Diego Maradona, uffa che barba! - QdS

Diego Maradona, uffa che barba!

Carlo Alberto Tregua

Diego Maradona, uffa che barba!

sabato 28 Novembre 2020

Mercoledì
è morto Diego Armando Maradona, uno fra milioni di persone decedute in quello
stesso giorno, nel più perfetto anonimato, perché comuni o anche eccellenti, ma
non note al pubblico come il suddetto. Ora, che un pedatore – come usava definire
il calciatore il compianto Nicolò Carosio – passi a miglior vita può dispiacere
sul piano umano, ma che i giornalisti, in tutti i mezzi di comunicazione, lo
osannino, portandolo ai vertici dei cieli, così interpretando il senso
popolare, è cosa disdicevole perché vengono esaltati i meriti calciofili che
hanno una grande audience ma ambiti ameni e culturali ben modesti. Importa poco
che il suddetto calciatore era amico intimo di Fidel Castro o che in qualche
occasione abbia abbracciato l’attuale Papa. Importa di più che le sue imprese
sui campi verdi abbiano esaltato migliaia e migliaia di persone, ma dal punto
di vista esclusivamente umorale e istintivo non già da quello mentale. È triste
assistere a queste forme di isterismi che esaltano la materialità piuttosto che
la spiritualità.

Riteniamo
che quanto scriviamo non sia commestibile per la maggior parte delle persone,
perché siamo di fronte aduna sorta di follia collettiva priva di riflessione e
di valori. Ma non possiamo farci niente. Quando si scrive, non necessariamente
bisogna pensare a chi lo scritto possa piacere o meno. Resta agli atti ed al
giudizio dei posteri. Comprendiamo che essersi dedicati a questo decesso possa
essere un modo per fuorviare l’attenzione della gente dai veri e gravi problemi
che affliggono l’umanità, in particolare il nostro Paese e, ancor di più, il Mezzogiorno.

Del
resto, non è una novità: anche i Romani predicavano panem et circenses. Distraiamo
il popolo dalle questioni vere parlando alla sua pancia e agli istinti più
carnali, facendo passare in secondo piano, invece, le questioni importanti di
interesse generale, che così vanno nell’oblìo e quindi accantonate, e non affrontate
da chi abbia responsabilità di guidare le Istituzioni che lo governano. Si
tratta di questioni di fondo che bisogna avere sempre in prima evidenza anziché
opacizzarle con il delirio collettivo.  Ogni
giorno muoiono milioni di bambini, ma di questo si parla poco. Invece, tutti a
parlare di Maradona come fosse una persona straordinaria, esempio per tanti,
portatore e diffusore di valori e di insegnamenti. Il predetto era certamente
un eccellente calciatore come ve ne sono stati altri a cominciare da Pelé,
Falcao, Puskàs, Di Stefano. E come tanti altri atleti di altre discipline
sportive che hanno onorato con le loro prestazioni le nazioni di appartenza.
Per esempio, la “Freccia del Sud”, Pietro Mennea. Quando è morto, non ci sono stati
questi osanna. Ognuno può piangere per chi vuole, ma che televisioni e mezzi di
stampa portino all’attenzione pubblica le lacrime di un quisque de populo che piange
per Maradona è inaudito. Qui non si critica il sentimento dell’individuo, bensì
la mania di pubblicizzare fatti privati, come la morte di una persona, seppur
nota, come un evento che abbisogna di essere sottolineato e portato sugli
altari.

Ma
Maradona non era un santo. Piuttosto un furbacchione che la Natura aveva dotato
di grandi requisiti fisici e forze mentali, utilizzati sul prato verde dei
campi di calcio. Non crediamo che in Cina, in Norvegia, negli Stati Uniti o in
Arabia Saudita, qualcuno si sia preoccupato di sottolineare le doti del
pedatore. La morte dello stesso è stata certamente un fatto di cronaca che ha
destato emozione nel popolo napoletano, ma non crediamo più di tanto del popolo
italiano, almeno in quella parte di esso, la maggioranza, dotata di buon senso,
che non dimentica i problemi che in atto lo stanno affliggendo. Spingere sulla
comunicazione in modo squilibrato è un cattivo servizio, non in linea con l’articolo
21 della Costituzione, che prevede il diritto all’informazione, ma non il
diritto all’eccesso di informazione. Non sappiamo se l’Ordine nazionale dei
Giornalisti vorrà intervenire, non già con sanzioni, ma con una ammonizione di
ordine etico che preveda equilibrio e senso della realtà. Lo auguriamo.

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