di 150mila euro al sussidio annuale a favore degli orfani fino al completamento di un corso universitario (non oltre il primo anno fuori corso) e all’assunzione all’interno dell’organigramma della pubblica amministrazione regionale.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

