Decreto Sostegni, partiti i primi 600mila bonifici - QdS

Decreto Sostegni, partiti i primi 600mila bonifici

Salvatore Forastieri

Decreto Sostegni, partiti i primi 600mila bonifici

sabato 10 Aprile 2021

Allo studio ipotesi ampliamento platea dei soggetti con debiti verso l’Erario a cui riconoscere benefici fiscali

Si accende il dibattito politico durante l’iter per la conversione in legge del decreto “Sostegni”. La questione più accesa, anche in sede di audizione in Commissione Finanze del Senato, è quella che riguarda un eventuale ampliamento della platea di soggetti, debitori verso l’Erario per somme iscritte a ruolo a qualunque titolo.

Un ampliamento che potrebbe essere attuato estendendo il periodo interessato da 10 a 15 anni, ossia fino al 2015 (attualmente il periodo va dal 2000 al 2010), nonché attraverso un aumento della soglia di 5.000 euro (portandola a 10.000) per l’applicazione del beneficio, innalzando contemporaneamente il limite di reddito oltre il quale, in base alle vigenti disposizioni, non è possibile la rottamazione, portandolo dagli attuali 30.000 euro ad almeno 40.000 euro. Favorevoli all’estensione sono Forza Italia e Lega. Contrari, non solo gli altri partiti politici, ma anche i sindacati e l’Anci.

I primi (i sindacati), sono contrari, per principio, a qualunque forma di condono. L’Anci, invece, è contraria verso qualunque sanatoria che possa determinare una perdita di gettito per i Comuni, nella considerazione che, sempre secondo l’Associazione del Comuni Italiani, la maggior parte delle somme di modesto importo iscritte a ruolo riguardano tributi comunali, per cui l’eventuale estensione della “rottamazione” resterebbe senza copertura a danno dei servizi pubblici indispensabili di competenza degli enti locali.

Importante, comunque, quanto osservato dalla Corte dei Conti, Sezione Centrale di Controllo sulle Amministrazioni dello Stato, la quale, con delibera n. 7/2011/G, ha messo in evidenza la qualità del “magazzino” di “Riscossione-Agenzia delle Entrate” (l’ex Equitalia), ricordando che la maggior parte delle somme non riscosse sono crediti inesigibili, a causa della morte del debitore, per fallimento oppure per la mancanza di beni aggredibili appartenenti al debitore.

I Magistrati Contabili hanno sottolineato pure che dei circa 170 miliardi di euro di crediti che lo Stato considera “di certa riscossione”, in effetti non se ne riesce ad incassare più dell’ 8% (la media degli ultimi quattro anni), circostanza che dimostra le grosse difficoltà che esistono per recuperare tali somme.

Un fatto obiettivo, quest’ultimo, che potrebbe spingere il Legislatore a “pulire” questo “magazzino” (con il Decreto Sostegni si è riusciti ad annullare solo l’1,8 % delle somme iscritte a ruolo), evitando di costringere l’esattore a svolgere un lavoro che molto spesso è tanto defatigante quanto inutile.

Nel dibattito c’è pure un’altra questione abbastanza importante. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, in occasione dell’audizione del suo Direttore Generale Lapecorella, ha ricordato che l’applicazione del regime forfettario (la così detta “flat tax” per le partite Iva con ricavi o compensi fino a 65.000 euro) ha fatto diminuire la base imponibile Irpef di oltre sette miliardi di Euro. Secondo il Mef, quindi, l’attuale aliquota unica del 15%, peraltro priva della caratteristica della progressività costituzionalmente prevista, potrebbe essere quanto meno aumentata al 23% (allineandola all’aliquota minima dell’Irpef), elevando, nel contempo, i coefficienti di redditività (legati ai codici Ateco), che conducono alla base imponibile per l’applicazione della tassa “piatta”.

Insomma, per il Ministero, nonostante la volontà politica di due anni fà, che addirittura voleva elevare a 100.000 Euro di ricavi o compensi il limite per l’applicazione del regime forfettario, e nonostante la situazione economica attuale che vede tanti cittadini impossibilitati ad eseguire qualunque pagamento, non solo occorre aumentare le tasse, ma, restringendo l’ambito di applicazione del regime forfettario, di fatto determina l’aumento degli adempimenti a carico di numerosi contribuenti.

Inoltre, puntando ad ottenere il via libera della Ue per una proroga di tre anni (fino al 2024), il Ministero propone di estendere l’obbligo anche nei confronti dei “forfettari”, attualmente dispensati.

Ed invece, specialmente in questo periodo, ma anche al fine di aumentare la tax compliance, tanto necessaria per far diminuire l’evasione, occorrerebbe semplificare al massimo gli adempimenti, rendendo quanto più semplice possibile il pagamento dei tributi onde attrarre verso la legalità tanti cittadini oggi scoraggiati principalmente dalle difficoltà di interpretare le norme ed applicare le troppe regole esistenti.

Nel frattempo giunge notizia che l’Agenzia delle Entrate ha iniziato a pagare il “contributo a fondo perduto”, con l’invio di 600.000 bonifici relativi alle istanza ricevute dal 30 marzo al 5 aprile scorso.

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