Diabete, poca prevenzione, differenze regionali e costi per cittadini - QdS

Diabete, poca prevenzione, differenze regionali e costi per cittadini

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Diabete, poca prevenzione, differenze regionali e costi per cittadini

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giovedì 07 Ottobre 2021

Presentata la II Indagine di Cittadinanzattiva, evidenziate forti differenze tra Nord e Sud, dove si muore di più per diabete. La Sicilia sopra la media nazionale col 7%

Il 40% dei cittadini con diabete segnala la sospensione delle visite specialistiche anche per un anno a causa della pandemia, il 53% non è inserito in un percorso diagnostico terapeutico e assistenziale (PDTA) specifico, oltre l’86% paga di tasca propria sensori e dispositivi di ultima generazione per il monitoraggio della patologia o per eseguire visite ed esami.

Soltanto nel 6% delle scuole è prevista l`assistenza
infermieristica, oltre il 13% delle famiglie reputa inadeguato il menù servito
nelle mense scolastiche rispetto alle esigenze dietetiche dei piccoli pazienti
e quasi la metà rinuncia ad utilizzarle. Ci sono forti differenze tra Nord e
Sud del Paese
, ci si ammala di più se si appartiene a fasce di popolazione
più disagiate, meno se si risiede in una regione del Nord, come Trentino e
Veneto che registrano il numero minore di persone con diabete. La mortalità
è più elevata al Sud.

Sono alcuni dei dati
della II Indagine civica sul diabete “Disuguaglianze, territorio,
prevenzione, un percorso ancora lungo”, presentata oggi da
Cittadinanzattiva con il contributo non condizionato di Medtronic Italia.

Chi sono e quanti sono i malati di diabete in Italia?

L’indagine fa riferimento a 7.096 questionari completati
(6.743 da cittadini, persone con diabete o genitori di bambini o adolescenti
con diabete, 353 da professionisti sanitari).

Il 78% di chi ha risposto è affetto da diabete di tipo 2, il
18% da diabete di tipo 1, lo 0,3% da diabete gestazionale, il 2,5% da altre
forme.

In Italia le persone con diabete sono circa 3,4-4 milioni,
quasi il 6% della popolazione. Si stima anche che 1-1,5 milioni di persone non
sappia di avere il diabete e che altri 4 milioni siano a rischio di sviluppare
la malattia.

In quale regione prevale il diabete in italia?  la Sicilia al secondo posto

Le regioni con più elevata prevalenza di diabete sono la
Calabria (8%), il Molise e la Sicilia (oltre il 7%) rispetto alla media
italiana del 5,8%, mentre P.A. di Bolzano (3%), P.A. di Trento (4%) e Veneto
(circa il 5%) presentano i valori migliori.

Si muore di diabete? La risposta è si. in Sicilia valori alti rispetto ad altre regioni

Mortalità: per le regioni del Sud (4,48 per 10.000) e le Isole (4,26) è
significativamente più elevata rispetto alle regioni del Centro (2,61) e del
Nord (2,20).

In Campania (5,53), Sicilia (4,93) e Calabria (4,43) i
dati di mortalità per diabete più alti, in Lombardia (1,95) e P.A. di Bolzano e
di Trento (1,60) quelli più bassi. Ancora oggi in Italia muoiono ogni anno più
di 20.000 persone a causa del diabete.

Centri specialisti del diabete, sono utili e facili da raggiungere?

Quasi la metà delle persone con diabete è in cura presso un
centro specialistico dedicato solo al diabete, il 28% presso un reparto
ospedaliero che si occupa anche di diabete, ma tre su quattro sono costretti a
fare da raccordo fra i servizi di cure, infatti solo il 6% segnala l`esistenza
di procedure formalizzate di coordinamento tra diabetologi e altri specialisti
e medici di medicina generale o pediatri di libera scelta.

Chi è inserito in un PDTA ne dà una valutazione positiva
(64%), perché lo percepisce come una maggiore attenzione del servizio sanitario
verso la persona con diabete (65%), dispone di più informazioni (43%), apprezza
la maggiore organizzazione e continuità della presa in carico (73%), ha un
maggior controllo della malattia (52%), nota un accesso più semplice a
dispositivi e tecnologie per l’autocontrollo della glicemia (7%).

In crescita la prenotazione di visite ed esami di controllo
direttamente dal centro o ambulatorio presso il quale si è in cura (73%),
mentre se ne occupa il cittadino attraverso il CUP regionale quasi nel 20% dei
casi o il CUP dell’Azienda sanitaria (6%).

La quasi totalità dei Centri diabetologici è aperta sei
giorni a settimana per 38/40 ore, con apertura in alcune giornate anche nel
pomeriggio oltre le 17,00.

Quanto alla distanza dal luogo di residenza o di lavoro, le
risposte oscillano tra i 3-5 km e i 100 km.

Gli strumenti de diabete, chi paga e quanto si spende ogni anno?

L`86% degli intervistati segnala di pagare privatamente strisce
reattive, lancette pungidito, gel glucosio convertito, cerotti e sensori per il
monitoraggio della glicemia
, perché non prescritti o forniti in numero
insufficiente, o in ritardo, ed esami di laboratorio e visite specialistiche.

Circa il 13% segnala una spesa di 100 euro l’anno, il 33% di
300 euro, il 6% di 450 euro, il 7% di 1.000 euro, il 19% di 1.500 euro, con
punte sino a 3.000 euro.

La spesa di maggior rilievo riguarda i sensori e i
dispositivi per il monitoraggio in continuo della glicemia. Il 13% paga un
ticket per i farmaci (da 1 a 2 euro per confezione), il 4% paga una differenza
per ottenere il farmaco di marca anziché quello equivalente.

Il lockdown ha bloccato i servizi dei centri, il conto dei danni

Più della metà degli intervistati ha segnalato sospensioni
dei servizi offerti da Centri o servizi diabetologici, per l’intero periodo del
lockdown (6%) e da 6 mesi (13%) a un anno (13%).

Il 46% dichiara aver utilizzato un Centro una sola volta nel
2020, il 28% si è recato invece presso un reparto ospedaliero che si occupa
anche di diabete. Più accessibili gli ambulatori delle ASL (il 12% ha ottenuto
da 3 a 5 appuntamenti).

Sospensioni delle visite diabetologiche nel 40% dei casi, per
periodi che variano da 4 mesi ad un anno: in due casi su tre l’interruzione si
è protratta da 6 a 9 mesi. In un terzo dei casi si segnala l’attivazione di
controlli a distanza nelle fasi più dure della pandemia (tramite telefono, chat
di messaggistica, collegamento web o piattaforme di telemedicina). Per il 58%
dei pazienti queste modalità proseguono ancora oggi.

I limiti della prescrizioni di strisce reattive, la situazione in Sicilia

L’altra metà degli intervistati segnala difficoltà ad
ottenere terapie e/o dispositivi utili per la gestione della patologia. Il 90%
degli intervistati segnala limiti nella prescrizione di strisce reattive, con
marcate differenze tra Regione e Regione per quanto riguarda il tetto previsto
per le differenti tipologie di pazienti: per i cittadini con diabete di tipo 1
si va dalle 25 strisce mensili garantite in Sicilia alle 250 di Abruzzo, Molise
e Toscana, dove si arriva a garantirne 300 per i pazienti al di sotto dei 18
anni.

Anche i pazienti con diabete di tipo 2 in terapia
insulinica basale segnalano limiti mensili di 25 strisce
nelle Marche, in
Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Veneto, Trentino-Alto Adige.

Oltre il 53% utilizza software specifici per la gestione del
diabete (+20% rispetto all’indagine precedente), ma solo il 28% utilizza i
sensori per il monitoraggio continuo e il 10,7% dichiara di utilizzare
microinfusori insulinici con sensore.

Queste tecnologie pur essendo a carico del SSN in tutte le Regioni, prevedono molte limitazioni.

Insulina e farmaci orali si confermano le terapie più diffuse
tra gli intervistati, prescritti nel 73% dei casi con piano terapeutico (il cui
rinnovo è segnalato come burocratico, frammentato e con troppe autorizzazioni
dal 20% degli intervistati). Poco prescritti ancora i farmaci appartenenti alle
classi più innovative e, soprattutto, con grandi differenze da Regione a
Regione.

I pazienti con diabete, niente attività fisica e poco informati

Oltre la metà degli intervistati dichiara di non svolgere
alcuna attività fisica con regolarità (era circa il 43% nell’indagine
precedente). Più della metà di quanti non svolgono attività fisica con
regolarità si concentra nella fascia di età tra 20 e 39 anni (14%) e tra 40 e
64 anni (42%).

Ha partecipato a corsi di formazione sulla gestione della
terapia solo uno su cinque degli intervistati, su argomenti come
l’autocontrollo della glicemia (83%), l’utilizzo dei nuovi dispositivi (circa
il 71%), l’alimentazione (20%), la conta dei carboidrati (18%) e l’attività
fisica (16%).

i genitori si fanno carico d tutto, a scuola e nelle asl poca
assistenza ai figli col diabete

I genitori sono circa il 16% del totale dei partecipanti
all`indagine: la maggior parte deve farsi carico della misurazione della
glicemia e della somministrazione di insulina a scuola. Oltre la metà segnala
la mancanza di formazione del personale scolastico, o che le informazioni sulla
gestione delle ipoglicemie (72% dei casi) spesso sono fornite dagli stessi
genitori. L’assistenza infermieristica per la somministrazione di insulina è
presente solo nel 6% delle scuole.

Per il 13% dei genitori la mensa scolastica è inadeguata per
la gestione della patologia, mentre uno su tre sceglie di non usufruirne. Solo
il 15% ha partecipato ad iniziative di informazione/formazione o eventi per la
promozione dell’attività fisica a fini di prevenzione.

Riferisce di aver ricevuto sostegno psicologico il 24% delle
famiglie, in gran parte ad opera delle associazioni dei pazienti (63%), per il
19% attraverso i centri diabetologici o altre strutture delle ASL, e per il 17%
ricorrendo a proprie spese ad uno psicologo privato.

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