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La debacle del ddl Consorzi di bonifica apre la guerra Dc-Mpa, Aricò: “Governo solido”

La debacle del ddl Consorzi di bonifica apre la guerra Dc-Mpa, Aricò: “Governo solido”
Sala d’Ercole

L’unica certezza, provvisoria, è che sui consorzi di bonifica il presidente Schifani ha annunciato uno stanziamento di 1,8 milioni di euro.

Tocca ad Alessandro Aricò, assessore ai Trasporti ed alle Infrastrutture del governo Schifani seduto tra i banchi del governo a Sala d’Ercole, difendere la giunta e la maggioranza dopo la debacle di martedì. Una difesa strenua che però non può negare l’evidenza. Aricò accusa l’opposizione di aver esagerato con i toni, “perché forse è facile parlare dal pulpito scagliando responsabilità, che parzialmente ci prendiamo”. L’assessore siciliano di Fratelli d’Italia parla ad un’aula semivuota, in cui è tangibile la conseguenza dell’affossamento di quel disegno di legge sul riordino dei Consorzi di bonifica cui l’Ars aveva lavorato per circa due anni prima di arrivare a Sala d’Ercole e demolirlo al terzo articolo del testo per fuoco amico.

Crisi politica e accuse incrociate in Aula

All’ordine del giorno dell’aula, mentre già al mattino la prima, la terza, la quarta e la quinta commissione lavoravano alla variazione di bilancio, c’erano due disegni di legge che sembrano ormai parte dell’arredamento, utili quando non c’é altro da scrivere e preziosi per essere ancora rinviati: lo stralcio della riforma Enti locali e quello del ddl sulle Aree a burocrazia semplificata. Ismaele La Vardera, in questo momento di smarrimento della maggioranza, conferma l’idea urlata dall’opposizione che Schifani non ha più i numeri per governare. Secondo il fondatore di Controcorrente: “Siamo alla follia. Un aula ancora una volta vuota e senza un’idea politica, credo che siamo arrivati al punto più basso di questa legislatura. Governo e giunta devono fare un passo indietro e andare a casa. Parentele, nepotismi, arresti e indagati sono la prova del fatto che questo governo non ha più i numeri per rimanere alla guida della nostra regione”.

Riforma affondata, aula vuota l’indomani, ordini del giorno rinviati ancora una volta, e l’assessore ai Trasporti chiamato a difendere ciò che rimane respingendo le accuse ed affermando solidità del governo e ricordando risultati della giunta Schifani come la crescita economica, del Pil, il non essere più fanalino di coda del paese. “Purtroppo ci possono essere degli intoppi, non lo dobbiamo nascondere, e ieri – ha poi detto Aricò – probabilmente questo Parlamento ha scritto una brutta pagina di lavori parlamentari; però nell’addebitare la responsabilità probabilmente non siamo chiari con noi stessi e con chi ci ascolta fuori da questo palazzo”. Alessandro Aricò ha ricordato il lavoro che c’é stato dietro la riforma sfidando anche la lettura degli atti davanti la stampa per vedere le posizioni espresse da ogni parlamentare. Era una riforma concordata, doveva andare in porto, secondo teoria.

Fratture nella maggioranza e tensioni interne

“Però, purtroppo la politica non sempre va verso la strada giusta”, dice Aricò definendo irresponsabili i deputati di maggioranza che “pur di fare un danno d’immagine al governo” hanno fatto bocciare un disegno di legge che tutti – secondo l’assessore – all’Ars apprezzavano. “Se fino ad oggi abbiamo portato anche riforme importanti – prosegue Alessandro Aricò a Sala d’Ercole – e testi e disegni di legge importanti come le finanziarie che si sono succedute, e c’é stato un dibattito franco, probabilmente oggi con la stessa franchezza dovremo capire l’intero parlamento cosa voglia fare; poi noi come governo e come maggioranza ci prenderemo la responsabilità”. L’assessore ai Trasporti, esponente di Fratelli d’Italia e ruolo di peso in giunta, sembra lanciare una sfida a parte della maggioranza parlamentare con queste parole, affermando subito dopo che il governo continuerà a lavorare” e che c’é “un governo solido, stabile e che se ne facciano una ragione se nella definizione di ‘governo inutile’ da parte del capogruppo dei Cinque stelle”.

Una risposta agli stracci che sono volati ed alle accuse reciproche di incompetenza, mentre l’assessore era in aula come un bersaglio facile senza deputati di maggioranza e senza altri esponenti del governo regionale al suo fianco. La maggioranza è chiaramente in frantumi, al di là delle affermazioni di Aricò. Alessandro Dagnino all’Economia continua ad essere inviso a molti esponenti di partito che vorrebbero il tecnico emanazione della fiducia personale di Schifani via per un politico sulla stessa poltrona, Elvira Amata al Turismo pare abbia già un piede fuori dall’Assessorato, la Sanità è saldamente in mano ad un altro tecnico ed anche lì il presidente della Regione non consente cambi. Anche le quote dei partiti sono adesso diverse, e pare adesso più di prima che Dc ed Mpa nella stessa maggioranza non stiano bene.

Le reazioni dei partiti e il futuro della riforma

Dalla parte democristiana però è arrivata ieri una chiara dichiarazione di intenti ed una presa di distanze. Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Ars, non ha girato tanto intorno al discorso: “La bocciatura dell’articolo della legge di riforma sui consorzi, che ne ha praticamente pregiudicato il percorso in Aula, si deve alla scelta irresponsabile e incomprensibile di diversi parlamentari della maggioranza che sostiene il governo Schifani, i quali hanno sommato il loro voto a quello delle opposizioni. Tra i promotori di questa scelta, che per un presunto “regolamento di conti” nega certezze e speranze ai lavoratori dei Consorzi, ci sono i colleghi dell’Mpa, corresponsabili della bocciatura del testo. A tutti loro, che in queste ore adducono a mezzo stampa giustificazioni tutt’altro che plausibili e a tratti anche risibili, è utile ricordare – conclude Pace – che proprio l’Mpa è titolare, e da ben tre anni, dell’Assessorato alle Acque. Proprio per tale ragione i ritardi legati alla realizzazione delle reti, e gli sprechi conseguenti, dovrebbero conoscerli bene”.

La guerra interna alla maggioranza è ormai palese, tanto quanto l’impossibilità di navigare in porto la manovra finanziaria prima di settembre. Pace afferma che “la Democrazia Cristiana vuole approvare una riforma, quella dei Consorzi di bonifica, che manca da troppo tempo e restituire certezze ai lavoratori del settore in attesa da anni di una legge che dia corso alla loro stabilizzazione, auspicando che si possa trovare una soluzione prima possibile”. Sulla debacle in aula aveva commentato anche pubblicamente Totò Cuffaro parlando di schizofrenia, cui ha risposto dall’area Mpa – fondatore del progetto politico Grande Sicilia insieme a Lombardo e Lagalla – l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Micciché: “È evidente che l’on. Cuffaro possiede un sistema soprannaturale per scoprire chi, col voto segreto, ha votato sì e chi no. L’unica certezza è che il voto di ieri riflette le tensioni della maggioranza che riguardano tutti i Partiti, le quali non si risolvono dividendo il campo tra buoni e cattivi, ma attraverso un’analisi seria del percorso politico fin qui compiuto e di quello che si intende intraprendere. Non c’è alcuna schizofrenia in quel voto: ci sono segnali politici chiari, che sarebbe un errore sottovalutare”.

L’unica certezza, provvisoria, è che sui consorzi di bonifica il presidente Schifani ha annunciato uno stanziamento di 1,8 milioni di euro per aumentare per il 2025 le giornate lavorative di 573 addetti dei Consorzi, da inserire in manovra finanziaria per recuperare quanto era previsto nel testo della riforma bocciata. “Andremo avanti”, ha assicurato Renato Schifani in merito alla riforma. La maggioranza però è altro capitolo.