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Democrazia economica

Marco Vitale

Democrazia economica

mercoledì 04 Maggio 2022

Non si tratta di una battaglia solo per la BPS ma per la democrazia economica

Ci siamo ampiamente soffermati sul Comitato nato per sostenere l’autonomia e l’indipendenza della BPS.
Il Comitato ha ad oggi raccolto oltre 800 adesioni oltre molti giudizi apertamente positivi da parte di personalità, operatori e studiosi del sistema bancario.
L’obiettivo del Comitato è unico, semplice e chiaro: suscitare un dibattito pubblico per rendere la popolazione sempre più consapevole dell’importanza della partita in gioco. Per questo ci ripromettiamo di partecipare a dibattiti in Valle ovunque vi siano gruppi interessati. Personalmente mi auguro che, partendo da questo caso emblematico, si riapra anche un dibattito nazionale sullo stato del sistema bancario che, per le banche minori, comprese le BCC, e per le imprese minori, è pessimo e destinato a peggiorare, senza un riesame serio dell’intera questione.

Nessuna banca popolare ha avuto un addio così vivo e partecipato ed onorevole. Nessuna ha avuto la possibilità di esprimere pubblicamente l’orgoglio della propria storia unitamente a quella del proprio territorio. Sono tutte morte in silenzio, quasi vergognandosi. Ma l’esperienza di altre banche popolari che, all’inizio, hanno espresso analoghi sentimenti ed impegni, ma che poi non hanno resistito all’offensiva del capitale e alla favola delle grandi dimensioni, ci dimostra che queste dichiarazioni di impegni, ancorché pronunciate con convinzione e in buona fede, non sono sufficienti. Bisogna apprestare delle appropriate difese. Perciò il Comitato continuerà la sua battaglia nella convinzione che non si tratta di una battaglia solo per la BPS ma per la democrazia economica nella profonda convinzione che una oligarchia bancaria come quella che si è creata oggi in Italia è inaccettabile per un sistema economico basato sulla vitalità delle imprese piccole e medie. Il 18 gennaio 2016 scrivevo:

“La nostra Costituzione è un grande baluardo per resistere a ulteriori concentrazioni di potere finanziario, per una economia ed una finanza partecipativa dove c’è posto per i grandi e per i piccoli, per un’economia del libero intraprendere ma nel rispetto di diritti sovraordinati, in rapporto a quelli, pur legittimi, della buona finanza; per un’economia, una società, una cultura equilibrate che si oppongano all’uniformità ed omogeneizzazione tecnocratica per le quali solo le grandi dimensioni meritano rispetto.

Ecco perché non perdono occasione per tentare di scardinarla. Questa, e semplicemente questa, è la partita in gioco nel tentativo in atto di omogeneizzare e banalizzare tutte le nostre strutture bancarie, per sottoporle al pensiero unico di chi pensa che le banche popolari, e tutto il credito cooperativo, siano un’anomalia del sistema. Ed in effetti si tratta di un’anomalia rispetto al LORO sistema. Ma il loro sistema è esattamente quello che i padri costituenti non volevano.
E che anche noi continuiamo a non volere, nonostante le battaglie perse.

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