Così l’ex sindaco di Palermo sulla bocciatura all’Ars del testo di legge che reintroduce l’elezione diretta negli enti intermedi. FdI: “Voto segreto anacronistico, né coraggio né responsabilità da chi ha deciso di affossare la riforma”
PALERMO – La bocciatura a scrutinio segreto del ddl per la elezione diretta di Presidenti di liberi consorzi e di Sindaci delle Città metropolitane ha provocato una ridda di polemiche e messo sotto accusa il governo regionale. Feroci le critiche da parte dei partiti di opposizione.
“La bocciatura del Ddl – ha detto l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando – è la conferma di uno stato di calamità istituzionale, che segue di pochi giorni il maldestro e fallito tentativo di salvataggio e condono di parlamentari regionali ineleggibili. Il Governo Schifani mostra tutta la arroganza e la debolezza di una maggioranza che trova stabilità soltanto nella continua predatoria spartizione di incarichi”.
Dario Safina (Pd): “Stornare 10 milioni all’agricoltura”
Per il deputato regionale trapanese Dario Safina, la bocciatura del ddl sulle Province libera risorse significative: “Questi 10 milioni di euro – suggerisce Safina – potrebbero essere immediatamente dirottati verso settori cruciali come l’agricoltura e il contenimento della crisi idrica che attanaglia la regione”. Il deputato trapanese sottolinea “l’urgenza di una variazione di bilancio da parte del governo regionale per utilizzare immediatamente questi fondi per affrontare le esigenze pressanti dell’agricoltura siciliana, fornendo un sollievo ben necessario a chi lavora la terra”.
Totò Cuffaro (Dc): “Stucchevole sagra delle ipocrisie”
Il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro, parla di sagra delle ipocrisie. “Troppe ridicole verginelle dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza che lamentano la mancata approvazione della legge sulle Province. ‘Excusatio non petita accusatio manifesta’ – dice Cuffaro – almeno abbiano il decoro, se non il buon senso, del silenzio. Chiederemo al Presidente della Regione di riproporre il disegno di legge. La reintroduzione delle Province, presente nel programma di Schifani, è stata votata dai siciliani”.
Tiziano Spada (Pd): “Governo arrogante e miope”
Il Pd accusa di arroganza il governo Schifani. “La bocciatura è frutto di una visione arrogante e miope di un Governo che danneggia i cittadini siciliani – ha detto Tiziano Spada – il Partito Democratico è stato tra i primi a presentare un disegno di legge che introducesse nuovamente l’elezione diretta dei presidenti e dei consigli delle province siciliane. Nel disegno di legge partorito dal Governo Schifani non veniva garantita l’effettiva possibilità di svolgere le elezioni alla luce della mancata abolizione preventiva della “Legge Delrio”.
Quest’ultimo avrebbe dovuto essere un passaggio fondamentale per evitare che la legge sulle province venisse impugnata successivamente. La volontà del Governo Regionale di andare avanti, senza considerare le continue sollecitazioni e le prescrizioni in materia, è risultato essere un atto di arroganza politica che in aula ha avuto esito negativo”. Il leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca chiede le dimissioni del governatore della Sicilia: “è evidente che Schifani non ha più una maggioranza”.
FdI: “Sconfitta della politica e dei cittadini”
Di sconfitta della politica e dei diritti dei cittadini parla invece Luca Sangiorgio di Fratelli d’Italia. “La legge bocciata dall’Ars – continua Sangiorgio – trovava le sue ragioni dalla necessità di restituire ai siciliani il loro diritto di voto scippatogli da una malsana volontà riformatrice che, 12 anni fa, ha cancellato sulla carta le Province ma che nella realtà si è tradotta in una gestione commissariale di Enti provinciali svuotati della loro capacità di rispondere alle esigenze dei territori”. L’auspicio ora è che l’Ars possa ritornare sui propri passi e calendarizzare il prima possibile il voto sulla riforma dell’elezione diretta delle Province”.
Il senatore Salvo Pogliese e il deputato Giampiero Cannella, coordinatori regionali di Fratelli d’Italia per la Sicilia, in una nota congiunta, sottolineano l’esigenza di una riflessione sul voto segreto: “Crediamo ormai sia anacronistico e soprattutto testimonia come chi ha deciso di affossare la riforma non ha avuto neanche il coraggio e la responsabilità di farlo ‘mostrando il volto’ e motivando le ragioni di questa scellerata decisione”.