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Depistaggio Borsellino, nuove rivelazioni e retroscena: le indagini continuano

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Depistaggio Borsellino, nuove rivelazioni e retroscena: le indagini continuano

Redazione  |
martedì 09 Gennaio 2024

"Ci sono indagini sull'agenda rossa, come è stato scritto sui media, ma in questo momento ci sono due esigenze conflittuali" dice il pm.

“Ci sono indagini sull’agenda rossa, come è stato scritto sui media, ma in questo momento ci sono due esigenze conflittuali, da un lato mettere a disposizione della Corte il materiale più ampio e dall’altro la segretezza delle indagini”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, nel corso dell’udienza del processo d’appello sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Bonaccorso è stato applicato alla Procura generale per seguire il processo anche in secondo grado.

“Dopo la pubblicazione delle notizie c’è stata una istanza dalla difesa di parte civile al Procuratore per rendere ostensibili gli atti a cui si fa riferimento negli articoli – conclude -. La risposta della Procura è negativa perché sono indagini coperte da segreto. Nelle prossime settimane si potranno rendere ostensibili atti che fanno riferimento a queste notizie. Prossimamente per comprensibili esigenze di riservatezza”.

Salta deposizione pentito Galatolo: in videocollegamento solo Onorato

Salta la deposizione del collaboratore di giustizia Vito Galatolo al processo d’appello in corso davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta. La sua deposizione era stata richiesta nelle scorse udienze dalla Procura generale. Invece è collegato in video il pentito Francesco Onorato, che sarà ascoltato nell’udienza di oggi. Nella scorsa udienza la Corte d’Appello ha riavviato l’istruttoria dibattimentale. Alla sbarra ci sono tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di concorso in calunnia, aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra, per aver spinto l’ex collaboratore Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso sulla strage, autoaccusandosi e indicando come colpevoli altre 7 persone. In primo grado la caduta dell’aggravante mafiosa aveva fatto scattare la prescrizione per Bo e Mattei mentre Ribaudo era stato assolto perché il fatto non costituisce reato.

Nel ricorso d’Appello contro la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale nel luglio di un anno fa, la Procura nissena ha prospettato come necessaria una nuova valutazione delle prove orali “che – hanno scritto i magistrati che hanno impugnato la sentenza – sarebbero state svalutate o non adeguatamente considerate dai giudici di primo grado”. Nella prossima udienza sarà sentito l’ex poliziotto, e oggi avvocato, Gioacchino Genchi.

“C’era un rapporto di vicinanza tra il dottor Arnaldo La Barbera e alcuni esponenti di Cosa Nostra”. E’ l’accusa del collaboratore di giustizia Francesco Onorato, che sta deponendo al processo d’appello. Arnaldo La Barbera era l’ex dirigente della Squadra mobile di Palermo, a capo della squadra investigativa ‘Falcone e Borsellino’ dopo le stragi del ’92. “La prima volta che ho sentito il nome di La Barbera – aggiunge il collaboratore – fu dopo una rapina a Palermo, nei primi anni ’90, quando aveva sparato a un rapinatore della zona Acquasanta uccidendolo. Siccome nelle regole di Cosa Nostra quelli che potevano sparare erano solo loro, Salvatore Biondino, con cui avevo buoni rapporti, mi aveva comunicato che bisognava uccidere Arnaldo La Barbera”.

Onorato: “Dopo omicidio Lima si progettò uccisione La Barbera”

Dopo l’omicidio dell’europarlamentare Salvo Lima, avvenuto nel marzo del 1992, il “picciotto” di Cosa nostra “Salvatore Biondino portò una lista di persone che dovevano essere uccise, e nell’occasione mi disse che si doveva progettare di uccidere anche Arnaldo La Barbera. Io mi recai a studiare l’abitudine e i movimenti di La Barbera all’hotel Perla del Golfo a Cinisi. Lì studiavo le abitudini di La Barbera. Mentre ero alla Perla del Golfo e con Giovanni Ferrante studiavamo come farlo saltare in aria, fu ucciso Borsellino e quel giorno io ero alla Perla del Golfo”. Questo ha detto Francesco Onorato proseguendo la sua deposizione al processo d’appello sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. “L’indomani della strage Borsellino a La Barbera gli rinforzano la scorta che non se ne andava più – ha proseguito – Mentre ero alla Perla del Golfo mi chiamò mio cugino, che era vicedirettore alla Perla del Golfo, e mi avvisò che c’erano andati i carabinieri e gli avevano comunicato che li’ dormiva un mafioso, cioè Onorato. Poi andai latitante e l’omicidio di La Barbera non si fece più”.

Il boss mafioso Riina e i Madonia “tenevano tra le mani La Barbera” ha riferito il pentito Francesco Onorato davanti alla Corte d’appello di Caltanissetta. Parlando dell’incarico che avrebbe avuto da Salvatore Biondino di uccidere l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, ha spiegato che aveva “molto sangue freddo” e che “inquadravo bene le attività criminose da fare”. C’erano dei boss mafiosi che quando “seppero della collaborazione di Vincenzo Scarantino” con i magistrati “ridevano”, “perché accusava uomini d’onore che non c’entravano niente con la strage di via D’Amelio”.

La difesa di Mario Bo, uno dei tre poliziotti imputati nel processo d’appello sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ha depositato intanto una memoria difensiva “con riferimento a prove documentali addotte a prova contraria”. Lo ha annunciato durante l’udienza il Presidente della Corte d’appello Giovambattista Tona. “Si tratta di prove al fine di valutare la rilevanza delle prove documentali”, ha detto l’avvocato Giuseppe Panepinto.

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