Alle prossime elezioni amministrative, le liste della Dc cuffariana saranno presenti in diversi Comuni, da Licata a Catania.
Alla fine ha vinto Totò Cuffaro. Almeno per ora. Alle prossime elezioni amministrative siciliane del 28 e 29 maggio la sua lista Democrazia Cristiana sarà presente in sette comuni, compresi Acireale e Aci Sant’Antonio dove inizialmente la commissione elettorale circondariale locale aveva ricusato il simbolo, perché “facilmente confondibile con quello notoriamente usato dal partito Nazionale Democrazia Cristiana”.
La stessa commissione però, davanti al ricorso del partito di Cuffaro, è tornata sui suoi passi ammettendo le due liste. Così ad Acireale la Dc cuffariana sosterrà la candidatura dell’ex sindaco Nino Garozzo insieme a buona parte del centrodestra (Lega, Fratelli d’italia) ma anche di Cateno de Luca con la sua Sud chiama Nord. Mentre ad Aci Sant’Antonio sosterrà Giuseppe Santamaria, attuale vicesindaco, insieme a Forza Italia e centristi.
Nessun’altra commissione elettorale ha avuto da ridire, come sottolineano gli avvocati della Dc di Cuffaro, Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia. Ma la battaglia legale sul simbolo potrebbe non finire qui ed è ormai declinata su scala nazionale.
Democrazia Cristiana, lo scontro sul simbolo
Da mesi, infatti, chi è depositario del vecchio simbolo scudocrociato ha dichiarato battaglia all’ex presidente della Regione siciliana. Nei giorni scorsi Cuffaro è stato anche nominato presidente nazionale della sua Dc in un congresso tenuto a Roma. Stroncato dal deputato Gianfranco Rotondi: “La sua iniziativa usurpa un nome già presente e a buon diritto nella competizione politica”, ha detto ventilando l’ipotesi di finire in tribunale. E ancora, dalle pagine di questo giornale Fabio Desideri, portavoce nazionale e coordinatore politico nazionale del partito, ha spiegato di avere “inviato, formalmente, delle osservazioni al ministro dell’Interno Piantedosi, ai vari Prefetti competenti per territorio, ai presidenti delle Commissioni elettorali circondariali e ai sindaci dei Comuni nei quali avranno luogo le elezioni amministrative”.
“In dette osservazioni – ha affermato Desideri – è stato chiaramente specificato che la titolarità del logo e della denominazione della Democrazia cristiana è nell’esclusivo possesso del partito, in virtù dei pronunciamenti degli organi giurisdizionali competenti, delle norme statutarie che disciplinano il nostro funzionamento, nonché delle leggi vigenti”.
Cuffaro, le liste da Catania a Licata
Evidentemente però queste osservazioni non sono bastate alle commissione elettorali in Sicilia per bandire le liste di Cuffaro che, peraltro, ha già corso con il simbolo Dc sia alle Amministrative di Palermo dell’anno scorso che alle ultime Regionali dove sono stati eletti cinque deputati, sempre in appoggio ai candidati del centrodestra. Cuffaro ha sempre sottolineato di avere “rinunciato allo scudocrociato, optando per la bandiera proprio per evitare polemiche”. La battaglia legale probabilmente proseguirà nelle aule di tribunale, ma il peso politico dell’ex presidente della Regione siciliana, che ha scontato una condanna a sette anni per favoreggiamento a Cosa nostra, continua a crescere.
La sua lista appoggerà a Catania Enzo Trantino, candidato di tutto il centrodestra; a Siracusa l’ex presidente del consiglio comunale Ferdinando Messina, anche qui insieme a Lega, Fratelli d’Italia e altri; a Belpasso, dove il centrodestra va diviso, la Dc sostiene il sindaco uscente e presidente del parco dell’Etna, Carlo Caputo, assieme a Fratelli d’Italia; a Piazza Armerina va in appoggio di Massimo Di Seri insieme a Forza Italia e Sud chiama Nord di Cateno De Luca; infine Licata, dove Cuffaro si gioca una partita importante avendo lanciato il proprio candidato a sindaco, Angelo Iacona (consigliere comunale e assessore uscente), in contrapposizione al resto del centrodestra che ha optato sull’ex primo cittadino Angelo Balsamo.