Diabete, pesano i costi a carico del cittadino - QdS

Diabete, pesano i costi a carico del cittadino

Maria Francesca Fisichella

Diabete, pesano i costi a carico del cittadino

mercoledì 27 Ottobre 2021

Cittadinanzattiva: l’85% costretto a fare ricorso a proprie spese all’integrazione di quanto garantito dal Ssn. Le altre criticità: scarsa prevenzione e forti differenze regionali

Sul diabete i dati parlano: La Sicilia è tra le regioni d’Italia con gli indici di prevalenza della malattia più elevati e ben al di sopra del dato medio italiano (5,8 per cento).

Lo si rileva dalla seconda indagine di Cittadinanzattiva sul diabete, presentata lo scorso 7 ottobre. Poca prevenzione e forti differenze regionali, costi per terapie a carico del cittadino, assistenza a scuola trascurata, tecnologie e farmaci innovativi ancora poco utilizzati. Ecco il quadro emerso dal report. Eppure l’Onu e l’Oms considerano il diabete una delle tre emergenze sanitarie, accanto a malaria e tubercolosi. Le stime annunciano la crescita sino a 700 milioni nel 2045, e in Italia – secondo i dati più recenti – le persone con diabete sono circa 3,4-4 milioni.

Nel nostro Paese, secondo l’indagine condotta tra il 22 marzo e il 21 giugno 2021 (che ha considerato l’intero arco del 2020, dall’1 gennaio al 31 dicembre) si rilevano forti differenze tra il Nord e il Sud. Calabria (8%), Molise (7,6%) e Sicilia (7,3%) sono le regioni con gli indici di prevalenza della malattia più elevati e ben al di sopra del dato medio italiano, che si attesta al 5,8%. Mentre P.A. di Bolzano (3,4%), P.A. di Trento (4,2%) e Veneto (4,9%) presentano i valori migliori.

Anche il dato relativo alla mortalità, per le regioni del Sud (4,48 per 10.000) e le Isole (4,26), è significativamente più elevato rispetto alle regioni del Centro (2,61) e del Nord (2,20). I dati peggiori arrivano da: Campania (5,53), Sicilia (4,93) e Calabria (4,43), dove si registrano i dati di mortalità per diabete più alti; mentre dalla Lombardia (1,95) e P.A. di Bolzano e di Trento (1,60) giungono quelli più bassi.

I questionari somministrati ai fini dell’indagine utili per le valutazioni di carattere statistico, sono stati 7.096. Di questi, 6.743 sono stati compilati da cittadini, persone con diabete o genitori di bambini o adolescenti con diabete, 353 da professionisti sanitari.

Le Regioni sono tutte rappresentate. La Lombardia (14,5%) si conferma, come già nella prima indagine, la Regione che ha risposto di più, ma un dato su cui riflettere è sicuramente quello di Sardegna (9,4%) e Sicilia (8,9%), le cui percentuali si spiegano, probabilmente, con una serie di disagi segnalati dai cittadini e con realtà associative dei pazienti particolarmente attive.

Altro dato rilevato riguarda il 53,3% degli intervistati, che segnala difficoltà ad ottenere terapie e/o dispositivi che il proprio specialista considera utili per la gestione della patologia. In particolare, ben il 93,3% segnala limiti nella prescrizione di strisce reattive, riconducibili a tutte le Regioni, ma con marcate differenze tra regioni per quanto riguarda il tetto previsto per le differenti tipologie di pazienti. Un esempio: pazienti con diabete di tipo 1 segnalano variazioni tra le 25 strisce mensili della Sicilia e le 250 di Abruzzo, Molise e Toscana, dove si arriva a garantirne 300 per i pazienti al di sotto dei 18 anni.

E si giunge ai costi: l’86,5% di quanti hanno risposto al questionario segnala di dover fare ricorso a proprie spese all’integrazione di quanto garantito dal SSN.

La spesa privata riguarda prevalentemente strisce reattive, lancette pungidito, gel glucosio convertito (segnalazioni da Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Lazio), cerotti e sensori per il monitoraggio continuo della glicemia (segnalazioni da Sardegna, Sicilia, Calabria, Campania, Umbria, Marche, Basilicata), ed esami di laboratorio e visite specialistiche effettuate privatamente (segnalazioni da Abruzzo, Molise, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna). Il 12,9% segnala una spesa di 100 euro l’anno, il 39,3% tra 300 e 500 euro per anno, il 24,8% tra 600 e 1.000 euro per anno, il 19,9% di 1.500 euro per anno, con punte sino a 3.000 euro per anno (3,1%).

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