Decreto Liquidità tra crisi e mal di burocrazia - QdS

Decreto Liquidità tra crisi e mal di burocrazia

Salvatore Forastieri

Decreto Liquidità tra crisi e mal di burocrazia

mercoledì 15 Aprile 2020

400 miliardi alle imprese: secondo i Consulenti del Lavoro non arriveranno prima di maggio, economia in affanno. Mancanza di semplicità e chiarezza vero malessere congenito della nostra produzione legislativa

ROMA – Lo hanno chiamato Decreto Liquidità perché deve immettere liquidità nella nostra economia. Parliamo dell’ultimo Decreto, ultimo in ordine di tempo, emanato per far fronte alle pesantissime conseguenze economiche della pandemia da Coronavirus, il Decreto Legge n.23 dell’8 aprile 2020.

Attraverso questo decreto sono stati messi in circolazione 400 miliardi di Euro, una somma di denaro che dovrebbe dare un po’ di respiro alle aziende che in questo drammatico momento ne hanno bisogno.
Il problema, tuttavia, è quello di capire quando ed in che modo la liquidità arriverà veramente a destinazione. Quando, cioè, le nostre aziende potranno cominciare ad avere quel tanto che basta per sopravvivere e per riprendere poi il “vecchio” lavoro.

Secondo i Consulenti del Lavoro i soldi non arriveranno prima di maggio, rendendo ancora più insopportabile la sofferenza di molte persone.
In pratica, tutti si chiedono quando l’auspicata liquidità comincerà veramente a dare respiro all’intera economia del Paese e quando, anche grazie agli auspicati interventi economici più consistenti, specialmente dell’Unione Europea, si potrà veramente passare non solo alla “fase due”, ma principalmente alla “fase tre” e “quattro”, nella fase, cioè, che dovrebbe vedere il nostro Paese riprendere, quantomeno, l’assetto economico di prima.

Intanto, non sono pochi gli osservatori che ritengono che tutti i provvedimenti fin qui emanati, sia quelli in materia sanitaria, sia quelli in materia sociale, economica e fiscale, continuano a soffrire di “mal di burocrazia, un malessere congenito nella nostra produzione legislativa e che, in questo periodo, dovrebbe essere invece sconfitto a tutti i costi.

La mancanza di semplicità e di chiarezza si riscontra, per esempio, nelle disposizioni che disciplinano in via straordinaria i sistemi di tutela dei lavoratori, oppure nelle disposizioni contenute nel recente Decreto Liquidità per assicurare alle aziende le somme necessarie per la ripresa delle loro attività.
Ma la si riscontra pure nelle disposizioni di carattere fiscale, disposizioni le quali, se non “regolate” meglio al più presto, non solo generano confusione e malcontento tra i cittadini, ma possono determinare anche un contenzioso tributario che, alla ripresa della “vita” economica ed amministrativa, sarebbe una ulteriore “palla al piede” dell’intera economia del Paese.

Un piccolo esempio è quello che riguarda, in materia tributaria, il differimento di due anni dei termini di decadenza a favore dell’ufficio per eseguire gli accertamenti relativi all’annualità in scadenza, ossia il 2015. Una norma molto criticata e, sicuramente, molto “sbilanciata” in quanto, a fronte dell’unico vero rinvio dei versamenti di soli quattro giorni, diventati trenta con il Decreto Legge 23 dell’8 aprile scorso, l’Amministrazione si poteva avvalere di due anni in più per fare i controlli e notificare l’avviso di accertamento o di rettifica. Durante l’iter parlamentare per la conversione in legge, però, con un emendamento al Decreto 18 del 17 Marzo, tale norma sembrerebbe che la si voglia abrogare. Il problema tuttavia, sta nel fatto che, stante la formulazione della norma originaria e la formulazione dello stesso emendamento, con il consueto modo di legiferare attraverso rinvii e riferimenti ad altre disposizioni legislative, la volontà di abrogare quella noma rischia di “saltare” o, quanto meno, si rischia di creare un contenzioso che probabilmente durerà fino all’ultimo grado di giudizio.

Tornando agli ammortizzatori sociali, le lacune segnalate sono molte. Sembra, infatti, che nel caso in cui un lavoratore si trovi nelle condizioni di potere fruire del Fondo Integrativo Salariale (il Fis), quello destinato principalmente al settore “terziario” con dipendenti da cinque dipendenti in su e quindi estremamente diffuso, contrariamente a quanto accade nel caso di CIG ordinaria o in deroga, o nel Fondo di Solidarietà dell’artigianato, sia esclusa l’erogazione dell’assegno per il nucleo familiare che durante il normale rapporto di lavoro viene attribuito, privando, in questo modo il dipendente di un sostegno che, in moltissimi casi, rappresenta la parte principale del salario.

Sempre in materia di ammortizzatori sociali, pare che le diverse tipologie di aiuti ai lavoratori non solo siano troppe (numericamente), ma anche poco coordinate tra di loro. Addirittura alcune rientrano nella competenza delle Regioni, come la Cig in deroga, altre invece esclusivamente dell’Inps. Sarebbe necessario, invece, un efficace coordinamento tra i diversi “istituti”, sia per semplificare gli adempimenti degli interessati permettendo loro di approcciarsi attraverso una sola piattaforma informatica, sia perché, proprio attraverso l’esistenza di una sola piattaforma, le possibilità di controllo delle diverse posizioni sarebbero più efficaci, snellendo il lavoro ed impedendo abusi.

Ed ancora, sembra che per i Professionisti siano troppi i “paletti” per la concessione degli aiuti da parte delle loro “Casse di Previdenza” e, comunque, pare che non ci sia alcun ammortizzatore sociale per tutti gli altri professionisti non iscritti in nessuna “Cassa”.

Insomma, tanti problemi, quelli riguardanti l’aspetto “lavoro ed ammortizzatori sociali”, legati alla pandemia, problemi ai quali per ora devono far fronte i Consulenti del Lavoro chiamati a gestire, nel migliore dei modi, ma con grosse difficoltà, questa fase molto impegnativa della nostra vita.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017